Leone Controre si mangio Edberg

Leone Controre si mangio Edberg Una grande sorpresa agli Us Open méntre Lendl si salva a stento da Chesnokov Leone Controre si mangio Edberg Jimbo nei quarti di finale a 37 anni Lo svedese schiacciato in soli tre set NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Per fare un campione non basta la classe, ci vuole anche il temperamento più un pizzico di cattiveria e furbizia. E' questa la differenza fra Ivan Lendl e Stefan Edberg, protagonisti nel bene e nel male della più movimentata serata degli Us Open. Lendl, in una giornata storta, è riuscito a battere in 5 set (3 ore e 45') il sorprendente sovietico Andrei Chesnokov che, risolto nel segno della perestrojka il problema dei premi vinti, ha ritrovato la voglia di giocare. Edberg, incappato nell stessa giornata negativa, non ha saputo reagire ed ha lasciato via libera in tre soli set all'incredulo Jimmy Connors. Edberg ha perso senza il minimo tentativo di lotta in un'ora e 42' racimolando solo cinque giochi. Il sesto che figura nel punteggio glielo ha regalato l'arbitro Ings che, dopo avere ammonito Connors per proteste, lo ha penalizzato di un «quindici» al cambio di campo quando Jimmy gli ha tirato addosso una pallina. Poi lo ha punito di un gioco quando Connors ha continuato ad insultarlo mentre asciugava la racchetta all'inizio del secondo set. Alla ripresa del gioco Connors, favorito dai continui errori del rivale, è arrivato alla più sorprendente delle affermazioni fra il delirio della folla. Se Edberg è andato incontro alla sconfìtta come di fronte ad un fatto ineluttabile, Lendl non si è mai arreso. Furente, rabbioso, con la gente che tifava per il giocatore meno pronosticato, con un fastidioso freddo vento trasversale, Lendl ha sa puto reagire con umiltà ma an che con un pizzico di furbizia, poco corretta sul piano sportivo. E' avvenuto quando ha prò piziato il giudizio degli arbitri, .succubi del suo carisma e della sua personalità, sulla decisiva palla-break del quinto set e sul match point, due passanti del sovietico che erano parsi a molti spettatori più che buoni e che Lendl ha fatto considerare out, la prima volta partendo deciso per il cambio di campo e la se conda correndo a stringere la mano all'ingenuo e corretto avversario, incapace di accennare la minima protesta se non negli spogliatoi quando affermava deciso: «Sul match point sono sicuro che il mio colpo era buono». Troppo-tardi. Lendl al termine del terzo set sembrava sull'orlo del kappaò ma, cambiata la maglietta, partiva alla rimonta, approfittava di un calo di tenuta del rivale e non esitava ad ottenere il punto del quarto gioco consecutivo con una volle in tuffo, quelle del repertorio di Becker, inimmaginabile in un giocatore come lui. Era la dimostrazione che non voleva perdere, e ci riusciva. Onore al carattere di Lendl, ma non certo al suo gioco se si considera che nei cinque set ha commesso la cifra record di ben 73 errori diretti contro i 42 del rivale. Peccato di sufficienza, troppo golf per distendersi fra un match e l'altro? Difficile rispondere ma, dopo aver rischiato grosso, Lendl è sempre in rampa dilancio per puntare al successo finale o arrivare almeno a eguagliare il record di Bill Tilden, otto anni di seguito finalista agli US Open dal 1918 al 1925. Prossimo avversario di Lendl sarà Tim Mayotte che anche sul cemento ha inflitto a Chang la stessa lezione di Wimbledon. Mayotte per la prima volta sta giocando bene sul cemento ma i precedenti dicono che con Lendl ha perso 13 volte su 13. Connors è nei quarti a 37 anni, ma non è un record: l'australiano Rosewall aveva raggiunto lo stesso traguardo a 39 anni nel 1974. Prossimo avversario il giovane Agassi che ha vinto facilmente la sfida col connazionale Jim Grabb. Per il vecchio Jimbo l'occasione di riscattare la sconfitta subita nell'unica sfida diretta proprio qui agli Us Open. Ma Jimmy è già soddisfatto: «Dopo Wimbledon ho riposato 10 settimane eppure sto giocando molto bene. Alternando gli impegni al riposo, potrei continuare a giocare ancora per due o tre anni». Rino Cacioppo Jimmy Connors. A 37 anni nei quarti di Flushing Meadow ma non è un record: Rosewall ci arrivò a 39

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