«Sono contrario all'aborto» di Bruno Ghibaudi

«Sono contrario all'aborto» Intervista al ministro della Sanità: facciamo conoscere i sistemi contraccettivi De Lorenzo: lo accetto per motivi terapeutici ROMA. «Sui fatti della Mangiagalli non ho sollecitato indagini aggiuntive. Sulla denuncia delle cinque ostetriche una commissione ha già fatto gli approfondimenti necessari e mi pare che siano emerse motivazioni più che convincenti per giustificare l'aborto terapeutico. Mi sembra pertanto opportuno astenermi dall'entrare nel merito di un problema che attiene all'autonomia della Mangiagalli». Per Franco De Lorenzo, ministro della Sanità, la vicenda della clinica milanese è indubbiamente spinosa. L'aborto è un problema scottante per più di un motivo. Il suo predecessore, Donat-Cattin, aveva rimproverato ad Andreotti di aver ceduto ad un laico un ministero che deve vigilare anche su questa delicata materia. L'opinione pubblica si domanda quale sarà l'atteggiamento di un ministro liberale. Il nostro non è un partito di abortisti — precisa De Lorenzo —. Siamo contro l'aborto, però rispettiamo la determinazione della donna, che — non dimentichiamolo — vive sempre in maniera drammatica questa decisione. Come uomo, prima ancora che come ministro e come medico, sono contro l'aborto perché lo ritengo un'azione altamente contraria allo spirito della vita. Ma sono favorevole alla contraccezione. Ritengo tuttavia che in certi casi, quelli previsti dalla legge 194, l'aborto sia inevitabile. Oggi la scienza ci permette di fare controlli preventivi per evitare che nascano bambini portatori di danni genetici e di gravi handicap. In questi casi l'aborto è necessario, indispensabile tanto sotto l'aspetto scientifico quanto sotto quello sanitario, insomma un atto dovuto. E quando vi si ricorre per limitare le nascite? Questo è un dramma, che dev'essere superato con la prevenzione e con l'informazione sanitaria. E l'aborto come contraccettivo di alcuni mesi dopo? Questo modo di servirsene è l'opposto di quello che il legislatore desiderava. Bisogna impedire che si ricorra all'aborto come al contraccettivo dell'ultima spiaggia. Per una società civile sarebbe il fallimento. E' vero che in Italia gli aborti sono diminuiti? Per fortuna sì. Nella relazione che trasmetterò al Parlamento si dimostra che dall'82 ad oggi l'aborto nelle strutture pubbliche è diminuito di circa il 25%, mentre quello clandestino si è ridotto di quasi il 13%. La diminuzione appare più marcata soprattutto dove c'è un consultorio, dove ci sono strutture sanitarie che funzionano e che svolgono un'efficace azione di formazione sanitaria. In pratica, come utilizza l'aborto la donna italiana? Con molta disinformazione. Circa il 70% delle donne che abortiscono ha fra i 25 e i 35 anni, con un numero di figli pari mediamente a 1,3-1,4. Ciò significa che i metodi contraccettivi sono ancora poco noti: nella maggior parte dei casi si ricorre al metodo meno affidabile, e cioè al coito interrotto. La donna non conosce neppure il periodo di fertilità all'interno del ciclo: se lo conoscesse sarebbe più attenta ad evitare la gravidanza. Colpa solo della donna, della coppia, del cittadino? Tutt'altro. Le insufficienze dello Stato sono più d'una. C'è una legge sull'aborto ma non c'è una cultura sanitaria adeguata. Non possiamo colpevolizzare il cittadino senza fare un mea culpa come responsabili delle istituzioni. Come pensa di operare per sanare questa frattura? Bisogna creare le condizioni perché questo 70% di donne che vivono una vita di coppia e con esigenze economiche e sociali che vanno rispettate, non arrivi alla decisione di abortire. Bisogna cioè avviare al più presto una campagna mirata, sfruttando tutti i momenti in cui la donna viene a contatto con le strutture pubbliche per informarla sui metodi per evitare le gravidanze indesiderate: in quello del matrimonio e durante il puerperio, per esempio. Bisogna favorire i contatti della donna con il personale dei consultori, senza apettare che sia la donna a sollecitarli: quando lo fa, di solito è perché ha già deciso di abortire. Sono previste iniziative anche verso i medici? Dobbiamo migliorare il rapporto fra medico e paziente e fra paziente e strutture sanitarie, umanizzandoli molto di più. Anche il medico generico, nel contatto con i suoi assistiti, deve attivarsi e parlare di questi problemi. Bruno Ghibaudi «Sono contrario all'aborto»

Persone citate: Andreotti, De Lorenzo, Donat-cattin, Franco De Lorenzo, Mangiagalli

Luoghi citati: Italia, Roma