Sud Africa, voto oggi sul 2000 di Renata Pisu

Sud Africa, voto oggi sul 2000 Elezioni per bianchi, meticci e indiani, mentre scioperano 25 milioni di negri Sud Africa, voto oggi sul 2000 De Klerk: tratteremo ma non diverremo oppressi JOHANNESBURG DAL NOSTRO INVIATO Ormai siamo alla fase conclusiva di quelle che qui vengono chiamate elezioni generali anche se interessano soltanto due milioni di adulti bianchi su di una popolazione di oltre trenta milioni di persone e una bassissima percentuale di «colorati» e indiani: si prevede infatti che la maggioranza di questi cittadini di serie B diserterà le urne. Coloro che non hanno il diritto di votare, e cioè 25 milioni di negri, oggi, nelle principali città, si sono astenuti dal lavoro nelle fabbriche e negli uffici, mentre le scuole e le università parzialmente integrate sono tornate all'improvviso per soli bianchi data l'assenza massiccia degli studenti negri. Nonostante lo spauracchio agitato da Frederick de Klerk che ha paventato un fallimento delle elezioni in seguito al succedersi delle manifestazioni popolari di protesta, la campagna elettorale si è svolta in un clima di relativa calma se si fa il paragone con le elezioni municipali dell'ottobre dell'anno scorso, quando anche i negri erano stati chiamati alle urne per eleggere i loro consigli amministrativi. Scarsa è tuttavia la partecipazione dell'elettorato bianco ai comizi dei suoi tre principali partiti, forse per il timore di creare degli assembramenti che potrebbero essere facile bersaglio della protesta nera: ieri se¬ ra, per esempio, al comizio di chiusura del Partito nazionalista tenuto dal presidente de Klerk a Johannesburg, erano presenti poco più di seicento persone, contestate da un corteo pacifico dei sindacati negri, il Cosatu. In una sala semi-vuota, de Klerk ha detto: «Noi non vogliamo diventare una minoranza oppressa». Oppressi per ora non lo sono, ma quelle poche persone radunate nel centro della Johannesburg nera dovevano sentirsi di certo «minoranza assediata». E ha ribadito la volontà di cambiare del suo partito, al governo da quarant'anni, senza peraltro essere in grado di stabilire un programma preciso di riforme. La vittoria del partito nazionalista è comunque scontata. «Non ci saranno grandi sorprese all'apertura delle urne — ha dichiarato Lucas Nel, segretario generale del partito nazionale di Pretoria —, le vere novità scaturiranno subito dopo le elezioni, quando apriremo i negoziati con i legittimi rappresentanti dei negri per giungere a un nuovo assetto del nostro Paese. Le assicuro che sentirà parlare presto di Mandela, sarà una delle personalità che intendiamo portare al tavolo del prenegoziato». Tanta sicurezza nella vittoria elettorale da parte del partito di governo deriva anche dal fatto che un'alta percentuale di elettori, specie in zone dove il voto è sempre stato prevalentemen¬ te a favore del partito nazionale, si è già recata alle urne che sono aperte da oltre tre settimane. La misura del voto anticipato è stata introdotta in questa tornata elettorale sia per motivi di sicurezza sia per evitare un astensionismo da pigrizia, malattia o avverse condizioni atmosferiche che danneggerebbe tutti i partiti ma soprattutto quello di maggioranza assoluta. In questo modo i bianchi che non votano non hanno scuse e chi rinuncia a esercitare il proprio diritto elettorale corre il rischio di essere classificato tra quella minoranza di bianchi che, concordi con la maggioranza dei negri, contestano la legittimità del governo e di queste elezioni. Così, alla vigilia del voto, più che sui pronostici elettorali, l'attenzione è proiettata sul futuro immediato, sulla fase dei prenegoziati e dei negoziati che de Klerk ha promesso di aprire al più presto possibile. A questo proposito Lucas Nel dice: «Noi chiediamo un mandato di cinque anni per cambiare il Sud Africa. Saranno anni molto duri ma ci riusciremo principalmente avviando colloqui e negoziati con le forze che finora non hanno avuto nessuna voce nella gestione del potere». In termini molto meno ottimisti si è espresso invece il Professor Gary van Sladen, dell'Istituto del Sud Africa per gli Affari Internazionali: «Ci vorranno dagli otto ai dieci anni prima che si riesca a concordare un tavolo per il pre-negoziato. Saranno anni difficili per il nostro Paese perché è prevedibile una escalation della violenza, gli scenari possibili sono tanti, la soluzione finale una sola, cioè la partecipazione al potere dei negri su base egualitaria. Ma sono anni che varrà la pena di vivere qui». Il professor van Staden è molto scettico sulle nuove prospettive di politica internazionale del Sud Africa: «Non ci possono essere cambiamenti sostanziali di politica estera, né nell'atteggiamento che Usa e Europa assumeranno nei nostri confronti, fino a quando non si saranno sistemate le questioni interne. Dichiarazioni di buona volontà non bastano a modificare l'immagine del Sud Africa all'estero e quindi ad attenuare le sanzioni e la pressione internazionale». La consultazione elettorale che è ormai giunta alla conclusione e sui cui risultati non si hanno grossi dubbi, si chiude comunque con un grosso punto interrogativo. Non ci si chiede più se deve esserci la grande svolta, ma quando avrà luogo. La massa dei non elettori dalla pelle nera ha oggi più fretta che mai, dieci anni sono troppo lunghi, cinque anche se si pensa che questi sono i termini previsti non per una soluzione ma per avviare un soddisfacente negoziato. Renata Pisu

Persone citate: De Klerk, Frederick De Klerk, Professor Gary, Staden

Luoghi citati: Europa, Mandela, Pretoria, Sud Africa, Usa