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«Assassinata dall'amante» Napoli, il cadavere in una valigia «Assassinata dall'amante» NAPOLI. Nessuno, domenica pomeriggio, ha notato la grossa valigia di cuoio marrone abbandonata tra due auto in sosta in via Marechiaro, uno degli angoli più suggestivi della collina di Posillipo. Nessuno tranne una donna che passeggiava con i figli e che appena ha notato un rivolo di sangue che colava attraverso la cerniera ha dato l'allarme. Quando la valigia è stata aperta più d'un agente ha distolto lo sguardo per il disgusto: il cadavere di una donna nuda era avvolto in un lenzuolo, ripiegato su se stesso; le mani legate dietro la schiena, la bocca chiusa da un cerotto, il corpo pieno di minuscoli tagli e vistose lividure. La vittima si chiamava Silvana Antinozzi, 38 anni. Ex impiegata comunale, figlia di un professore di liceo, sposata con un ricercatore universitario e madre di una ragazza di 17 anni, aveva abbandonato lavoro e famiglia a causa dell'eroina che la stava lentamente distruggendo. E' stata massacrata nel suo appartamento, un monolocale alle spalle di piazza Guglielmo Pepe. Polizia e carabinieri hanno trovato un coltello a lama sottile poggiato su un materasso inzuppato di sangue. Ovunque nella camera segni di colluttazione. Secondo il medico legale, quattro coltellate vibrate con forza le hanno spaccato il cuore e il fegato. «Ma la sua agonia è stata lunga e terribile: prima di finirla l'assassino si è accanito su di lei, tagliuzzandola e mordendola». Scartata l'ipotesi di un «avvertimento» mafioso polizia e carabinieri indagano tra le persone che Silvana frequentava. I sospetti più consistenti gravano su un giovane napoletano che da mesi aveva una relazione con la donna, e che da due giorni è irreperibile. Si tratta di Andrea Maria Ria, 33 anni, schizofrenico. «Non ha precedenti penali, né ci risulta che faccia uso di droghe — spiegano i carabinieri che lo cercano —, eppure abbiamo buoni motivi per ritenere che sia l'assassino. Probabilmente ha agito in preda a un raptus». [f. mil.]