La sciagura a Cuba: 125 morti

La sciagura a Cuba: 125 morti Altra vacanza tragica per gli italiani nei Caraibi, aereo cade subito dopo il decollo La sciagura a Cuba: 125 morti Ullyushin precipita su un quartiere dell'Avana: 112 le vittime italiane, in prevalenza del Nord Un solo superstite, ma in gravi condizioni. Morti anche fra gli abitanti delle case distrutte nello schianto L'AVANA. Poveri corpi distrutti, irriconoscibili, vestiti bruciati, brandelli di passaporti, giocattoli, piccoli souvenirs delle vacanze fra lamiere, polvere e mattoni. E' quel che resta del volo charter 9046 L'Avana-Colonia-Milano, un Ilyushin 62 M di fabbricazione sovietica pieno di turisti italiani precipitato sulle case di un sobborgo della capitale cubana dopo un decollo folle e tragico. Pochi minuti per morire dopo otto giorni di vacanza nei Caraibi a un milione e settecentomila lire. Le vittime italiane sono centododici, quelle cubane tredici (gli undici membri dell'equipaggio e due passeggeri), ma ieri sera fonti ufficiose, riprese dai giornali locali, parlavano anche di cinque morti fra gli abitanti delle case distrutte dall'aereo. In un ospedale dell'Avana c'è l'unico sopravvissuto alla tragedia. E' un uomo senza volto, senza parola, tenuto in vita dal prodigarsi dei medici e da una speranza che si fa sempre più piccola con il passar delle ore. E' un italiano che dimostra 3538 anni, non ha ancora un nome. Alle 6 di domenica sera (mezzanotte in Italia) sull'aeroporto José Marti dell'Avana si scatena un temporale: forte vento, bufera d'acqua, fulmini. Sulla pista c'è un charter in attesa dell'okay per il decollo. E' un aereo che appartiene alla compagnia di bandiera cubana. A bordo 126 persone, 113 turisti italiani che avevano affidato le loro vacanze a quattro agenzie: «Zodiaco Constellation», «Italturist», «Ventana» e «Visitando il mondo». Sono abbronzati, allegri, l'arrivo alla Malpensa è previsto per le 13,30 di lunedì, dopo uno scalo tecnico a Colonia. Il decollo avviene un po' in ritardo, l'aereo si stacca dalla pista alle diciannove e cinque minuti, ma non riesce a portare a termine i) decollo. Improvvisamente perde quota e precipita un chilometro dopo la testata della pista sul quartiere di Boyeros, nella zona tra Arroyo Naranyo e Calabazar, sobborghi che stanno a circa diciotto chilometri dall'Avana. L'impatto è terribile, 1*11 yushin trancia una linea elet trica (particolare sul quale più tardi si dimostra scettico Tarn basciatore italiano), distrugge diciannove case, si disintegra in un inferno di fuoco. Un testimone parìa di «esplosione in volo», ma la tesi trova poco ereditò fra gli esperti della commissione d'inchiesta diretta dal generale Rogelio Acevedo, presidente dell istituto cubano per l'aviazione civile. Agli occhi dei primi soccorritori si presenta «uno scenario da apocalisse», come racconta un funzionario di polizia. Pezzi d'aereo disseminati in un raggio di un paio di chilometri, i passeggeri sono poveri resti bruciati, fra le macerie delle case le grida dei feriti. Con voce incrinata dall'emozione Carlo Civiletti, da otto mesi ambasciatore italiano a Cuba, dice: «Ho visto scene indescrivibili, preferisco non raccontarle. Dare un nome a quelle salme, se così si possono chiamare, sarà un'impresa difficilissima». Arriva Fidel Castro, con lui 10 scrittore colombiano Gabriel Garcia Màrquez. Il presidente cubano incontra Civiletti e assicura che il governo farà tutto 11 possibile per collaborare con i rappresentanti italiani per il rimpatrio delle vittime, poi va negli ospedali a trovare gli abitanti di Boyeros rimasti feriti: sono più di sessanta. Il traffico aereo viene sospeso, i voli in arrivo dirottati sullo scalo di Varadero, a 145 chilometri dall'Avana. Le cause. Scatta l'inchiesta, gli esperti non si sbilanciano. «Non ne escludiamo nessuna», dicono. Le ipotesi si accavallano: tragedia causata dal maltempo (una tromba d'aria), errore del pilota, esplosione in aria per un guasto ai motori. La prima agenzia. In Italia arriva alle 3,24; con il passare delle ore giungono i drammatici dati della sciagura, ma nessuna certezza sui nomi delle vittime. Per tutto il giorno un alternarsi di dolore, speranze, illusioni: a Torino, Milano, Genova, Palermo, Firenze, Modena, Bologna. Arrivano liste di passeggeri, ma sono sbagliate, il numero della Farnesina è sempre occupato, il lavoro più complicato e triste spetta a polizia e carabinieri. Le conferme, terribili, solo in serata. Fra le vittime Gigliola Lo Cascio, deputato del pei di Palermo, il marito Giacomo Galante, ex giornalista e ora amministratore delegato di un grande consorzio edile, i figli Lavinia e Giuliano, 13 e 8 anni. Su quell'aereo c'era anche il figlio dello scrittore Paolo Volponi. Roberto, 27 anni, era studente di Filosofia a Milano. La tragedia ha attraversato l'Italia da Nord a Sud. I morti lombardi sono quarantaquattro, i piemontesi ventuno, sedi- ci gli emiliani, otto i toscani. Facevano gli operai, i commercianti, insegnavano a scuola. Molti giovani, molti sposi, bambini. Diciotto le vittime torinesi: nove vivevano in città, gli altri in centri della cintura. In maggioranza si trattava di coppie ai sposi: Roberto e Silvia Benatti festeggiavano il primo anniversario di matrimonio; Raffaele e Sonia Lotrecchio erano al primo viaggio dopo sette anni di vita insieme. Distrutta una famiglia di San Mauro, padre, madre, la figlia di 15 anni. Nella cronaca del dramma anche il ricordo di un'altra tragedia che ritorna insistente, lunga ombra sulla stagione delle vacanze. La sciagura di Cuba richiama l'analogo incidente avvenuto a febbraio nelle isole Azzorre: 144 moni. Anche allora un charter, anche allora il sogno dei Caraibi, anche allora 137 italiani che non sono più tornati, [r. cri.] L'aereo precipitato in un sobborgo dell'Avana, i soccorritori stanno recuperando i resti delle vittime