Trent'anni dopo, il Torino di Gian Paolo Ormezzano

Trent'anni dopo, il Torino In serie B i granata esordiscono in casa dopo uno 0-0: fti così anche nel '59 t' Trent'anni dopo, il Torino Novelli si consola: «F come tornare giovani» TORINO. Il 27 aprile 1959 il Torino, tornato al Filadelfia dopo la prima annata stabile al Comunale, coincisa con la retrocessione, giocò la sua prima partita interna in serie B. Reduce dallo 0 a 0 di San Benedetto del Tronto, la squadra granata schierò, contro il Cagliari, Soldan Scesa Cancian Bearzot Lancioni Bonifaci Crippa Mazzero Virgili Moschino Ferrini. Fu un 5 a 0 con due reti di Moschino, due di Virgili ed una di Ferrini. C'erano 22.000 spettatori, la squadra giocava in bianco (allora il cambio di maglia, in caso di problemi cromatici, era per chi ospitava). Fu una festa d'amore. Scrisse su La Stampa Vittorio Pozzo: «A più di una persona, che alle emozioni del gioco del calcio ha fatto il callo, si inumidì il ciglio». Dopo trent'anni ci risiamo. Quanti oggi al Comunale, ancora dopo uno 0 a 0 d'avvio? Difficile rispondere, il Torino è pieno di misteri, drammatici e lieti. La squadra che Borsano ha rifatto con l'applauso dei tecnici e dei tifosi (lo ha detto anche la campagna abbonamenti) oggi giocherà in granata, l'Ancona cambierà le sue maglie rosse. Più o meno, la partita è vissuta dagli innamorati del Toro come una occasione per una specie di censimento. Contando sotto la pioggia probabile, si arriverà oltre i 22.000 di allora? In attesa di sapere se, celebriamo il ritomo con alcune voci importanti. Abbiamo voluto cercare cosa c'è ancora di Toro dentro gente torinese che conta. Maria Magnani Noya, sindaco: «Dopo il momento del dispiacere, arriva quello dell'augurio caldo. Io non sono competente di calcio per un pronostico, ma sento il ritorno del Torino in A. Mi piace far notare che, a parte qualche frangia sciocca, tutta Torino ha patito la retrocessione. Un fatto positivo per compattare la città». Diego Novelli, ex sindaco: «Dopo un anno e più di assenza volevo tornare allo stadio, per il mio Toro, in questa occasione di nuova misura degli affetti, di un amore. Non posso, ho un impegno da deputato a Torre Pellice, con il presidente della Repubblica. Sarà per la prossima partita. Sono in debito, lo riconosco. Trent'anni fa soffrii la serie B del Torino da cronista, tornare allo stadio per lo stesso campionato è un modo di ringiovanire». Giorgio Cardetti, ex sindaco: «E' stata una prova triste, la discesa. Ora ci sarà la risalita. Non ho visto razionalmente nella retrocessione un'onta alla città, ma emotivamente qualcosa di simile c'è stato, specie con Milano trionfante». Giovanni Porcellana, ex prosindaco: «Andrò allo stadio, e da tifoso. Ho patito la retrocessione. Malinconia, tanta. £ continuo a cercare il Torino negli elenchi della A. Mi dà fastidio, 10 ammetto, dover andare alle partite della Juventus, per vedere il calcio più celebre». Mario Gerbi, ex presidente: «Per un po' ancora non vado allo stadio. Ho provato amarezze, pochi mi hanno confortato. La mia donna di servizio mi ha addirittura maltrattato, per via del Torino. Nessun dubbio sulla promozione». Aldo Grasso, docente di scienza delle comunicazioni, granatologo: «Ci sono squadre che devono fare i conti con il destino, squadre che devono fare i conti con il consiglio di amministrazione. Le prime, come 11 Toro, si scelgono i tifosi, per risonanze misteriose. Le seconde sono scelte dai tifosi. Il Toro dal destino tragico — ma la tragedia significa anche catarsi, immortalità — è al «solo chi ca¬ de può risorgere». Ma sappiano le altre squadre, quelle dei consigli di amministrazione, che il loro calcio, che io definisco berlusconiano, è finito il 24 giugno 1937, come rivela Borges in un suo racconto su uno stadio fatiscente: da allora, le loro partite si giocano in studio, per garantire il cosiddetto spettacolo». Infine Claudio Gorlier, intesista, americanista, juventinista di fama: «Non è possibile che il Torino stia in B: dunque, auguri e simpatia per la squadra, nonostante Pascetti che non mi piace. Non credo che, se la Juventus fosse in B, i tifosi granata sarebbero gentili con noi come noi con loro, ma tant'è. A proposito: noi bianconeri non ci siamo goduti la loro retrocessione, perché se Sparta piange Messene non ride, ci vuole violenza di successi per avere violenza di sentimenti». Gian Paolo Ormezzano In seriTreNovTORINO. Torino, tornpo la primComunaletrocessionpartita intce dallo 0 del Trontoschierò, cdan ScesLancioni Bzero VirgFu un 5 a schino, duFerrini. Ctori, la squco (allora caso di prper chi osd'amore. Vittorio Ppersona, cgioco del csi inumidìDopo tQuanti ogArrivanBolEMa

Luoghi citati: Filadelfia, Milano, San Benedetto Del Tronto, Torino, Torre Pellice