E se rivedessimo Maradona a Torino?

E se rivedessimo Maradona a Torino? OLI INTOCCABILI E se rivedessimo Maradona a Torino? Maradona è un virus, maradonite la malattia. Il virus, ci informano gli scienziati che s'interessano del caso, si insedia nelle cellule cerebrali creando scompensi psicologici di vario genere, per fortuna non irreversibili. Il vaccino non è ancora pronto, ci vorranno dei mesi prima che finisca sul mercato. Fino a quel momento i «pazienti» non sapranno come difendersi dalla maradonite che si propaga con celerità da un continente all'altro. Nel lungo elenco di coloro che darebbero qualcosa di proprio per avere il vaccino, figuriamo anche noi giornalisti, a brevissima distanza dai grandi malati: i tifosi del Napoli innanzi tutto, poi Ferlaino e Grondona, rispettivamente presidente della squadra partenopea e della federazione argentina. Nel nostro piccolo, Diego ci ha costretti venerdì sera a riscrivere pezzo e titolo della sua falsa partenza quattro volte in due ore. Pensiamo che ci sia abbastanza materiale per comporre una sceneggiata: il business è garantito. Se poi la realtà fosse già farsa, cioè realtà accomodata fra gli interpreti, beh, allora dovremmo segnalare Maradona & Company alla giuria del Donatello. Diego che minaccia di abbandonare il pallone non è credibile in base a un disegno raziocinante. Per quali occulti motivi, ci chiediamo, Maradona dovrebbe arrivare a un gesto così drastico e rifiutare guadagni miliardari? E' più credibile Diego quando fa capire che ha chiuso con lo stress da Napoli e da calcio italiano. Nel suo futuro figurano il campionato francese o quello svizzero. Robetta rispetto al nostro, soprattutto sul piano ambientale. Oppure, e siamo alla seconda ipotesi, c'è mi ruolo da nobile del pallone, in Giappone più che Arabia. Dio mio, come ci tocca rimpiangere Platini, con la sua bravura e la sua spocchia. Intanto il Napoli, che fu durissimo e intransigente i i ribelli dello scorso mag¬ mi duris coni gio, non sarà da meno con l'argentino. Gli avvenimenti dell ultimo mese hanno armato il braccio di Feriamo il quale s'è già rivolto al tribunale e può sbattere la porta in faccia a Maradona col consenso della piazza. Colpito da maradonite acuta è pure Grondona, il numero uno del calcio argentino. A suo tempo chiese la sede di Napoli per la Nazionale del suo Paese: «Grazie a Diego, avremo tutti i tifosi di quella città dalla nostra parte». L'atteggiamento di Maradona ha cambiato le carte in tavola. Per questo motivo non ci stupiremmo se Grondona optasse per una sede diversa da quella di Napoli. Magari Torino che è vicinissima a Milano dove i biancocelesti disputeranno la gara inaugurale di Italia 90. Questa vicenda non avrà dei vincitori. In misura varia ne usciremo tutti sconfitti, con i tifosi del Napoli e non solo del Napoli in primissima posizione. Per il calcio, che non vanta una legislazione adeguata al caso, è una lezione durissima. Servirà? Lo sapremo nella prossima riunione della Fifa, la federazione internazionale del pallone. Sotto l'aspetto tecnico i capricci del fuoriclasse sudamericano condizionano terribilmente le prospettive della squadra partenopea che già sta facendo a meno di Careca e Alemao, impegnati con la Selecao. Come calciatore Maradona è unico. Averlo o non averlo fa differeza, eccome. Bebeto, Futre, Hagi e Francescoli, i suoi pubblicizzati sostituti, lo valgono solo a metà. Paradossalmente il campionato è in mano agli stranieri, a quelli che sono alle prese con infortuni (Van Basten e Gullit), e a quelli che sono impegnati nelle eliminatorie mondiali. Come il laziale Sosa, i genoani Perdomo e Paz, il fiorentino Dunga. Se il campionato non sarà un mostro di regolarità, siano lodati coloro che hanno voluto due squadre in più nella massima serie. Filippo Grassia ria |

Luoghi citati: Giappone, Italia, Milano, Napoli, Torino