Il Sud Africa vota sui fantasmi di Renata Pisu

Il Sud Africa vota sui fantasmi Tra rigurgiti di repressione e venti di cambiamento elezioni-chiave per l'apartheid Il Sud Africa vota sui fantasmi La minoranza bianca decide il futuro dei negri JOHANNESBURG DAL NOSTRO INVIATO, Per le strade di una città che fino a una decina di anni fa era off-limits per i neri ma che oggi, sabato pomeriggio, è affollata da famiglie nere in giro per compere, i cartelloni di propaganda elettorale con enormi foto di facce di candidati bianchi appaiono come piovute giù da un altro pianeta. «Votate le vostre speranze, non le vostre paure», è lo slogan del Partito democratico che si dichiara decisamente contro l'apartheid e quindi è a sinistra. ((Avanti dritti, a destra e a sinistra non ci sono vie d'uscita», sostiene invece la propaganda del Partito Nazionalista, al governo da quarant'anni ma che negli ultimi tempi si è avviato lungo la strada delle riforme. «Soltanto noi garantiamo la sopravvivenza bianca», afferma il Partito conservatore. Quali siano le paure e le speranze, o la voglia di andare a destra o a sinistra della stragrande maggioranza della popolazione sudafricana, 26 milioni di persone, i neri, sembrerebbe una questione del tutto irrilevante ai fini delle elezioni del 6 settembre perché tanto i neri non votano, votano soltanto i 5 milioni della tribù bianca. Tuttavia tutti sanno, anche se pochi osano dirlo apertamente, che i veri protagonisti di questa consultazione elettorale sono i neri e il loro futuro politico. Lo decideranno i bianchi? La maggioranza nera ovviamente lo nega e sostiene che il sistema parlamentare sudafricano è antidemocratico e illegittimo, quindi considera fuori legge queste elezioni e riconosce come promotrici di un vero cambiamento soltanto le forze extraparlamentari. E quale sia il loro impatto lo si è visto ieri a Città del Capo, nelle Università e nelle scuole di Johannesburg, sugli autobus e nelle scuole di Pretoria, a-Durban. Ci sarebbe di che mandare all'aria qualsiasi elezione, o da mettersi almeno una mano sulla coscienza, se non fosse che qui chi ha il diritto di voto si ritiene abitante di un Paese diverso da quello do ve, chissà perché, succedono di queste stupidaggini, come una signora Afrikaner, parlando con me, ha definito le manifestazioni di ieri. Se però si rimane nella logica del sistema imposto dalla mi noranza bianca che in Sud Afri ca da sempre detiene il potere, non si può fare a meno di rico noscere che si tratta di elezioni di capitale importanza: per la prima volta infatti i bianchi sono chiamati alle urne per affrontare la questione di fondo di questo Paese e cioè il rappor to tra le diverse razze che lo abitano. Tre settimane di campagna elettorale bianca hanno messo in luce che ci sono soltanto due alternative: chiudere gli occhi davanti al futuro, oppure negoziare un nuovo patto sociale con i leader legittimi della maggioranza oppressa. E' così che le elezioni del 6 settembre han no assunto un carattere di referendum e poco importa se vi saranno spostamenti di voti. Infatti nonostante si preveda un relativo successo del Partito democratico, che nell'attuale Parlamento ha 19 seggi, e si paventi un'avanzata del Partito conservatore che ne conta 21, il vero protagonista di queste elezioni, quello cioè che sottopone a referendum la propria politica, è il Partito nazionalista — 123 seggi — da sempre al potere ma che negli ultimi tempi è stato scosso in maniera improvvisa e anche drammatica dal vento del cambiamento. All'interno de Klerk ha rivificato il programma di riforme che era stato avviato e poi abbandonato dal suo predessore Botha. Oggi de Klerk; sia pure con qualche cautela, sembra intenzionato ad affrontare la questione che davvero è quella fondamentale e cioè l'esclusione dei neri dal governo. Per riuscirci deve però convincere l'elettorato bianco, a affrontare i veri problemi: la sicurezza interna, la crisi economica, l'isolamento internazionale. Grandi problemi per gente piccola mi ha detto un avvocato indiano alludendo in particolare al'elettorato Afrikaner chiuso nella propria secolare bigotteria. Alle elezioni del 6 settembre sono interessati anche indiani e colorati, chiamati a votare per le loro rispettive piccole Camere che contano poco o nulla. Tornando ai bianchi resta ad ogni modo da vedere se il Partito Nazionalista riuscirà a mantenere la maggioranza assoluta. Potrebbe anche esserci un forte spostamento a sinistra, verso il Partito Democratico che rappresenta la comunità anglofona tradizionalmente più illuminata, e quindi la necessità di formare una coalizione. D'altra parte non è nemmeno esclusa una affermazione del Partito Conservatore, apertamente razzista, ma è assai improbabile una sua partecipazione al governo. Sarebbe la guerra civile, mi dice un militante del Movimento Democratico di Massa. Tra le grandi paure della tribù bianca c'è proprio questa della guerra civile, del massacro, della cacciata via dall'Africa. E tra le grandi speranze? In questo Paese che sta vivendo un'epoca di crisi e si spera di transizione, è difficile enuclearle: un uomo, un voto potrebbe essere la speranza comune di bianchi e neri. Ma allora il potere sarebbe in mano ai neri e soltanto a loro e questa non è la grande speranza di nessun bianco, per quanto illuminato possa essere. Ad ogni modo i bianchi più illuminati una speranza ce l'hanno e cioè che queste siano le ultime elezioni riservate soltanto ai bianchi. In questo caso de Klerk potrebbe essere l'ultimo Presidente bianco del Sud Africa, il che non sarebbe un male, per la maggioranza, anzi sarebbe un bene. Ma se si terranno ancora elezioni segregate allora sarà davvero il caos. Renata Pisu La polizia, con gli idranti, disperde la manifestazione del Movimento democratico nel centro di Città del Capo

Persone citate: Botha

Luoghi citati: Africa, Città Del Capo, Pretoria, Sud Africa