Hong Kong, Pechino spazza le illusioni

Hong Kong, Pechino spazza le illusioni CBNA La colonia affonda tra l'indifferenza inglese: e arriva il colera nei campi dei boat people Hong Kong, Pechino spazza le illusioni «Gli abitanti non avranno mai uno status speciale» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Hong Kong vive ore tristi, ansiose. Tutto va male nella colonia, già depressa dagli eventi degli ultimi mesi, dal timore di naufragare fra l'aggressività di Pechino e l'indifferenza di Londra. E' una pioggia di cattive notizie. La Cina pronuncia parole minacciose. Il dramma dei 55 mila pròfughi vietnamiti è esasperato da malattie e violenze. I turisti evitano la città. La Borsa vacilla. Il «paradiso dell'Oriente» è un tormentato purgatorio, afflitto sempre più da un'oscura paranoia. Si sente tradito dall'Inghilterra, concupito dalla Cina, alla mercè dei boat people. Le dichiarazioni cinesi sono gravi. Disperdono le speranze di chi, come il governo britannico, s'illudeva che Pechino volesse attenuare le paure accese dai massacri di giugno e dalle successive, brutali repressioni. La leadership cinese ha invece annunciato: 1) Appena l'Inghilterra lascerà Hong Kong, nel luglio 1997, Pechino invierà nella ex colonia reparti dell'esercito. 2) Il primo ministro Li Peng ha già deciso che gli abitanti di Hong Kong non avranno mai lo status di «cittadini speciali». 3) La Costituzione cinese avrà «sempre» la precedenza sulla Basic Law, la legge fondamentale, su cui Londra e Pechino stanno ancora negoziando. Le tre «precisazioni» divulgate tramite il China Daily, il giornale di Pechino in lingua inglese, sono state accolte a Londra con «amarezza»: anche perché presentate con duro, sprezzante linguaggio. Un articolo accusa i funzionari britannici di «irresponsabilità», per aver creato a Hong Kong illusioni pericolose, per aver «minato la fiducia». A differenza di quanto afferma l'Inghilterra, Pechino non intende rinunciare al diritto di piazzare una propria guarnigione: «La presenza di truppe è una questione di principio che non tollera compromessi». Gli esperti commentano: «Il China Daily conferma che i futuri padroni di Hong Kong hanno già determinato di ridurre al minimo l'autonomia dei suoi abitanti». Insieme con queste notizie, quelle sui profughi vietnamiti. Ve ne sono oltre 55 mila, dei quali 30 mila arrivati quest'anno. 5600 sono tenuti in condizioni primitive (senza un tetto, senza elettricità, senza rifornimenti d'acqua fresca) sull'isola di Tai Ah Chau, minacciata ora dal colera. Undici sono i malati, più diciotto casi sospetti. Per evitare un'epidemia, 4000 di questi profughi saranno trasportati su un'altra isola. Ieri, frattanto, la tensione a Sek Kong, un campo nell'interno, è esplosa con furia sanguinaria. E' bastata una scintilla, una lite durante una partita di pallavolo, 200 dei 7000 rifugiati sono insorti contro le guardie. Bilancio: un morto, 11 feriti. Disordini erano già esplosi a Sek Kong in luglio: e il rappresentante delle Nazioni Unite aveva criticato la polizia per la sua «brutalità». Il governo di Londra e l'amministrazione di Hong Kong non sanno più come affrontare le molte crisi — umane, logistiche, diplomatiche — create dall'arrivo di 120130 vietnamiti al giorno. Li sottopongono adesso a severi interrogatori, nel tentativo di stabilire chi sia veramente un profugo politico e chi «economico»: e c'è chi, deluso, è già tornato in Vietnam. Ma i boat people continuano ad arrivare. Famiglie disperate si spingono fino al Giappone e alle Filippine. Mario arìeilo

Persone citate: Chau