Martelli: questa CI mi ha deluso

Martelli: questa CI mi ha deluso I giudizi del leader socialista su de, Meeting, comunisti e manovra economica del governo Martelli: questa CI mi ha deluso «Troppe chiassate, manca il dialogo nel quale credevo» ROMA. Tutto è bene miei che finisce bene, ha scritto l'«Avantil» dopo il Consiglio nazionale de. Dunque, onorevole Martelli, siete soddisfatti. Sì, siamo soddisfatti innanzitutto perché sembra che non ci saranno, in seguito a un processo di dissociazione della de, le temute ripercussioni sul governo. Inoltre sembra consolidarsi, nella de, una tendenza a interpretare in modo meno conflittuale il rapporto con i socialisti. Su questo punto non c'è che da registrare un progresso e non soltanto da parte di esponenti di quella che è indicata come la maggioranza, sia pure avvolta da unanimità. Lo stesso Ciriaco De Mita mi è parso più cauto del passato. Quindi, la previsione che a questo governo sarebbe stata resa la vita difficile da parte della sinistra de le sembra superata? Io sono tra quelli che fecero questa previsione. ,Non pensavo solo alla sinistra de, ma anche a una certa dissociazione da parte repubblicana. La situazione, adesso, appare effettivamente meno inquietante. Della de ho detto e, in casa repubblicana, le ultime dichiarazioni del segretario profilano, più che il rilancio di uno schieramento trasversale che guardava alla sinistra de e al pei, una riconsiderazione del valore di una politica di amicizia e di collaborazione tra laici e socia- listi per oggi è per domani. E' inutile negare che questa è musica per le nostre orecchie. Lei ritiene che il demitismo sia morto? E, prima ancora, che cos'è stato per lei il demitismo? Una cosa abbastanza complicata e velleitaria. Demonizzava l'acquiescenza a Craxi e ha consentito proprio a Craxi di governare quattro anni questo Paese. Propugnava la laicizzazione della de e stringeva solidarietà con gli epigoni del laicismo degli Anni 40 e 50. Ha riscoperto il neo-centrismo per poi rilanciare in modo intermittente patti con il pei. Agitava la questione morale anche all'interno della de per poi inciampare nell'Irpiniagate. Insomma, un insieme di paradossi, per di più non sorretti da una cultura politica moderna. E di tutto questo si può parlare definitivamente al passato? Penso proprio di sì. Del resto non sono solo, vista l'inquietudine che emerge nella stessa sinistra de. E che giudizio dà sull'evoluzione di Comunione e liberazione? Tra i socialisti, sono quello che per primo ha avviato un dialogo con loro. Il dialogo ha importanza quando si riconosce il valore dell'estremità opposta. E da questo talvolta può nascere qualche cosa di nuovo. Mi ha però molto raffreddato vedere che, il giorno dopo un dibattito televisivo con Roberto Formigoni sull'aborto, interamente volto a evitare il sorgere di muraglie di incomprensione, CI ha dato il via a un'incredibile chiassata alla Mangiagalli. Così come un conto è rompere il monopolio statale sull'educazione (che esiste solo in Italia) — si tratta di un'azione liberale —, un altro conto è voler passare subito all'incasso per qualche finanziamento in più alle scuole confessionali esistenti. Insomma, un conto era Rocco Buttiglione, un altro conto è Vittorio Sbardella. Pensa sia stata un'iniziativa felice quella del ministro De Michelis di scegliere come sua prima missione all'estero una visita in Libia? L'iniziativa era pienamente giustificata dall'evoluzione della politica libica registrata da tutti gli osservatori internazionali e dal dato di fatto che si assistè a una vigorosa ripresa di affari in Libia da parte di Paesi come Stati Uniti o Gran Bretagna. Quanto ai dettagli protocollari e ai risultati della visita, aspetto di sentire cosa dirà il ministro degli Esteri al suo ritorno. Per quanto attiene alla manovra economica, ci dobbiamo aspettare tagli alla spesa oppure un'altra stangata fiscale? Applico (e suggerisco) come regola quella di evitare stillicidi di anticipazioni, vociferazioni e velleitarismi. Si pensa a una manovra consistente e equilibrata sul fronte delle entrate e su quello delle spese, che sia anche una manovra unica, senza ripetere, cioè, l'errore di fare una finanziaria leggera aggiungendole poi pesanti leggi di accompagnamento. Così si può anche partire veloci e poi ci si infossa e il varo della finanziaria finisce per durare un anno intero. Sulle spese sociali c'è poco da tagliare. Si possono, semmai, introdurre riforme che in prospettiva modifichino i meccanismi di spesa. Penso, per esempio, alla separazione tra ospedali e Usi in campo sanitario. Nella scuola occorre assorbire l'eredità del governo precedente, che impone l'immissione in ruolo di 70 mila precari. Sui trasporti è curioso rilevare come i sindacati sembrano ancora reclamare la politica dell'alta velocità con tutti i suoi costi. Per fortuna il commissario si oppone. E per le entrate? Occorrerà certamente un adeguamento delle tariffe, ferme da troppo tempo. Ma lo sforzo massimo deve essere quello di una lotta seria all'evasione. Questo può essere il vero punto di scambio politico con il movimento sindacale, per costruire un dialogo che eviti il riprodursi del record demitiano di due scioperi generali in sei mesi. Più in generale si è rimproverata a questo governo la sua filosofia empirica e pragmatica. Si è parlato di «volo basso». Io sono addirittura per un volo radente, non basso, evitando di affogare nel mare magnimi di proclami e dichiarazioni forti. Ugo Intini, sull'«Avantil», ha scritto che, cominciando a rimettere in discussione Togliatti, il «nuovo corso» comunista si è posto sulla strada giusta. Dove finisce questa strada e passando per quali tappe? Il punto di arrivo è quello indicato da Giorgio Napolitano: la fuoruscita dalla tradizione comunista. La Terza Internazionale era anche italiana e Togliatti ne era l'anello di congiunzione. Se ci sarà questa coerenza del nuovo gruppo dirigente nella separazione da un passato ingombrante, tutto è destinato a cambiare a sinistra. Vedo però attivi molti conservatori e non soltanto nella generazione più anziana dei dirigenti comunisti. Per esempio, la preoccupazione di uomini come Andreotti di fronte alla pur modesta iconoclastia della giovane guardia di Botteghe Oscure si può capire ma non condividere. In parole povere capisco che a Andreotti interes si il vecchio pei; a me interessa quello nuovo. La nuova guardia può meritare di essere criticata per impostazioni sbagliate, non certo perché vuole fuoruscire dalla tradizione comunista e congedarsi da Togliatti. Paolo Passarmi

Luoghi citati: Gran Bretagna, Italia, Libia, Roma, Stati Uniti