Cinquecento vip per Sarah

Cinquecento vip per Sarah Il gran ballo a Palazzo Pisani Moretta ha chiuso la visita di Andrea e consorte Cinquecento vip per Sarah Favola a Venezia per i duchi di York VENEZIA. Venezia ha fatto il miracolo, Andrea, duca di York, ha ballato con Sarah. Erano loro, ancora una volta, l'attrazione della festa di «Save Venice», al gala finale di palazzo Pisani Moretta. Un miracolo — secondo i ben informati giornalisti mondani inglesi — perché Andrew non ama affatto il ballo. Non ama molte cose, come il vino, ad esempio, al punto da pasteggiare tutta la sera a succo di pesca. Ma intanto ha ballato. Siamo nella scena di un film Anni 50, musiche stile Cole Porter. L'orchestra di Peter Duchin suona con la sordina delle ore piccole, anche se è ancora mezzanotte. Andrea indossa lo smoking, come tutti i signori presenti, ma il suo sembra quello perfetto di Cary Grant. Sarah veste un'ampia gonna di seta, bluette cangiante viola. Il primo brano è di Fats Walter, «Ain't miss be havin'», «Non comportarti male», ammiccante gelosia di innamorati: di questi tempi, con Anna d'Inghilterra che si separa da Mark Phillips, il monito suona vaga¬ mente sinistro. Ma Andrea e Sarah si amano, si vede dal luccichio negli occhi. Volteggiano nel salone, in mezzo agli americani. Da «Night and day» siamo passati al «Cheek to cheek» di Fred Astaire e Ginger Rogers, con le Venezie finte, tutte canali a specchio e ponticelli di marzapane. I duchi non si stancano, risalgono la scalea, vanno al balcone a guardare la notte che rinfresca. Sarah si appoggia sui gomiti, Andrea le cinge il fianco, lasciano che il tempo passi. Non permettono che il peso degli impegni ufficiali di due giorni traspaia. Tanto poco lo permettono, che tornano subito sotto a ballare musiche più scatenate, più giuste per i loro 29 anni: «Stand by me», tanto per dire. E anche un'altra nobildonna da trono dimostra di apprezzare il cambio epocale dell'orchestra di Duchin: è Bianca di Savoia Aosta, arrivata senza preavviso col marito Giberto Arrìvabene. Alza le braccia in aria, schiocca le dita, canticchia seguendo il ritmo. E' il mo¬ mento dei giovani. Del resto, quei duchi «infagottati» negli impegni quasi di un re, sono giovani. E al loro tavolo c'erano solo giovani, o quasi: Egon von Furstenberg, Giorgina e Marie Brandolini d'Adda, il principe Pier d'Ahremberg, il conte Gelasio Gaetana una Mrs. J. Furmann II, una Miss Peabody, e Matteo Corvini, veneziano. L'Harry's Bar ha preparato risotto di verdure, filetti di San Pietro e zucchine fritte, poi la Sacher torte, due vini bianchi friulani e i Mòet Chandon obblighi di sponsor. Se Andrea non beve, Sarah avrà in compenso una fetta più grossa del dolce al cioccolato. Per le 500 persone sono occorsi 30 chili di riso, 100 casse di verdura, 250 pesci, 400 chili di torta, 400 bottiglie di vino e 100 di champagne, 57 tavoli, 80 fra barmen, cuochi, camerieri e sommeliers, tre piani di un palazzo sul Canal Grande. I duchi se ne vanno all'una meno un quarto. Gli altri restano e si fanno bilanci. La più bel¬ la? Bianca d'Aosta, longilinea, abbronzata, vitalissima. La più elegante: ancora Bianca, fa sciata in un intreccio di bande di chiffon in quattro verdi diversi; ai piedi ballerine dorate. Il miglior nodo al papillon: quello di Francesco Loredan, mesi fa inserito nella lista degli «scapoli d'oro» dal sondaggio di un settimanale. Il più dandy: Giovanni Nuvoletti, con botto ni e gemelli a testa di cervo, corna d'oro, occhi di rubini, disegnati personalmente dal conte. Il più pallido: il critico d'arte Vittorio Sgarbi, uguale a come appare nel Maurizio Costanzo show, accompagnato a una dama che ha presentato come la marchesa Fabrizia Glori Scotti di Mantova. La più tenebrosa: Patema Picasso, corvini i capei li, carboni gli occhi, nerissima la tunica di velluto. I duchi hanno lasciato Vene zia ieri alle 11. L'ultimo saluto Sarah lo ha dato dalla scaletta dell'aereo reale con la mano guantata di bianco. Mario Lollo

Luoghi citati: Aosta, Mantova, Venezia