«Non ho sangue ebreo»
«Non ho sangue ebreo» POLONIA Sconcertante intervento del leader di Solidarnosc «Non ho sangue ebreo» «Da almeno 5 generazioni nella mia famiglia non ce n'è traccia» «Rispetto ilpopolo ebraico, ma lamia fede mi vincola» VARSAVIA. «Rispetto il popolo ebraico ma sono fiero di essere figlio della Chiesa e non mi metterò mai contro la mia fede religiosa». E ancora: «Prendere il potere adesso è stato un errore politico mio, di Mazowiecki e di Solidarnosc, ma non potevamo fare altrimenti per il bene del Paese». Lo ha detto ieri Lech Walesa a Danzica (dove è stato solennemente commemorato il nono anniversario degli accordi che portarono a legalizzare Solidarnosc) nel pieno della bufera scoppiata tra cattolici ed ebrei per la vicenda del convento di Auschwitz, cui il primate Glemp ha dedicato un'omelia a Czestochowa sabato scorso e oggetto d'un viaggio segreto a Roma del card. Macharski. «I popoli polacco ed ebraico hanno pagato più di tutti gli effetti dell'ultimo conflitto. Rispetto il popolo ebraico, ma non andrò mai contro la mia fede religiosa», ha affermato il premio Nobel, aggiungendo che in ogni caso da cinque generazioni non ha sangue ebreo nelle vene, per concludere che la questione ebraica è «importante quanto difficile da risolvere», e forse sarebbe il caso di convocare una conferenza internazionale. A proposito della nuova situazione politica, il premio Nobel ritiene che l'aver accettato di formare il nuovo governo nella difficile situazione attuale sia stato un passo rischioso ma inevitabile. Quanto al nuovo corso, ha poi dichiarato che non ci saranno epurazioni nell'apparato comunista. «Sono patrioti — ha spiegato riferendosi ai funzionari del regime — che lavoravano in un cattivo sistema. Creeremo nuove condizioni di lavoro e daremo loro la possibilità di impegnarsi per la Polonia». Dopo aver detto che non intende interferire nelle decisioni di Tadeusz Mazowiecki per la formazione del nuovo esecutivo, Walesa ha ammesso che, a differenza di quelli politici, i cambiamenti economici non si vedono ancora: «Ma per migliorare l'economia è necessario democratizzare l'intero siste¬ ma. In Cina è avvenuto il contrario, e sappiamo tutti come è finita». «Dovrei ritirarmi dalla politica, mentre Mazowiecki dovrà occuparsi della creazione del nuovo sistema pluripartitico, con la costituzione di partiti secondo lo slogan "Riformisti di tutte le forze sociali, unitevi!», ha soggiunto. A proposito, poi, dello spinoso problema dell'assegnazione dei ministeri — in particolare Esteri, Difesa e Interni — per i quali continua la schermaglia tra pc e Solidarnosc — Walesa ha ricordato che polizia ed esercito non devono essere al servizio né del partito né del governo, ma della nazione polacca. Infine, a un giornalista sovietico che lo accusava di volere instaurare un sistema capitalistico, il leader sindacale ha risposto che semmai è stata l'Unione Sovietica a insegnare a tutti la pratica dello stalinismo: «Noi vogliamo semplicemente creare un nuovo modello polacco di società». [Ansa]
Persone citate: Glemp, Lech Walesa, Macharski, Mazowiecki, Tadeusz Mazowiecki, Walesa
Luoghi citati: Cina, Danzica, Polonia, Roma, Unione Sovietica, Varsavia
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