«Mp agisce da khomeinista» di Fabio Martini

«Mp agisce da khomeinista» Dura polemica in casa CI «Mp agisce da khomeinista» ROMA. «C'è ima lettera di San Paolo che dice: fate tutto, tutto quello che volete. Ma poi aggiunge; ma ciò che fate non sia di scandalo agli altri. Negli ultimi decenni della Chiesa cattolica in Italia non ho mai visto una comunità ecclesiale come il Movimento popolare che viva "contro" anziché "per" qualcosa. Mp sta assumendo gli abiti di un terrorismo khomeinista, dove tutto ciò che non si fa per loro, è contro di loro». Parole aspre. E a pronunciarle, stavolta, non è uno dei tanti nemici del Movimento popolare. Il professor Carmine Benincasa, della Fraternità di Comunione e liberazione, è un «ciellino» doc. Al recente Meeting di Rimini ha organizzato la mostra di André Masson. Sposato, sei figli, docente di storia dell'arte alla Sapienza di Roma, Carmine Benincasa si definisce «amico intimo» di don Giussani, fondatore di Comunione e liberazione. E proprio a Rimini, nei giorni più caldi delle polemiche lanciate dal Movimento popolare contro De Mita e Cossiga, Comunione e liberazione ha diffuso un comunicato col quale ricordava ciò che la distingue dal suo «braccio politico»: «CI è un movimento ecclesiale, distinto dalle organizzazioni o testate cui danno vita i propri membri». Un sintomo che si sta aprendo qualche crepa anche nel tradizionale monolitismo di Comunione e liberazione? «CI — dice il professor Benincasa — è una comunità ecclesiale che svolge un ruolo di grande formatività tra i giovani, che rende di nuovo credibile la Chiesa. CI è una comunità tutta tesa al servizio per gli altri, alle opere per gli altri. In questo i giovani si ritrovano e di qui nasce il loro stupore, la meraviglia, la letizia con cui affrontano il volontariato. Dare una casa, una mensa è meraviglioso e se, per ottenere questo, occorre allearsi con qualcuno perché non farlo? Non bisogna farsi catari, puri incontamintati. Ma tutto questo si fa in spirito di servizio, non di assorbimento di una battaglia che non è nostra, di una finalità che non è nostra: la guerra contro questo o quell'uomo politico». Cosa rimprovera in particolare ai suoi amici del Movimento popolare? «Per esempio prendiamo "Il Sabato". Ancora quattro anni fa, quanta inquieta speranza pro- gettuale, quante tensioni. Una rivista che stava molto a cuore a don Giussani. Ora è diventato un giornale "terroristico", di faziosità, di feroce battaglia. Ormai quello del Sabato è un gruppo editoriale e in quanto tale esprime interessi, in particolare di una classe politica, di un gruppo della de che lo finanzia». Ma questo è legittimo. Oppure no? «Certo, è perfettamente legittimo. Ma l'equivoco deve finire. Non si provi ad identificare II Sabato con Comunione e liberazione. L'ambiguità deve finire». Ma lei ha mai manifestato le sue critiche nella Fraternità di cui fa parte? «Per quanto riguarda Marco Bucarelli (leader di Mp a Roma, ndr) ci sono lettere molto dure, sin dal 1986». E don Giussani cosa pensa di tutto questo? «Don Giussani non si sostituisce mai al cammino delle comunità. Lz esatta percezione delie cosb non lo ha mai portato ad imporre le cose. A questo grandissimo uomo, che sa sempre dare una parola di accoglienza e di carità, chiedo di dire una parola definitiva». Definitiva? «Non una parola di imposizione o di correzione. Una parola di tolleranza su questa voragine di maleodorante volgarità, di inciviltà. Penso che, prima o poi, verrà detta, ma non con i modi di un padrone o di un manager». Ma a suo avviso esiste un'anima «romana» ed una milanese nel Movimento popolare? «Nel Movimento c'è la parola di Dio che circola liberamente, è come un seme. Ce ne sono alcuni che vanno al vento, altri sui sassi, altri sotto la neve. E devono marcire prima di dare il frutto. Questa è la stagione della confusione interiore per alcuni di noi, presi dall'ebbrezza del voler vivere la grandezza dell'annientamento del servizio che è lo spirito di fondo che animava all'inizio la straordinaria comunità romana, guidata da padre Tantardini che ha compiuto atti di eroismo, quando all'Università dominava la sinistra». Poi che è successo? «Abbiamo incontrato Sardanapalo, ci siamo fatti sedurre dal re, siamo stati invitati ai loro lauti pasti...». Fabio Martini

Persone citate: André Masson, Benincasa, Carmine Benincasa, Cossiga, De Mita, Don Giussani, Marco Bucarelli, Sposato, Tantardini

Luoghi citati: Italia, Rimini, Roma, San Paolo