Scalfaro: «Parliamo di Ligato»

Scalfaro: «Parliamo di Ligato» L'ex ministro, con Donat-Cattin, è stato il solo a sollevare il problema davanti ai dirigenti de Scalfaro: «Parliamo di Ligato» «Nel bene o nel male era uno dei nostri, il silenzio è avvilente» ROMA. Tutto aspettavano gli interventi di De Mita e Forlani, in programma per il pomeriggio. «E poi vorrei parlare di Ligato..», dice all'improvviso Oscar Luigi Scalfaro, deputato de della Costituente ed ex ministro dell'Interno. In quel momento il brusio del Consiglio nazionale democristiano si interrompe. Tutti tornano in aula, nonostante l'ora di pranzo, per ascoltare la requisitoria contro il silenzio con cui il partito ha commentato l'omicidio dell'ex presidente delle Ferrovie. Ancora fresche le accuse al partito di aver scaricato un suo uomo un tempo potente, Scalfaro dal pulpito del parlamentino del partito ammonisce: «Ligato è nostro. Non è pensabile che noi ne prendiamo le distanze, sia se le ombre che si sono addensate sulla sua persona vengono spazzate da chi ha la responsabilità, sia se le nubi si concentrano, tirando fuori responsabilità e nefandezze». In sala ci sono anche il segre- tario Forlani, il presidente De Mita e il presidente del Consiglio Andreotti: «Ligato è nostro — continua Scalfaro — perché fu deputato nostro e a quel posto di responsabilità non ci andò da solo. E non è pensabile che da qualunque tipo di errori, anche pesanti, noi prendiamo le distanze e ci avviliamo in silenzio». Secondo l'ex ministro ora la de dovrebbe «rimeditare su come fu scelto quest'uomo. Lo fu per titolo di competenza, o per titoli d'amicizia, o per situazioni locali per cui era opportuno lasciare un posto a un altro parlamentare?». Scalfaro per la verità non è stato il solo a sollevare il problema nell'assise de: prima di lui anche il ministro del Lavoro DonatCattin aveva criticato il modo in cui la de ha accolto l'omicidio dell'ex presidente delle Ferrovie. «Mi lamento — aveva detto — che qui non sia stato commemorato Ligato, dando così adito alle illazioni che si stanno facendo su di lui e su di noi». Ma gli altri, tutti gli altri, avevano taciuto. Intanto a Reggio Calabria emerge l'ipotesi che l'ex presidente delle Ferrovie dello Stato avesse organizzato in Calabria una piccola catena di piccole, o piccolissime, imprese da impiegare poi nei «grandi lavori». Un'attività da avviare ma garantita dalla società che avrebbe dovuto rappresentare il consorzio, intestata al figlio maggiore, Enrico, 26 anni. Novità anche sul fronte delle indagini: dopo una lunga riunione nell'ufficio del procuratore della Repubblica Giuliano Gaeta, anche la Guardia di finanza è entrata nell'inchiesta sull'omicidio Ligato: ha avuto il compito di svolgere alcuni accertamenti patrimoniali. Le Fiamme gialle a quanto pare sarebbero già in possesso di un conto dell'ex deputato de, ma piuttosto datato: l'accertamento infatti risalirebbe ai primi Anni Settanta. ALTRI SERVIZI A PAGINA 3

Luoghi citati: Calabria, Reggio Calabria, Roma