C'era il veto dell'area-Zac di Augusto MinzoliniPaolo Mieli

C'era il veto dell'area-Zac PIETRO LE QUINTE C'era il veto dell'area-Zac Quando, alle 16.30, dopo un frenetico susseguirsi di incontri fra leader e colonnelli delle varie correnti, l'intervento di Cirino Pomicino ha riaperto i lavori del Consiglio nazionale de dopo la pausa di mezzogiorno, erano in molti a sapere che, alla fine, De Mita sarebbe rimasto al suo posto. A convincere l'ex segretario a ritirare le dimissioni annunciate nell'intervento della mattina sono stati i suoi stessi compagni di corrente: Martinazzoli, con il suo silenzio, Galloni, l'unico della sinistra a sabre sul palco nel pomeriggio per raccogliere i segnali di pace di Forlani e Andreotti, Granelli, che in platea chiedeva una rifondazione della sinistra. «Io mi sono dimesso — aveva detto De Mita subito dopò il suo intervento — ora tocca agli altri». E gli altri, Martina zzoli e Galloni in prima linea, non hanno tardato a fargli sentire i propri mugugni, in una riunione tenuta a fine mattinata nello studio di De Mita. Poi è stata la volta dei «diplomatici» del «grande centro»: Antonio Gava, per primo, lo ha raggiunto a casa per far scattare l'operazione «facciamo la pace». Culminata, a Palazzo Sturzo, con la mozione degli affetti, recitata alla perfezione da Fanfani, Forlani e Andreotti. Augusto Minzolini e Paolo Mieli A PAGINA 2