De Mita si dimette (per 8 ore)

De Mita si dimette (per 8 ore) Colpi di scena e abbraccio finale al Consiglio nazionale del partito De Mita si dimette (per 8 ore) La sinistra de vuole che resti presidente ROMA. Dimissioni di Ciriaco De Mita in bilico fino alla nottata c poi rientrate; rottura politica fra maggioranza e sinistra assorbita da un voto finale unanime, dopo appelli pressanti all'unità, come in quella giornata dell'ultimo congresso de, in cui gli uomini della maggioranza si diedero da fare per trattenere per la giacca un De Mita già convinto. E' stato questo lo sviluppo della giornata di ieri al Consiglio nazionale de, dopo ebe in mattinata De Mita aveva chiesto di parlare per confessare l'esigenza personale di «ritrovare una posizione in cui la pronuncia della parola non sia più legata ad un ruolo di gestione». Insomma, ir suo modo di dire che propendeva per le dimissioni da presidente del consiglio nazionale de. Gli uomini di De Mita hanno poi spiegato che una decisione definitiva sarebbe stata presa dopo la replica del segretario Arnaldo Forlani, anche se nel pomeriggio si era già profilata una soluzione che sarebbe poi dovuta maturare in nottata. Questa ipotesi prevedeva un voto per revisione, che avrebbe consentito alla sinistra di approvare la parte della relazione Forlani riguardante la soluzione offerta alla crisi di governo, astenendosi poi su quella riguardante il partito. Le dimissioni di De Mita sarebbero state una decisione personale affidata ad una valutazione dell'interessato sulla risposta ricevuta dal segretario Forlani. Ma poi non ci sono state né le dimissio¬ ni né le astensioni preventivate. Forlani, per la verità, ha svolto un breve discorso per dire che è sin troppo ovvio che la sua preferenza va ad un mantenimento dell'unità di gestione. Poi ha richiamato affettuosamente De Mita a svolgere quel lavoro per il quale è stato unanimemente eletto dal congresso ed infine ha richiamato De Mita a ricambiare nei suoi confronti quell'apporto di collaborazione che lui non gli ha mai fatto mancare nel corso di lunghi anni. Niente di più. Forlani, naturalmente, ha raccolto l'invito formulato a nome della sinistra da Giovanni Galloni, che in un accorato appello gli aveva chiesto di fare propria la «preoccupazione» per il tentativo di delegittimare la de messa in atto dai sociali¬ sti. «Come potrei non dirmi preoccupato?» ha tagliato corto Forlani. Altri appelli all'unità erano venuti da uomini legati alla maggioranza, còme Amintore Fanfani, Emilio Colombo, Paolo Cirino Pomicino e perfino Carlo Donat-Cattin. L'appello più forte, però, è venuto da Antonio Gava. Molto meno sperticato è stato invece l'appello di Giulio Andreotti, che ha rinfacciato alla sinistra il giudizio su una presunta subalternità della de nuova gestione verso i socialisti. Nessuno, quindi ha fatto particolari concessioni a De Mita sulla questione che aveva posto, che, come lui ha detto, non era quella del «complotto» o dei «patti segreti», ma quella di stringere con più decisione i socialisti ad alleanze di governo strategiche. Gli hanno praticamente risposto: «Abbiamo fatto il possibile, intanto, per portare i socialisti nel governo, essendo questa l'unica strada percorribile». Paolo Passarìni

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