Il discusso parco sul Bianco di Paolo Poletti

Il discusso parco sul Bianco In attua2ione il progetto di un'oasi naturale attorno al massiccio Il discusso parco sul Bianco Preoccupatigli operatori turistici CHAMONIX NOSTRO SERVIZIO In agosto Chamonix è mi ribollire di turisti con voglia di montagna: c'è chi si arrampica fino alle vette più inaccessibili del Monte Bianco, chi più modestamente si accontenta del trenino a cremagliera di Montenvers, chi infine si dedica a passeggiate salutari con viste sui ghiacciai perenni. Centomila persone che a Ferragosto e a Natale trasformano Chamonix in un'autentica capitale dell'alpinismo. Il sindaco gollista Michel Charlet guarda tutto questo movimento e scuote la testa sconsolato. «Se faranno quel parco naturale, tutto ciò potrebbe finire. 0 almeno rallentare di molto. E le nostre casse resterebbero vuote. I turisti andrebbero altrove, magari in Italia, che è a mi tiro di schioppo al di là del tunnel, se non potessero più salire liberamente in montagna». «Quel» parco è il progetto che il 23 maggio il Consiglio dei ministri ha approvato: uno studio per la creazione di un parco nazionale attorno al Monte Bianco. A Chamonix erano tutti convinti che il governo Rocard, preoccupato per l'allora imminente scadenza europea del 18 giugno e per l'ascesa del movimento ecologista nazionale, avesse buttato lì un'idea senza futuro. Per meri fini elettorali. Ma il 30 giugno, ben dopo le elezioni europee, a Chamonix è stato messo in funzione un «comitato di valutazione» che raggruppa i sindaci interessati al progetto del parco, i rappresentanti delle professioni collegate alla montagna e alcuni esponenti dell'amministrazione centrale. Il progetto si sta tra¬ sformando in realtà e nella «capitale» ai piedi del Monte Bianco cominciano le inquietudini. Il parco, i cui limiti non sono ancora stati fissati, potrebbe estendersi su 90 mila ettari. Prenderebbe forma attorno ai 20 mila ettari del Monte Bianco, considerati inviolabili ♦fin dal 1951, per poi estendersi sulle riserve naturali delle Cime Rosse, della Contamines, del Sixt e del Passy (altri 30 mila ettari). E infine potrebbe toccare certi massicci come la Rocd'Enfer, la catena dell'Aravis, il Beaufortain. Le ultime propaggini del parco giungerebbero fin quasi alla stazione sciistica di Morzine e forse addirittura alle rive del Lago Lemano, in faccia a Ginevra. Sarebbero interessate anche la Svizzera e l'Italia: 10 mila ettari in Svizzera nella zona di Champex, 20 mila in Italia, grosso modo dal Colle del Gran San Bernardo, attorno a Courmayeur, sino al Colle del Piccolo San Bernardo. Ma per internazionalizzare il progetto occorrerà che Parigi, come promesso da Rocard, si metta in contatto con Berna e con Roma. I professionisti della montagna esprimono le loro inquietudini per bocca di Gerard Vionnet-Fuasset, il portavoce delle guide di Chamonix. «Nel parco di Ecrins ho visto della gente essere praticamente allontanata da casa sua. Non potevano più cacciare, né raccogliere i cristalli nella montagna, erano obbligati a separarsi dal loro cane che nel parco nazionale era ormai proibito. Avremo ancora il diritto, noi, in un futuro parco del Monte Bianco, di bivaccare come facciamo oggi, di sorvolare il monte in aereo o in elicottero?». I 150 membri della compagnia delle guide alpine di Chamonix (di cui solo 60 vivono della loro professione) hanno visto con grande sconcerto gli ecologisti francesi e italiani dell'organizzazione «Mountain-Wilderness», guidati dal vulcanologo Haroun Tazieff, organizzare a Ferragosto una manifestazione proprio a Chamonix per chiedere la creazione del grande parco naturale. Frangois Letourneux, direttore generale della protezione della natura al ministero dell'Ambiente, si sforza di calmare le acque, di spegnere i primi segnali di contestazione di un progetto che è ancora sulla carta. Letourneux ricorda che ancora non è stata presa alcuna decisione sul grande parco naturale del Bianco, e che comunque, per portare a termine un progetto simile, di così grande importanza, occorrerà chiedere l'assenso di tutti i sindaci delle vallate interessate e quindi dei consiglieri comunali e, in ultima analisi, dei loro elettori. «Una buona protezione dell'ambiente si basa su mesi di discussioni tranquille durante i quali l'insieme dei conflitti potenziali viene esaminato, per evitare tensioni», spiega il direttore generale. D'altra parte il nuovo parco non dovrà essere per forza identico a quelli già esistenti, ai parchi nazionali rigidi, senza addirittura possibilità di accesso, che sono in funzione in numerosi punti della Francia. Anzi, il parco del Bianco potrà comprendere dei settori di protezione della natura a statuti differenti. Accanto ad alcune zone di «riserva naturale» veramente inaccessibili, per proteggere fauna e flora, potranno coesistere delle zone regolate da leggi dei primi Anni Settanta, nelle quali potranno essere costruiti addirittura degli impianti di risalita sciistica. La missione di studio che di- rige Jean-Pierre Carnei, ingegnere del Genio rurale, incaricato dal governo di preparare una relazione preliminare sul parco, dispone di un anno per dare una risposta sulla fattibilità del progetto. Il quesito più importante è proprio quello che nasce dalle contestazioni di Chamonix. Si può integrare un simile parco con una vallata che è già molto urbanizzata, sovrappopolata durante buona parte dell'estate e dell'inverno, servita da un'autostrada e in più accanto a montagne accessibili ai turisti in pochi minuti, grazie a potenti teleferiche? Paolo Poletti Un'immagine del Monte Bianco con la cascata di ghiaccio della Brenva

Persone citate: Gerard Vionnet-fuasset, Haroun Tazieff, Michel Charlet, Mountain, Passy, Rocard, Wilderness

Luoghi citati: Courmayeur, Francia, Ginevra, Italia, Parigi, Roma, Svizzera