Era meglio Sherlock Holmes

Era meglio Sherlock Holmes Un volume dedicato al «noir»: tra cinema, letteratura e costume Era meglio Sherlock Holmes Dai gangster di Hammet ai killer di oggi t^tIERO, sempre più nero. A Le realtà è un film, e la a violenza quotidiana è ■ come la trama di un co1 ■ I pinne più imprevedibile e allucinante di un qualsiasi romanzo. La mafia uccide, gli strateghi manovrano l'informazione, il Palazzo di Giustizia di Palermo sfalda la sua immagine in un labirinto popolato di corvi, talpe, sciacalli e necrofori, dove il sospetto regna sovrano e la parola «verità» diventa un patetico fantasma. E' il nero l'involucro letterario per raccontare questi anni di violenza. Un genere che dal romanzo rimbalza al cinema e finisce con l'investire la cultura e anche la moda: centinaia di titoli, film e best-sellers. scrittori e registi, una specie di enciclopedia, specchio di epoche inquiete, che dal primo romanzo di Dashiell Hammet, Piombo e sangue — anno 1929, crollo della Borsa di New York e criminalità all'assalto —, copre un arco di sessantanni e arriva fino a oggi con «Nero italiano», la collana inaugurata a giugno da Mondadori con i primi quattro titoli. Il filone resiste. E la realtà offre spunti sempre nuovi: attualità e titoli di cronaca, sequestri e delitti sono una miniera inesauribile di spunti per soggetti e sceneggiature. I colori del nero, cinema, letteratura, noir, il volume che Ubulibri e il Mystfest di Cattolica hanno pubblicato nelle scorse settimane, è una lunga passerella di informazioni e curiosità, una vetrina che dalla scuola dei duri, l'«hard boiled» di Hammet e Chandler, passa all'epoca d'oro del film nero americano degli Anni 40 e 50 e, dalle pagine dei romanzi di Woolrich, Chase, Cain, si immerge nelle sequenze di Giungla d'asfalto di John Huston e II grande sonno di Howard Hawks: Humphrey Bogart nei panni di Philip Marlowe accende la sigaretta alla fatale Lauren Bacali, il rampante James Cagney se la ride in G-Men di William Keighley, mentre gli occhioni di Lana Turner interrogano Io sguardo di John Garfìeld in II postino suona sempre due volte di Tay Garnet. Tanta letteratura e tanto cinema: saggi di Furio Colombo (Profondo nero: il cinema del disagio), e Giorgio Galli (I modi del consenso tra Weimar e il New Deal), Laura Grimaldi (L'urlo e il furore: i contemporanei), Marco Tropea (Oltre il confine), Gian Franco Orsi (I classici delle origini: Carrol John Daly), Gilles Deleuze (La filosofia della Sèrie Noire). Non tramonta, il nero. Cambiano ambienti, personaggi, trame e violenze, ma l'anima resta quella di sempre. Il detective non veste più con cappello, impermeabile, abito scuro e calzini neri, non porta più la Smith & Wesson 38 special nella fondina assicurata all'ascella sinistra, come facevano Lew Archer e Marlowe. E anche il ritratto della Los Angeles Anni 40 vive sfuocato nella memoria: le sigarette Carnei di Marlowe, i cento dollari al giorno più le spese di Archer, l'ufficio di Sam Spade in Sutter Street vicino a Kearney, San Francisco, sono lontani. Emblemi, ricordi, foto ingiallite di un immaginario che vive di nostalgia. Non è più tempo di simboli né di sentimentalismo: tutto è cambiato. Oggi il commissario capo della Squadra Omicidi di Milano, Andrea Calamo, protagonista dell'ultimo travolgente romanzo di Sergio Altieri L'uomo esterno (Mondadori), impugna una micidiale Beretta 92F, caricatore da 15 colpi con pallottole calibro 9 Parabellum. E spara per uccidere. In corpo ha tanta rabbia, le ferite lasciate dalle illusioni non si sono rimarginate, la sua idea di giustizia è affogata nella melma di un disincanto ben più radicale di quello provato dai poliziotti suoi predecessori. Criminali in libertà, giudici corrotti, giornalisti amorali e complici, hanno troncato in lui qualsiasi speranza di riscatto, trasformandogli l'anima in un bunker di cinismo senza via d'uscita. Rispetto agli investigatori del passato, il commissario Contorno è più aggressivo, angosciato e nevrotico. Eppure la filosofia che lo muove è ancora quella che André Gide sottolineò nel '29, subito dopo la pubblicazione del primo romanzo di Hammet. «Un libro notevolissimo: l'ultima parola per quello che riguarda cinismo, atrocità e orrore. Ogni personaggio cerca di ingannare gli altri e la verità si fa a stento visibile attraverso la nebbia della menzogna». Verità e menzogna. Ma chi saprà distinguere l'una dall'altra? Chi riuscirà a far luce nelle tenebre e a essere giudice im- parziale? E quale sarà la verità vera? Quella del detective, della vittima o... del colpevole? Altri poliziotti e altri investigatori si sono posti la stessa domanda. «Chi è il colpevole?», chiede il protagonista di Giustizia di Friederich Dùrrenmatt. «Chi vieta o chi osserva il divieto? Chi emana le leggi o chi le infrange? Chi concede la libertà o chi la viola?». Nel romanzo di oggi, la notte avvolge il mondo e rende indistinguibili i colori. Il nero avanza e risucchia ogni cosa nel suo abisso infinito: le regole si frantumano, lo spartiacque salta, luce e tenebre si confondono in una tinta indistinta dove le prospettive si perdono e il tutto diventa magma gelatinoso e incomprensibile. «Dov'è il boia, dov'è la vittima?», chiede Leonardo Sciascia in 1912 + 1. «L'essere è; il non essere non è. E se fossero la stessa cosa?... Il guaio del vivere e del morire degli uomini è che Dio non c'è, ma se ne saprà, da morti, meno di quanto se ne sappia da vivi». E' il pessimismo ad avere avuto partita vinta. E la filosofia del nero ha avuto di gran lunga la meglio sulle regole del giallo. L'investigatore del nero vive lo sconforto di un'inevitabile sconfitta, nella consapevolezza che l'idea di verità sia un assoluto ormai patetico e improponibile per qualsiasi uomo di buon senso. L'investigatore del giallo, al contrario, il vecchio e buon investigatore di scuola anglosassone alla Sherlock Holmes e alla Hercule Poirot, si sente vincitore. Un'idea di fondo lo guida: la verità non è opinione ma certezza. Dietro ogni crimine si nasconde una struttura logica di cui la ragione può afferrare la complessità. E la ragione non può fallire, poiché la realtà non è altro che una splendida costruzione geometrica fatta'apposta per essere indagata e compresa dall'intelletto umano. Il reale è intellegibile e non assurdo: l'uomo può capire e sconfiggere la notte. «Dio è morto», dice David Sloane, il killer protagonista di L'uomo esterno di Altieri. «Lo hanno assassinato con un colpo alla nuca e ne hanno bruciato la carcassa». Dove sta la verità? Sopra, sotto, a destra, a sinistra, al centro o nell'angolo? E chi è il detective: il colpevole o l'innocente? Colui che interpreta gli indizi o li confonde? Complica l'enigma o lo svela? Anche Philip Marlowe, povero Don Chisciotte onesto legato a un codice di moralità, «uomo migliore per un mondo peggiore», s'interroga di continuo, per poi lasciarsi sopraffare dolcemente dallo sconforto. Un pensatore debole, si direbbe oggi. Non così Hercule Poirot. Lui, l'eroe dei trentatré romanzi di Agatha Christie, il piccolo investigatore belga che indaga il male che s'annida nel cuore umano, è un pensatore forte. «Che cosa pensate di ricavare da questa faccenda: solo il piacere della caccia all'assassino?», gli chiedono in Tragedia in tre atti. «No, non si tratta di questo. E' vero, come un cane da caccia io fiuto l'aria, e quando sento un odore mi eccito e non c'è verso di distrarmi. Ma c'è qualcosa di più. Si tratta, come posso dire?, di una passione per la conquista della verità. In tutto il mondo non c'è niente di altrettanto curioso, interessante e bello, della verità». Dunque la verità esiste ed è bella. E' raggiungibile e luminosa. Fra tanto nero, uno spiraglio: per respirare. Mauro Anselmo Lana Turner e John Garfìeld (il primo a destra) in una scena del film «Il postino suona sempre due volte» «Il postino suona sempre due volte» Qui accanto, la copertina del volume «I colori del nero» A sinistra, Humphrey Bogart nei panni del detective privato con l'immancabile impermeabile bianco Qui accanto, la copertina del volume «I colori del nero» A sinistra, Humphrey Bogart nei panni del detective privato con l'immancabile impermeabile bianco

Luoghi citati: Los Angeles, Milano, New York, Palermo, San Francisco, Weimar