Il caso polacco e i mali italiani

Il caso polacco e i mali italiani J- Stato e società civile | Il caso polacco e i mali italiani L'Europa e la società civile. E' stato il tema delle tre giornate tenutesi a Castel Gandolfo alla presenza del Papa ed organizzate dal cardinale francese Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura. I lavori sono stati conclusi da un discorso di ringraziamento del Papa agli illustri relatori scelti con spirito di larghezza fra gli studiosi internazionali più autorevoli e rappresentativi: dal polacco Geremék, capo del gruppo di Solidarnosc in quel Parlamento, al liberale tedesco Darendorf, docente dell'Università di Londra. I lavori si sono svolti a porte chiuse. Forse, anche per questo il convegno ha avuto sulla stampa una risonanza inadeguata alla sua importanza scientifico-politica. Nella nostra cultura sopravvive il concetto hegeliano della società civile ingrandita rispetto alla famiglia che in essa si scioglie, ma rimpicciolita rispetto allo Stato che la sovrasta e la sovraneggia come Stato in cui la libertà raggiunge il vertice della sua istituzionalizzazione lasciando in basso la società civile come complesso e connessione dei meccanismi economici e di quelli ausiliarii. Negli ultimi 150 anni di storia la realtà storico-politica, attraversata dal grande fiume della democrazia, ha travolto i reticolati, invero non molto resistenti, di quella interpretazione nella società civile. II convegno ha voluto soprattutto prender chiara coscienza della società civile così come si presenta oggi per tentare di individuare in essa quegli spazi di libertà e di autonomia che l'interesse generale dei popoli postula che siano difesi e salvaguardati. Il cardinale Poupard ha detto che l'odierna società civile è tutto lo spazio che si intende abbracciare con l'espressione di pluralismo Questo pluralismo è compo sto da forze diverse che non sono soltanto quelle economico-materiali, ma anche forze spirituali e intellettuali che si coagulano nelle istitu zioni educative, nell'univer sita, nella Chiesa, nel lavoro, nelle professioni. Su questa varietà di forze si applica una certa autorità dello Stato, ma il punto da chiarire è proprio quello di ricercare e determinare quale sia il gra do di libertà ed autonomia da serbare e difendere per la salvaguardia dell'identità della presente società civile. La risposta più precisa e significativa è quella data dal polacco Geremék.. Egli ha detto che il partito comuni sta in Polonia si era proposto di distruggere quella società civile, ma che è fallito in questo suo intento perché si è scontrato con una indoma bile resistenza popolare. Egli ha pronunciato un giudizio positivo sull'azione della Chiesa, anch'essa inserita e operante in quella indistruttibile società civile, ma ha voluto mettere in chiaro che la Chiesa in Polonia non ha avuto tradizioni di collaborazione con il potere e che perciò è rimasta simbolo della nazione e della stessa resistenza popolare difendendo i valori di giustizia, dignità umana e libertà e perciò mantenendo costantemente aperto un dialogo con tutte le forze sociali. Come ha notato lo stesso cardinale Poupard sui centri di attività della società civile, lo Stato è chiamato ad esercitare una certa autorità. Noi non diremmo una «certa» autorità, ma un'autorità che può andare da un massimo ad un minimo, a seconda dei settori ai quali si applica, ma necessaria, perché lo Stato non può estraniarsi da ciò che ha luogo nel suo ambito. Non lo Stato è nella società civile ma la società civile è nello Stato. Anche questo rapporto è tuttavia da ricercare e valutare storicamente. L'esperienza che stiamo vivendo e soffrendo in Italia, nel presente momento storico, è quanto mai significativa al riguardo. Si è ritenuto che per combattere il vecchio centralismo statale si dovesse puntare sul decentramento e sull'autonomia delle decisioni in sede locale, ma in realtà si è raggiunto l'effetto di minimizzare la presenza dello Stato. Si è dato e si è chiesto meno Stato, proprio per ampliare e valorizzare la libertà e l'autonomia della società civile. Sennonché, con la minimizzazione dello Stato, specie nelle aree in cui, per la scarsezza di forze autonome, la sua presenza sarebbe stata più necessaria per difendere i deboli e gli inermi, si è raggiunto il risultato opposto di esporre in primo luogo e in maggior misura la società civile ai duri colpi dei più potenti gruppi sommersi che hanno spadroneggiato e continuano a spadroneggiare nelle stesse aree. Oggi ci sono regioni italiane in cui non è sovrano lo Stato, ma sono sovrani proprio i suddetti gruppi che in primo luogo opprimono e taglieggiano la società civile. C'è una lezione da trarre da questa dolorosa esperienza, e questa lezione si riassume nell'insegnamento che i congegni che regolano i rapporti tra Stato e società civile sono troppo delicati per essere semplicemente rimossi, come in sostanza si è fatto in Italia nel presente momento storico, con la conseguenza che la prima vittima di questa rimozione è stata la libertà e l'autonomia della società civile nelle sue forze più sane e più vitali. Salvatore Valitutli

Persone citate: Paul Poupard, Poupard, Salvatore Valitutli

Luoghi citati: Castel Gandolfo, Europa, Italia, Polonia