Vienna val bene una birra

Vienna val bene una birra Gli italiani sempre più «affezionati» al fascino della capitale mitteleuropea Vienna val bene una birra // buon bere s'affianca alle visite di chiese e musei VIENNA DAL NOSTRO INVIATO Incredibile a dirsi, nel cuore della vecchia Europa, non fra le onde dell'oceano, ma su una terra che più ferma non potrebbe essere, si rievoca con insistenza il «triangolo delle Bermude». Superstiti del mare che inghiotte i piroscafi? Studiosi di un fenomeno che ha mietuto vittime a centinaia? No, le tragedie sono lontane e le scomparse non definitive: durano qualche ora lasciando talvolta tracce anche visibili, ma niente più. Un altro mistero dunque? Per modo di dire. E' risaputo che Vienna, poetica e godereccia, malinconica e aristocratica, capitale ricca d'arte e di storia, scandisce le giornate dei turisti nei musei o nei parchi, nelle chiese o nei teatri, ma anche nei pub e nelle vecchie birrerie, cariche di stucchi e fascino popolare. E così, gli abitanti del quartiere che sta attorno alla chiesa di San Ruperto, tra la splendida cattedrale e il canale del Danubio, caratterizzato da un'infinità di locali piccoli e grandi, snob e alla mano, che quotidianamente attirano centinaia di appassionati sensibili al richiamo della vecchia caraffa e del boccale traboccante di vino, hanno definito «triangolo delle Bermude» la zona che abitano. «La similitudine — dice un vecchio abitante di San Ruperto — allude in modo scherzoso al fatto che ogni sera da parte degli amanti del vino e della birra si dà vita a un colorito pellegrinaggio attraverso i vicoli e le stradine del rione e i suoi protagonisti vengono restituiti alle rispettive dimore due, tre e perfino cinque ore più tardi, cioè nel cuore della notte». Nonostante che i dépliants delle agenzie turistiche abbiano recitato per decenni e con monotona cadenza: «Natale e Pasqua sono le date ideali per visitare Vienna», neppure ad agosto San Ruperto viene lasciato... solo: anche sotto il sol¬ leone, le vie della città imperiale brulicano infatti di turisti fra i quali si distinguono per numero, gli italiani. «Nel 1988 — ricorda la dottoressa Evelyn Miksch dell'Ufficio Turistico Viennese — i pernottamenti degli stranieri furono 5 milioni e 200 mila: primatisti i tedeschi con oltre un milione e 300 mila unità, ma subito dopo venivano gli italiani con 800 mila. E la tendenza dell'anno in corso è tutt'altro che scoraggiante, anzi». Chi ha detto che Vienna attira i turisti soltanto quando le sue bellezze sono imbiancate dalla neve o riscaldate dal primo sole primaverile, è dunque servito. L'italiano ama la vita di spiaggia, si dà volentieri all'escursione verso le cime ma non disdegna di trascorrere le vacanze nella Mitteleuropa. «Per motivi culturali — aggiunge la dottoressa Miksch — o più semplicemente per conoscere località nuove. Tra l'altro, grazie alla sua voglia di vivere e all'ospitalità degli abi¬ tanti, qui l'italiano si integra facilmente: il viennese è mesto e brontolone e negli "Heurigen", le caratteristiche trattorie dove ci si intrattiene a sorseggiare il vino novello, si levano spesso cori mesti che parlano di morte e del momento in cui si salirà in cielo. Ma l'atmosfera cambia quando arrivano gli italiani: i toni salgono, il buon umore si diffonde e, magari sulle note di 'O sole mio o del Nabucco, tutta la combriccola viene coinvolta nell'allegria generale». Durante i due giorni e mezzo della sua permanenza media viennese (la statistica è una scienza esatta, o no?), il nostro connazionale si dimostra un osservatore molto attento delle bellezze che hanno fatto della capitale austriaca un punto di riferimento unico nella cultura europea: si concede alle mete classiche come la cattedrale di Santo Stefano, Hofburg, il castello di Schonbrunn, non trascura una serata alla Filarmonica o all'Opera, ma riserva forte attenzione anche nei con¬ fronti dei musei, di cui Vienna è ricchissima contandone oltre un centinaio. E con una particolarità, perché non si limita a visitare quelli più celebri, ma dedica qualche ora anche a realtà ben più originali, come il museo dei clowns, delle campane, delle carrozze imperiali, delle bardature, delle selle, delle pompe funebri, dei tram e dei tabacchi. Un tipo ben visto anche se un po' bizzarro, dunque, il turista made in Italy che, nella maggioranza dei casi, non infila sicuramente di gran carriera la via che lo riporta a casa e realizza una splendida «doppietta» con la sosta a Salisburgo, città che viv: nel ricordo di Mozart, ma continua a proporre mille attualissime tentazioni culturali. Come avviene ad agosto, tempo di musica e soprattutto di Festival, quando sulle sponde del Salzach ci si vede proporre un menu ideale per combattere lo stress da... vacanze. Piercarlo Alf onsetti

Persone citate: Evelyn Miksch, Mozart, Pasqua, Piercarlo Alf, Ruperto

Luoghi citati: Europa, Salisburgo, Vienna