«Fretta omicida, dopo i ritardi» di F. Mar.

«Fretta omicida, dopo i ritardi» Domani 2 ore di sciopero nei cantieri di Italia '90: ci sono già state 11 vittime «Fretta omicida, dopo i ritardi» I sindacati chiedono più sicurezza sul lavoro ROMA. E' un coro: attenzione alla fretta, può essere fatale. Nelle reazioni all'incidente di ieri allo stadio di Palermo, tutti i commenti convergono su una valutazione: il ritardo all'italiana che ha contraddistinto tutta l'operazione Mondiali '90 rischia di rendere sempre più concitato e pericoloso il lavoro degli operai di imprese che operano spesso in subappalto. E proprio per protestare contro «la lunga catena di omicidi bianchi» (ben undici dall'apertura dei cantieri per i Mondiali), le federazioni degli edili e dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil hanno indetto due ore di sciopero per la giornata di domani nei dodici stadi in ristrutturazione in vista del girone finale dei campionati di calcio in programma la prossima estate. «Eventi luttuosi come quello di Palermo — commentano i sindacati confederali — si inscrivono in contesti entro cui la scelta di far procedere in tempi sempre più stretti i lavori per i Mondiali, differiti per mesi e mesi, si rivela in tutta la sua pericolosità». Oltre allo sciopero, i sindaca¬ ti hanno deciso di distribuire domenica prossima in tutti gli stadi un volantino, il cui testo sarà riprodotto anche su un manifesto, con il quale si chiede «maggiore sicurezza per i lavoratori». I sindacati hanno anche reclamato una serie di impegni: il segretario della Uil Giorgio Benvenuto ha chiesto un incontro urgente con il ministro del Lavoro Carlo Donat-Cattin e, contestualmente, l'invio di ispettori per verificare le condizioni di sicurezza. II segretario generale aggiunto della Cgil Ottaviano Del Turco ha invece concordato con il presidente del Col (il comitato organizzatore italiano dei Mondiali) Luca di Montezemolo «di fissare nei prossimi giorni un calendario di incontri congiunti tra il comitato, sindacati, imprese appaltatrici, Comuni e proprietari dei terreni dove sorgono i cantieri». Il grave incidente di Palermo è l'ultimo di una serie, iniziata a Genova (2 morti) e continuata a Bologna e a Roma. Incidenti che sono indirettamente anche il frutto di una «macchina», quella dei Mondiali '90, che è partita con parecchi ritardi e affanni. La designazione dell'Italia quale Paese ospitante dei campionati mondiali di calcio del 1990, infatti, risale al 19 maggio 1984. Soltanto tre anni dopo (estate 1987) si apre il primo cantiere: a Genova, per la ristrutturazione dello stadio di Marassi. Ma il grosso degli interventi negli altri stadi inizia diversi mesi dopo: a cavallo tra la fine del 1987 (Bari, Firenze, Milano, Palermo, Udine, Verona) e l'inizio del 1988 (Bologna, Cagliari, Roma, Torino). Le imprese hanno iniziato a lavorare in quasi tutti i casi a pieno regime e talvolta con misure di sicurezza ritenute non idonee dalla magistratura. E' il caso, per esempio, dello stadio Olimpico di Roma, dove il pretore Luigi Fiasconaro ha bloccato i lavori, nel settembre dello scorso anno, per aver riscontrato «scarsa sicurezza e turni di lavoro troppo lunghi». Stesso scenario e stessi ritardi per gli interventi sulla viabilità: uno dei casi più eclatanti, anche in questo campo, è quello di Roma. Soltanto da pochi giorni sono stati aperti dieci cantieri per la realizzazione di parcheggi, svincoli, una linea di metropolitana leggera. Ed appena aperto, uno di questi cantieri ha dovuto chiudere per scarsa sicurezza sul lavoro. «Paradossalmente proprio per questa attenzione — dice il segretario della Cgil di Roma Claudio Minelli — i cantieri dei Mondiali sono leggermente più sicuri degli altri. Ma la pressione dell'opinione pubblica che vuole tutto e in fretta può giocare brutti scherzi». Sul pericolo della fretta interviene anche il senatore Lucio Toth, vice-presidente della commissione d'inchiesta sulla sicurezza negli stadi che, proprio ai primi di agosto, ha approvato all'unanimità un documento: «La celerità imposta dalle imprese — dice Toth — è un fattore che accresce la rischiosità, specie per l'adozione di nuove tecnologie che fanno largo uso di elementi prefabbricati di grande dimensione e di notevole peso. La commissione ha già individuato specifiche proposte normative al riguardo», [f. mar.]

Persone citate: Carlo Donat-cattin, Claudio Minelli, Giorgio Benvenuto, Lucio Toth, Luigi Fiasconaro, Ottaviano Del Turco, Toth