L'agonia di Sri Lanka

L'agonia di Sri Lanka Gara al massacro fra esercito, terroristi singalesi e tamil, soldati indiani: l'ex Ceylon diventa unnuovo Libano L'agonia di Sri Lanka Guerra etnica: ogni giorno 50 morti NEW DELHI NOSTRO SERVIZIO Dopo il fallito attentato contro il presidente Premadasa, Sri Lanka vive giorni di orrore: i massacri continuano (ieri ci sono stati 20 morti) e sempre più esile appare la prospettiva di una pacificazione nazionale. Sul piano diplomatico — i negoziati fra New Delhi e Colombo sul ritiro dei 45 mila soldati indiani — il Presidente ha fatto un'ennesima contro-proposta che, per usare le sue parole, «garantirà la sovranità del nostro Paese». La sua insistenza su questo punto è facilmente comprensibile: in seno alla maggioranza singalese che l'ha eletto alla massima carica dello Stato è impressione diffusa che la sovranità dell'antica Ceylon sia stata ridicolizzata dall'occupazione di fatto d'una parte del territorio nazionale (essenzialmente il Nord), e che Premadasa, a furia d'«esigere» senza successo la partenza dell'esercito indiano, abbia contribuito piuttosto a degradare l'immagine del Paese. E sul piano politico, il Presidente — che non ha mai avuto molti alleati nell'elite singalese essendo originario di una bassa casta — viene lasciato solo proprio nel momento in cui nelle rischiose trattative con i separatisti tamil del Ltte (Tigri liberatrici del Tamil Eelam) avrebbe il massimo bisogno d'essere sostenuto. Come pietra di paragone pos- sono essere presi molti esempi stranieri (Libano, Irlanda del Nord, Cipro). Certo è che questo circolo vizioso di violenze che stanno divenendo sempre più incontrollate, accumula i peggiori eccessi d'un conflitto dai molti aspetti: guerra civile fra singalesi, guerra etnica tra la maggioranza singalese e una minoranza tamil (circa il 16% della popolazione), guerra divenuta sotto certi aspetti una «lotta di liberazione» visto che tanto le Tigri tamil quanto i singalesi avvertono la «forza di pace indiana» come un contingente di truppe d'occupazione. In questo maelstròm. la società civile cede il passo alla forza brutale scatenata dai quattro principali belligeranti: l'eserci¬ to e la polizia di Sri Lanka, gli estremisti singalesi del Jvp, le truppe indiane e i militanti tamil del Ltte. I massacri rispondono ai massacri. A Colombo gli estremisti singalesi del «Fronte popolare di Liberazione» (jvp), hanno ucciso ieri 20 persone che non rispettavano la settimana di serrata (banche, uffici e negozi) proclamata dalla loro organizzazione per indurre il governo a dimettersi. Martedì 28 persone sono state massacrate in attacchi terroristici nella seconda giornata di sciopero generale imposto dagli estremisti singalesi del «Fronte popolare di liberazione» (Jvp) contro la politica del governo e la permanenza di truppe india¬ ne nell'isola. Fra le vittime, un ex deputata, Daya Sepali Senadheera, aggredita in casa. Nella provincia nord-orientale, dove persiste la guerriglia dei separatisti tamil, nelle ultime 48 ore vi sono stati ancora scontri armati: sono rimasti uccisi 17 guerriglieri e tre soldati indiani. E' stato inoltre reso noto che 24 militari di New Delhi hanno perso la vita, il 16 agosto, in un attacco sferrato dai guerriglieri tamil a Marinar, sulla costa nord-occidentale. Nel Paese resta inoltre vivissima l'emozione per l'attentato di venerdì scorso contro il presidente Premadasa a Pettah, un quartiere commerciale di Colombo. Tre bombe sono scoppiate mentre il corteo presidenziale percorreva un'arteria del rione, lasciando incolume il capo dello Stato ma provocando cinque feriti e gravi danni a un'auto della scorta. Nella stessa giornata si registravano 62 assassinii e il ritrovamento di 42 cadaveri. Di fronte alle violenze dell'avversario, tutti gli eccessi vengono presentati come semplici misure di difesa. Le Forze Armate dello Sri Lanka, certe di poter contare sul tacito accordo di un potere civile che ormai non controlla più granché, si abbandonano ai peggiori abusi, se non ufficialmente almeno per interposta persona: proliferano infatti gli squadroni della morte, dai nomi variopinti («Tigri Verdi», «Gatti Neri» e «Ar- mata Rossa del Popolo Rivoluzionario» o prra), creati per resistere alla violenza degli estremisti singalesi. Nel Sud, divenuto la roccaforte del «Jvp», ma anche nella regione di Colombo e di Candy, si sussegue la scoperta di eccidi: corpi mutilati e crivellati di pallottole, con le mani legate dietro la schiena. Di prima mattina, nei sobborghi della capitale, non è più raro rinvenire cadaveri in mezzo alla carreggiata, semicalcinati da roghi di pneumatici. I rappresentanti del potere sono i primi della lista: militari, politici e membri del partito di governo, il Partito nazionale unificato (unp). Da quando Premadasa è stato eletto presiden¬ te, nel dicembre '88, più di mille quadri dell'unp sono stati abbattuti. Sri Lanka conosce ormai una media di 40-50 morti al giorno. Dopo l'ultimatum lanciato dal «Jvp» ai rappresentanti dell'esercito e del potere («Dimettetevi o i vostri familiari saranno uccisi»), i bambini di poliziotti e militari vengono raggruppati in determinate scuole, e le forze dell'ordine hanno la consegna di «sparare a vista». La posizione di Premadasa, già molto precaria sul piano militar-diplomatico, sta ancor più sgretolandosi per ragioni economiche. Un gruppo d'esperti del Fondo monetario internazionale è in questi giorni a Colombo per verificare in che mi¬ sura Sri Lanka abbia seguito le «raccomandazioni» del Fmi dando prova di rigore sul bilancio. Ebbene, l'esame della situazione mostra che le autorità sono incapaci di ridurre le uscite governative. Se le spese militari restano, è vero, enormi, non sono le sole a essere in causa: Premadasa si è lanciato in investimenti di carattere populista per onorare le sue promesse elettorali, senza che il suo Paese ne abbia assolutamente i mezzi. Così le riserve della Banca centrale ammontavano solo, a fine luglio, all'equivalente di due settimane d'importazioni. Laurent Zecchini Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa» y Un avamposto delle «Tigri del Tamil Eelam», il movimento guerrigliero che vuole creare uno Stato autonomo nel Nord

Persone citate: Laurent Zecchini, Premadasa

Luoghi citati: Cipro, Irlanda Del Nord, Italia, Libano