SARDEGNA LA GUERRA DEL FUOCO

SARDEGNA LA GUERRA DEL FUOCO SARDEGNA LA GUERRA DEL FUOCO LE dodici vittime dell'incendio che ha tragicamente devastato le colline e le rive della Gallura si aggiungono alle cinque dell'altro incendio che il primo agósto si era esteso sino a Sud di Olbia. Al dolore per quei morti e per i feriti si somma la rabbia dell'impotenza di fronte a un flagello che sembra colpire con ferocia la parte più ambita turisticamente della Sardegna, la più ricca di paesaggi preziosi. Pare evidente un disegno preordinato. Da chi, per quali fini? Sono state fatte tante ipotesi: dal terrorismo alla intimidazione mafiosa, all'avvertimento alla Regione perché metta da parte la legge di tutela delle coste (varata l'aprile scorso e respinta dal governo centrale) che bloccherebbe lottizzazioni per 50 milioni di metri cubi. Il presidente della Regione, Mario Floris, ha anche parlato di sabotaggio del turismo in Sardegna. I fatti certi possono essere brevemente elencati. Anzitutto le tecniche e i metodi degli incendiari: molteplicità dei focolai e scelta delle giornate di forte maestrale, il vento che spinge il fuoco dalle colline coperte prevalentemente da macchia mediterranea facilmente infiammabile verso gli agglomerati della Costa Smeralda, verso il golfo di Cugnana (su cui si affaccia Portisco) e verso la costa di Olbia con le sue insenature. Sono presi di mira territori molto estesi su cui esiste da anni una forte attesa speculativa. Le polemiche sul piano regolatore di Arzachena e sui tre milioni di metri cubi che si vorrebbero aggiungere a quelli della Costa Smeralda durano da anni. Sulla costa a Sud di Olbia incombono progetti per oltre quattro milioni di metri cubi. L'ipotesi di qualche tentativo di intromissione mafiosa è plausibile. Però la riduzione in cenere del patrimonio conteso e il terrore diffuso nei turisti possono far crollare i valori dei terreni e delle costruzioni. Quanto ai grandi imprenditori interessati a nuovi sviluppi è pensabile che pratichino ben altre forme di pressione, molto meno selvagge. I mandanti e i loro fini restano misteriosi. Il dramma della Sardegna impone dunque una svolta nel comportamento di fronte agli incendi boschivi: sono delitti che richiedono indagini di polizia non meno delle stragi a lupara. Non possiamo più limitarci a fare il conto degli ettari bruciati, a immaginare piromani, a invocare l'acquisto di un Canadair. E' comprensibile che in questo momento l'attenzione sia rivolta alla Sardegna e che i sardi si sentano bersagliati da un nemico misterioso. Ma lo stesso nemico colpisce da anni tutte le regioni turisticamente più appetibili. Dalla Toscana alla Liguria (115.000 ettari di boschi, oliveti e macchia distrutti negli ultimi otto anni), alla Corsica, alla Costa Azzurra, alla Provenza, dove i tremila pompieri VMario Fazio CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA

Persone citate: Mario Floris