Walesa: Europa salvaci di E. St.

Walesa: Europa salvaci Il Nobel ambasciatore itinerante per chiedere aiuti economici Walesa: Europa salvaci «Non lasciateci soli come nel '45» VARSAVIA NOSTRO SERVIZIO «Questa è la fine del comunismo, ma se l'Occidente non ci aiuta la democrazia polacca crollerà come un castello di carte. Non abbandonateci, non sciupate per pigrizia o per orgoglio quest'occasione». E' l'appello più drammatico che Lech Walesa abbia pronunciato negli ultimi mesi, un grido d'allarme lanciato a sorpresa nel momento in cui Solidarnosc pare avere vinto su tutta la linea. Ma Walesa ha paura, e con lui la Polonia. Cinquant'anni fa, esattamente il primo settembre '39, le cannonate della navescuola tedesca «Schleswig Holstein» scatenavano la seconda guerra mondiale, un anniversario che il Paese si accinge a commemorare con profondissima emozione. Fu il lutto più grave inferto a una nazione europea nell'ultimo secolo: Reich e Urss staliniana che si spartiscono le spoglie della fragile democrazia polacca, le fosse di Katyn, la Rivolta del Ghetto a Varsavia, Auschwitz, lo stivale sovietico che neppure dopo l'otto maggio 1945 allenta la sua pressione. Walesa ricorda soprattutto questi, i fantasmi del dopoguerra, «quando l'Occidente ci abbandonò». «Non dimenticate — ha ammonito ieri — che la Polonia è la punta di diamante dei cambiamenti in corso nell'Europa Orientale. Se falliamo, anche per gli altri sarà più difficile». In poco meno di un mese, le richieste di soccorsi economici si sono quindi trasformate in un pressante appello politico, forse nella consapevolezza che la situazione sociale resta esplosiva e una premiership di Solidarnosc non può che tamponare provvisoriamente il malcontento se mancheranno robuste iniezioni di valuta pregiata. Il messaggio suona inoltre di «avvertimento» ai Paesi occidentali che Walesa sta per visitare. Europa e America (in novembre è stato invitato dal Canada) lo aspettano per congratularsi ma si troveranno probabilmente davanti alle pressanti richieste del Nobel per la Pace, divenuto ormai ambasciatore itinerante del debito polacco. L'Ovest, afferma il leader di Solidarnosc, finora ha promesso solo aiuti e anche modesti, ma senza intervenire concretamente. Dovrà cambiare strategia e tattica «se vuole che la Polonia ritorni a far parte dell'Europa». Occorre un cambiamento — sembra di capire — non solo nei meccanismi tecnici delle erogazioni, ma soprattutto nella mentalità: «Se non ve ne renderete conto — ha concluso — avremo il diritto d'accusare l'Occidente per avere buttato al vento la grande possibilità offerta al mondo dai polacchi». La reperibilità o meno dei fondi occidentali sicuramente finirà per giocare anche nei rapporti di forza poup-Solidarnosc, tornati molto tesi in queste ore. Al centro della contesa, una poltrona cui i comunisti non intendono rinunciare: quella di Tadeusz Olechowski, ricandidato al ministero degli Esteri. Con Difesa e Interno, il regime vorrebbe ricostituire l'anello forte del suo potere, ma Solidarnosc — che ha già ceduto sui primi due — con un'in¬ tervista del capogruppo parlamentare Geremelc a «Gazeta Wyborcza» annuncia: «Terremo duro». Un compromesso potrebbe essere l'assegnazione del ministero agli altri due partiti che entreranno nella coalizione — «rurali» e «democratici» —, ma Leszek Miller, rappresentante del pc alle trattative, non vuole saperne. «Quali che siano le accuse mosse al partito — ha dichiarato ieri — la sua politica estera è indenne da critiche: ha garantito alla Polonia mi posto sicuro e stabile in Europa». Curiosamente, invece, è Solidarnosc che insiste per assegnare ai comunisti uno fra i cinque dicasteri economici (Finanze, Agricoltura, Commercio Estero, Industria, Lavoro). Vuole infatti rendere il regime «corresponsabile» dei nuovi indirizzi riformisti senza attirarsi l'accusa di demagogia sociale. In altre parole, se fra tre mesi non dovessero ancora esserci i miglioramenti nella distribuzione alimentare che Geremek ha promesso anche ieri, nessuno potrà scaricare l'alleato. [e. st.]

Persone citate: Geremek, Holstein, Lech Walesa, Leszek Miller, Tadeusz Olechowski, Walesa