«Vi uccido perché soffrite» poi si spara di Gian Piero Moretti

«Vi uccido perché soffrite» poi si spara A Sanremo: la donna dieci anni fa aveva lasciato la scuola per accudire i genitori «Vi uccido perché soffrite» poi si spara Una insegnante sopprime la madre malata e il padre SANREMO. Prima ha puntato la pistola contro il padre ed ha fatto fuoco. Due colpi alla testa: l'uomo è passato dal sonno alla morte. Poi ha ucciso la madre che dormiva in un'altra stanza con lo stesso drammatico rituale. Quindi ha scritto quattro lettere spiegando le ragioni del suo gesto e si è sparata. Un colpo solo, alla tempia. «So che non riuscirete a capirmi, vi chiedo scusa ma non ce la facevo più a veder soffrire così mia madre. Papà si stava consumando per il dolore». Lettere tracciate con una grafia nervosa, incerta: un segno, questo che indica quasi con certezza le varie sequenze del tragico episodio. Prima ha ucciso i genitori, poi ha scritto i messaggi, infine ha puntato la pistola contro di sé. Vittime di questo dramma della disperazione sono Francesco Caramia, 72 anni, croupier del casinò, da oltre nove in pensione; la mo¬ glie Giovanna Peri, anch'essa di 72 anni, nativa di Cap d'Ail, in Francia, ma residente da quasi mezzo secolo a Sanremo, e la figlia, Angela, di 42, insegnante, da quasi dieci disoccupata per assistere la madre affetta da osteoporosi. Il dramma si è consumato probabilmente nel pomeriggio di domenica, ma soltanto ieri, intorno alle 14 è stato dato l'allarme: un cugino; Paolo De Panis, preoccupato per il silenzio dei congiunti, ha chiesto l'intervento dei vigili del fuoco e della polizia. Lo spettacolo che si è presentato loro era agghiacciante. Francesco Caramia era coricato sul letto, in camera. Indossava un pigiama. Il cuscino sporco di sangue e due fori nella testa. In un salotto, distesa sul divano, la madre. Sangue dapertutto. Due proiettili nella nuca. In corridoio, per terra, la figlia. «Aveva ancora la pistola sot¬ to al corpo ed una ferita alla tempia destra» dice la polizia. L'inchiesta è stata subito chiusa. Non ci sono dubbi, nessuna responsabilità da parte di persone rimaste in vita. Angela Caramia fino ad una decina di anni fa aveva lavorato come insegnante presso una scuola'media di Sanremo. Poi aveva smesso per poter assistere la madre. Lei stessa era in cura presso il dottor Franco Carella per una forma di anoressia causata da un forte esaurimento nervoso. Il dolore per la situazione famigliare le impediva di mangiare e smagriva a vista d'occhio. Cinque colpi di pistola esplosi con una Mauser 7,65 parabellum. Tutti letali. Nessuno nel palazzo ha sentito le esplosioni. Evidentemente il dramma si è consumato nel pomeriggio di domenica, mentre i genitori riposavano e quasi tutti gli inquilini dello stabile erano al mare. La Mauser, regolarmente denunciata, era intestata al padre. L'aveva acquistata anni prima per difesa personale. La famiglia Caramia era molto conosciuta a Sanremo. Una famiglia agiata e stimata da tutti. «Ci si incontrava per le sc'ale, in ascensore; ci si scambiava un saluto; gente davvero pei bene. Chi l'avrebbe mai immaginata una fine così tragica» è il commento dei vicini di casa. Angela Caramia era esaurita. Forse già da tempo meditava di porre fine alla sofferenza dei genitori e di farla finita anche se negli ultimi tempi si sforzava di sorridere quando incontrava qualcuno. Quattro lettere, quasi tutte uguali: due per i cugni, una per la zia, una infine per un amico. In tutte chiede perdono: «Non ce la facevo davvero più». Gian Piero Moretti

Persone citate: Angela Caramia, Caramia, Francesco Caramia, Franco Carella, Giovanna Peri, Mauser, Paolo De Panis

Luoghi citati: Francia, Sanremo