Atene, segreti al rogo

Atene, segreti al rogo GRECIA Distrutti i dossier nell'anniversario della guerra civile Atene, segreti al rogo «E' l'inizio della riconciliazione» ATENE. Su ordine del governo sono state bruciate pubblicamente tutte le schede — circa 16 milioni — che i servizi segreti greci hanno compilato negli ultimi quarant'anni sulle convinzioni politiche di privati cittadini. La distruzione pubblica dei dossier segreti, ordinata dal governo di coalizione dei conservatori di Nuova democrazia e del partito comunista, è considerata una piova tangibile dell'avvenuta riconciliazione nazionale, nel quarantesimo anniversario della fine della guerra civile, in cui morirono oltre 300.000 persone. «La distruzione delle schede ha messo fine ai fattori che facevano ancora sopravvivere le divisioni ereditate dalla guerra civile. Era un'azione necessaria per arrivare ad una riconciliazione nazionale», ha dichiarato un portavoce del ministero della Giustizia. Le schede, portate su camion presso un'acciaieria situata alla periferia di Atene, sono state distrutte in un altoforno. Quarant'anni fa, il 29 agosto 1949, sul monde Grammos, alla frontiera albanese, gli ultimi combattenti dell'«esercito democratico», l'esercito del partito comunista greco (Kke), consegnavano le loro armi prima di partire per l'esilio, la maggior parte in Albania, altri in diversi Paesi comunisti dell'Est e in Unione Sovietica. Era la fine di una guerra di tre anni nel corso della quale, appena finita la resistenza contro gli occupanti tedeschi, dei greci avevano ripreso le armi contro altri greci. Secondo cifre ancor oggi controverse, più di 60 mila partigiani, guidati, durante la maggior parte del conflitto, dal generale Markos Vafiadis, hanno partecipato alla guerra, dalla parte comunista. Un ingente numero erano donne. Di fronte a loro, un esercito di 200 mila soldati governativi finanziati con una somma pari a quasi il 45 per cento del bilancio del Paese. Secondo le valutazioni dell'esercito governativo, 38.220 soldati dell'esercito democratico trovarono la morte, mentre 15.969 soldati delle for¬ ze governative furono uccisi e 37.557 feriti. Il Parlamento deve prossimamente adottare, con una procedura di urgenza, una legge sulla «eliminazione delle conseguenze della guerra civile». Il progetto vieta di parlare di «ribelli» per quanto concerne l'esercito democratico e di «guerra di ribellione» per la guerra civile. Prevede la reintegrazione nei loro diritti a ricevere la pensione per i superstiti del conflitto. La distruzione dei dossier non ha però ricevuto consensi unanimi. Gli storici temono di veder andare in fumo preziose testimonianze su vino dei periodi più critici della storia contemporanea greca. Inoltre il governo è attaccato, da destra come da sinistra, da coloro che rifiutano di dimenticare il passato. Per i socialisti che promisero di distruggere i dossier quando erano al potere ma non rispettarono la promessa, Nuova democrazia vuole eliminare ogni traccia del suo «passato anti-democratico, autoritario e colpevole». [Ansa-Afp]

Persone citate: Markos Vafiadis

Luoghi citati: Albania, Atene, Grecia, Unione Sovietica