Qui Voyager: su Tritone fiocchi di neve rosa di Francesco Grignetti
«Neppure Noè salverebbe gli animali» Allarme degli zoologi riuniti a Roma: ogni anno si estinguono 5 mila specie, uccise dall'uomo «Neppure Noè salverebbe gli animali» In Europa scompaiono i bisonti, in Siberia i ghepardi ROMA. «Abbiamo fatto di tutto per salvare gli ultimi ghepardi siberiani, ma oggi, in piena coscienza, non so dire se ci siamo riusciti. Forse ne sopravvive una coppia, o forse, invece, un esemplare singolo senza futuro. Comunque abbiamo creato una riserva naturalistica nell'area dove sono stati visti l'ultima volta. Abbiamo pensato anche a una possibile reintroduzione: ma il ghepardo africano non può andare bene, e sembrano estinte anche la specie afghana e quella iraniana». Nikolai Vorontsov, studioso di genetica, esperto in fauna della steppa siberiana, è ministro dell'Ambiente in Unione sovietica. Il suo pessimismo sul futuro dei ghepardi siberiani è condiviso dai biologi di tutto il mondo, radunati a Roma in questi giorni in occasione del quinto Congresso internazionale sui mammiferi. Le cifre parlano chiaro: ogni anno si estinguono sul pianeta Terra cinquemila specie animali. Per colpa dell'uomo. Gli scienziati mostrano grafici, confrontano dati, espongono studi. Ma i racconti, in fondo, si somigliano tutti: ogni Paese è alle prese con immani problemi ambientali e gli animali selvatici sono purtroppo i primi a farne le spese. Il ministro dell'Ambiente sovietico racconta gli sforzi dei suoi zoologi per salvare diverse specie animali minacciate di estinzione. «La tigre dell'Ussuri, la famosa tigre delle nevi, è un carnivoro di 380 chilogrammi che vive in Siberia e tra le due guerre era vicina alla sparizione. Si calcolavano appena 20 esemplari. Grazie a una protezione intensiva, con divieto assoluto di uccisione, in trent'anni la specie si è ripresa e negli Anni 70 i miei colleghi di Vladivostok ne hanno censite 180. Ma proteggere la tigre non è facile, anzi. Capita che qualche animale si avvicini troppo ai villaggi o attacchi gli animali domestici e ne faccia strage. Noi non prevediamo rimborsi, ma qualora l'animale si faccia troppo aggressivo, il ministero, da Mosca, può autorizzare la caccia a quell'esemplare. Concediamo il permesso soltanto in caso di motivazioni serie, però». Nicolai Vorontsov parla di animali in via di estinzione e di ecosistema danneggiato, ma il suo discorso funziona anche come storia dell'Unione sovietica, vista da un'angolazione nuova. «Subito dopo la rivoluzione, la popolazione di antilopi Saiga era scesa drasticamente. La guerra civile portava anche la distruzione della natura. Le antilopi, tipiche della zona caucasica, sono scappate verso la Siberia, facendo una migrazione senza precedenti di centinaia e centinaia di chilometri. Con il 1930 e la collettivizzazione dell'agricoltura è diminuita la pressione umana e le Saiga sono tornate indietro. Ma poi è scoppiata la seconda guerra mondiale e le distruzioni sono ricominciate. Oggi ne contiamo almeno centomila. Il pericolo è finito». Di fronte a un successo, però, tanti altri stentano. Gli zoologi polacchi Krasinski e Krazinska, ad esempio, studiano le abitudini sociali degli ultimi bisonti europei. Sono in tutto duecentoventotto esemplari (98 maschi e 130 femmine), confinati nel grande parco naturale di Bialowieza,tra Urss e Polonia: qui, in un habitat ancora integro di praterie innevate e foreste vergini, sopravvivono piccole mandrie di quei bisonti che un tempo pascolavano indisturbati nelle pianure di mezza Europa e che oggi stanno per seguire la sorte dei lontani cugini americani. Ogni inverno, documentano gli studiosi, i bisonti si uniscono in due grandi gruppi. Ma il 50 per cento dei 63 maschi adulti preferisce restare da solo e si riawicina alle mandrie soltanto nella stagione degli amori, in primavera. «La struttura sociale dei bisonti risente più della funzione riproduttiva — concludono i due polacchi — che della ricer¬ ca del cibo». Il futuro di questi immensi ruminanti resta incerto. Il congresso internazionale di Roma è soprattutto un'eccezionale occasione di incontro tra oltre mille studiosi di settanta Paesi. Si tiene ogni quattro anni e questa volta è stato organizzato da due professori dell'università «La Sapienza»: Ernesto Capanna, docente di anatomia comparata, e Luigi Boitani, specialista in zoologia. Dicono i due organizzatori: «In collaborazione con l'Uicn, organismo Onu per la conservazione delle specie animali, e l'Uibs, Unione internazionale di studi biologici.studieremo la genetica, la biologia, l'ecologia, il comportamento e la salvezza dei mammiferi. Ma si avverte un senso di inadeguatezza perché manca il supporto politico necessario affinché gli allarmi lanciati dai tecnici siano seguiti da iniziative concrete». Francesco Grignetti AI Estinzione. Del bisonte europeo sopravvivono 228 esemplari
Persone citate: Ernesto Capanna, Krasinski, Luigi Boitani, Nicolai Vorontsov, Nikolai Vorontsov, Noè
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