«Soltanto un cieco può rinnegare Togliatti» di Fabio Martini

«Soltanto un cieco può rinnegare Togliatti» Il prof. Spallone, già medico del leader pei, accusa il partito e la censura dell'Unità «Soltanto un cieco può rinnegare Togliatti» Ma il quotidiano replica: quell'articolo era insolente ROMA. «Se Foa non lascia subito l'Unità, io dopo 53 anni mi dimetto dal partito». Mario Spallone, 72 anni, già medico di Palmiro Togliatti, è furibondo. «Questa vicenda squallida è iniziata quando ho mandato all'Unità il mio articolo su Togliatti. Il direttore D'Alema era in ferie e il condirettore Renzo Foa mi ha fatto sapere, da una delle segretarie, che lui non era d'accordo sulla pubblicazione. Mica mi ha detto che non c'era spazio o doveva sentire. No, ha deciso lui, il capatàz. Allora ho deciso di mandare l'articolo al Corriere della Sera)). Ad accendere l'ira del prof. Spallone è stato il saggio di Biagio De Giovanni, pubblicato domenica scorsa dall' Unità. Un saggio che ha "'nterrotto il tradizionale «continuismo» nei giudizi del pei sul leader. «E' giusto dire che siamo oggi, come partito, assai al di là aella sua eredità», ha scritto De Giovan¬ ni, rimproverando a Togliatti un coinvolgimento, sia pure parziale, nello stalinismo. Nell'articolo respinto dall'Unità Spallone muoveva essenzialmente due rimproveri. Una nuova «svolta avviene al di fuori di ogni forma di consultazione del comitato centrale, nel solco di una nuova autocrazia». Inoltre: il nuovo corso condurrebbe «un gioco al massacro» e di questo passo «dovremo ammettere che il pei di oggi poggia sul vuoto». Per Spallone è vero il contrario: «Quello che c'è da salvare nei 60 anni di storia del pei è dovuto proprio a Togliatti». «Non esiste nessun giornale che pubblica sempre tutto ciò che gli arriva — ha replicatop ieri Foa —. La storia è andata proprio come l'ha spiegata Spallone. E non vedo che motivo vi sia per gridare allo scandalo. Abbiamo semplicemente operato una scelta, come acca¬ de per qualsiasi articolo di qualsiasi genere». Un comunicato dell'Unità però precisa: «Essere aperti a tutte le opinioni non significa consentire che la polemica degradi nell'insolenza. Per questo motivo l'articolo non è stato considerato adatto alla pubblicazione». Spallone sbotta: «Mi hanno telefonato da tutta Italia. Un vecchio operaio di Genova mi ha detto: lei ha fatto di tutto per salvare Togliatti dall'attentato di Pallante e ora sta zitto?». Ma la sua iniziativa è piaciuta al vertice del partito? «Ho avuto l'assenso di molti dirigenti». Di chi? «Di molti. Io ho le mani pulite, ho dato il sangue, sono stato rinchiuso in carcere, mio fratello è stato condannato dal Tribunale speciale del fascismo a 17 anni». Ma cosa non le va giù dell'articolo di De Giovanni? «Quello è un articolo balordo, da analfabeta. Solo un ignorante, un cieco può scrivere certe cose, non capire chi è stato Togliatti. Non va giudicato quando era a Mosca. In quegli anni si poteva sparire dalla circolazione». Sì, ma nel 1944 Togliatti è tornato in Italia... «Sono gli anni della svolta di Salerno, del voto alle donne, dell'articolo 7 del Concordato, anni in cui, non dimentichiamolo, c'era gente che diceva: Stalin ci ha tradito perché si è fermato a Trieste. Ho fatto il medico dopo la guerra e lo so che c'era gente che teneva la foto di Stalin dietro la porta, accanto a quella della Madonna. No, Togliatti è stato grande, il più grande statista italiano dopo Cavour. Noi oggi viviamo di rendita». Ma possibile che Togliatti non abbia mai sbagliato? Sono in molti a sostenere che se nel '56 il pei avesse condannato l'invasione sovietica in Ungheria, forse l'Italia non sarebbe l'unico Paese occidentale a non aver ancora sperimentato alternanza al governo. O no? «No. I panni sporchi si lavano in famiglia. Kruscev l'ho ammirato, ma il giorno che ha fatto quello che ha fatto, ha detto peste e vituperi sull'Urss, ha commesso un grande errore». Quindi, secondo lei, il saggio pubblicato sull'«Unita» segna una svolta senza ritorno nel giudizio del pei su Togliatti? «Ci avevano già provato, a Civitavecchia. Ora hanno fatto una direzione di cinquanta persone. Dieci saranno bravi, ma gli altri quaranta? Stanno lì, ad alzare la bandiera. Ma il dibattito su Togliatti non è affatto chiuso». Fabio Martini Mario Spallone, in primo piano, con Togliatti e la lotti