«Rapito dall'lntifada» di F. A.

«Rapito dall'lntifada» «Rapito dall'lntifada» L'esercito d'Israele libera il gioielliere TEL AVIV i NOSTRO SERVIZIO ! Reparti dell'esercito israeliano sono riusciti a liberare ieri il ! gioielliere Shaul Mishania rapito mercoledì a Tulkarem, in Ci\ sgiordania, da due giovani palestinesi col volto coperto da ; «keffyeh» e armati di scuri, coltelli e cacciavite. L'uomo, che ha fatto ritorno indenne a casa, è stato ritrovato nel villaggio di Abush — a ■ pochi chilometri dal luogo in i cui era stato prelevato — na\ scosto entro un pozzo d'acqua j in disuso. «Ho offerto ai miei ; carcerieri oro e gioielli perché mi rilasciassero ma loro mi - hanno risposto: "Ci servi tu", ha raccontato». Uno dei sequestratori è stato catturato, continua la caccia degli altri due. Funzionari israeliani impegnati nell'inchiesta ritengono possibile che il crimine sia stato : concepito da attivisti dell'Intifada collegati a correnti della sinistra radicale o islamiche. Il rapimento di un cittadino 1 israeliano, senza precedenti in quasi due anni di rivolta, ha suscitato il massimo allarme nelle alte gerarchie dell'esercito perché giungeva dopo due settimane di manifestazioni particolarmente violente e seguiva di pochi giorni l'accoltellamento di un altro ebreo nella vicina cittadina di Jenin. Il generale Yitzhak Mordechai, comandante della «zona militare centrale», ritenendo di essere di fronte a un inasprimento dell'Intifada che andava stroncato sul nascere, ha ordinato perlustrazioni senza precedenti che prevedevano anche la possibilità, in casi estremi, di sgomberare interi quartier! e villaggi. Ieri, nell'annunciare alla radio militare il ritrovamento del gioielliere, la sua voce tradiva euforia ed emozione. Per quarantott'ore, centinaia di soldati israeliani hanno impedito qualsiasi spostamento nel raggio di 15 chilometri attorno alla cittadina di Tulkarem, mentre agenti dei servizi di sicurezza interrogavano i commercianti arabi che avevano avuto contatti con il gioiel¬ liere israeliano. Giovedì le indagini hanno avuto nuovo impulso con il ritrovamento del camioncino Peugeot usato dai rapitori (era stato dato alle fiamme per cancellare qualsiasi tracciai e con l'arresto, rivelatosi decisivo, di un giovane residente ad Abush. Dalle prime indagini è emersa l'ipotesi che attivisti dell'Intifada della zona di Tulkarem abbiano raccolto l'appello di inasprire la rivolta lanciato dal recente congresso di Al Fatah a Tunisi, decidendo di rapire un israeliano. Mishania dev'essere sembrato loro la vittima adatta, perché visitava di frequente la zona portando con sé forti somme di denaro che avrebbero potuto costituire un insperato contributo al finanziamento di future operazioni. Non si esclude che i rapitori intendessero avanzare richieste politiche per il suo rilascio e che siano stati bloccati dal coprifuoco imposto sull'intera zona. Sei mesi fa due soldati israeliani erano stati rapiti mentre facevano ritorno alle loro abitazioni con l'autostop. Di uno non è stato possibile trovare alcuna traccia, dell'altro si è appurato che fu ucciso con un proiettile alla nuca poco dopo il suo rapimento ad opera di palestinesi della striscia di Gaza, mai identificati. Gli investigatori ritengono dunque che i rapitori di Mishania volessero negoziarne la liberazione e notano con preoccupazione la somiglianza fra il loro modo di agire e quello degli hezbollah libanesi. La situazione nei territori occupati resta molto calda. Nella striscia di Gaza sono state demolite ieri mattina le abitazioni di quattro palestinesi accusati di avre compito rappresaglie (fino all'omicidio) contro alcuni «collaborazionisti». Taysir Aruri, uno dei quattro, ha presentato appello contro il provvedimento d'espulsione decretato nei suoi confronti dalla magistratura israeliana, chiedendo perlomeno di essere inviato in un Paese europeo e non in Libano, «dove la mia vita sarebbe in pericolo». [f. a.]

Persone citate: Fatah, Shaul, Yitzhak Mordechai

Luoghi citati: Abush, Gaza, Israele, Libano, Tel Aviv, Tunisi