La Cascina della discordia di Fabio Martini
La Cascina della discordia La Cascina della discordia Dalle mense per studenti ai ristoranti di lusso ROMA. Quelli della «Cascina» hanno sempre avuto una grande vocazione: il pane e coperto. Iniziano in sordina, undici anni fa, in un locale vicino alla stazione Termini: preparano pasti caldi per gli studenti fuori sede. Una specie di Eden in confronto alla squallida mensa universitaria di allora. Ma da quei tempi pionieristici, «La Cascina» ne ha fatta di strada. In pochi anni, grazie al volontariato dei suoi giovani, alla managerialità dei «capi» e alle protezioni politiche, è diventata un gigante della ristorazione: 30 miliardi circa di fatturato, centinaia di dipendenti, «commesse» a Milano, Roma, Siena, una quota di partecipazione (10%) nel settimanale Il Sàbato. Una piccola potenza, costruita con tenacia, anche se macchiata da qualche spiacevole infortunio.. L'ultimo in occasione dello scandalo delle mense a Roma: l'incriminazione per truffa aggravata e interesse privato in atti d'ufficio del presidente della cooperativa Raimondo Pietroletti. Nel libro bianco su De Mita diffuso al meeting di Rimini, proprio alla «Cascina» il Movimento popolare ha dedicato un capitolo al vetriolo, che ha scatenato una raffica di polemiche. Secondo i «ciellini», la loro cooperativa sarebbe stata vittima di una «guerra cieca quanto assurda», scatenata in tandem dall'ex presidente del Consiglio e dal pei. Il capitolo si intitola, significativamente, «Il gigante e la Cascina». Ma la cooperativa è davvero la piccola e indifesa vittima di un complotto? Dopo l'esordio, nel 1978, con la mensa pe?, i fuori. sede, «La Cascina» riesce ad entrare nel grande giro solo nell'estate del 1984, quando l'Opera universitaria della «Sapienza» indice la gara d'appalto per la mensa degli studenti. Commissario straordinario dell'Opera e presidente della commissione giudicante è Aldo Rivela, amico dell'andreottiano sbardella che, a sua volta, è il gran patron del Movimento popolare. Alla gara, sorprendentemente, partecipa soltanto «La Cascina», che, naturalmente, la vince. I criteri della gara? Quanto meno discutibili. La mensa — chiede il capitolato — deve trovarsi in una determi nata area. Guarda caso, proprio quella dove «La Cascina» ne ha una. Due consiglieri regionali del pei, in un'interpellanza, chiedono «se tale condizione non può aver trasformato la gara in una trattativa privata». Passano pochi mesi e «La Cascina» partecipa alla gara per la gestione delle mense della se conda università, quella di Tor Vergata. Anche in questo caso a capo della commissione c'è Aldo Rivela. Si aprono le buste l'offerta della coop «ciellina» è di circa 400 lire più alta delle società concorrenti. Rivela annulla la gara e poco dopo si dirilette. L'Opera universitaria cambia sistema di assegnazione e introduce la trattativa privata. Sono confermate le società che già gestivano il servizio: una è proprio «La Cascina». Nel frattempo, il Campidoglio cambia gestione. Nel 1985, dopo 9 anni di «quaresima», la de torna alla guida del Comune. Le cooperative di Mp (di cui «La Cascina» è capofila) guardano con interesse alle mense scolastiche comunali: circa 80.000 pasti al giorno, 70 miliardi l'anno. E hanno tutte le carte in regola per entrare in gioco: dispongono oramai di una struttura affidabile (hanno mense anche all'Alitalia e al Politecnico di Milano) e soprattutto possono contare su un argomento molto forte: la gestione delle mense scolastiche avviata nell'ultima fase delle giunte di sinistra e potenziata dal nuovo sindaco Signorello è poco trasparente e favorisce, col sistema della trattativa privata, ditte vicine ai partiti di sinistra, in particolare il psi. Ma Signorello resiste. Della «Cascina» non ne vuole sapere. E' proprio in questo periodo (il 29 gennaio 1986) che una delegazione del Movimento popolare si presenta da De Mita per ottenere «un atteggiamento di non belligeranza». Ma, secondo quanto raccontato nel libro bianco del Mp, anche De Mita da questo orecchio non ci sente e risponde: «Come segretario de, il mio compito è stabilire regole che valgano per tutti». Ma il 7 agosto 1988 sale sulla vetta del Campidoglio un sindaco amico: Pietro Giubilo. Una delle prime cose di cui si occupa sono proprio le mense. Per garantire il servizio all'inizio dell'anno scolastico, il sindaco indice ad ottobre una gara «informale» a trattativa privata. Il presidente della commissione aggiudicatrice si dimette «per contrasti su questioni giuridiche». Gli subentra, a sorpresa, lo stesso Giubilo. Cinque dei sedici lotti sono assegnati a quattro ditte vicine al Movimento popolare, tra cui «La Cascina». Il 18 marzo scorso, dopo una denuncia dei comunisti, il giudice Armati incrimina per interesse privato in atti d'ufficio Giubilo, per aver condotto la gara in modo da favorire le coop «amiche». Il presidente della «Cascina» è incriminato con l'accusa di truffa ai danni del Comune. Intanto «La Cascina» si è lanciata nella ristorazione di lusso. Il nome del locale aperto ai Parioli dice tutto: Giulio II. Fabio Martini
Persone citate: Aldo Rivela, De Mita, Giubilo, Pietro Giubilo, Rivela, Signorello
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