De Mita e i suoi pronti allo scontro di Alberto Rapisarda

De Mita e i suoi pronti allo scontro Nel consiglio nazionale de la resa dei conti può portare alle dimissioni del presidente De Mita e i suoi pronti allo scontro Tabacci: «Incolmabile la distanza con i nuovi dirigenti» ROMA. Nel suo ritiro di Nusco Ciriaco De Mita continua a tacere alimentando la «suspense» sulle sue reali intenzioni: lascerà o no la presidenza del consiglio nazionale de, dopo aver perso la segreteria del partito e la guida del governo? Ad ascoltare l'analisi della situazione della de che fa Bruno Tabacci, imo dei più brillanti «colonnelli» demitiani, già presidente della Regione Lombardia «dimissionato» per le pressioni del psi, pare proprio inevitabile che De Mita lasci anche l'ultimo incarico di partito. «Al consiglio nazionale la sinistra dovrà prendere atto di quello che emergerà. La distanza tra la nostra politica e quella degli altri dirigenti de è incolmabile». Lei ha parlato ultimamente di questi problemi con De Mita? Sì. Io non sono certo l'interprete di De Mita. Ma penso che potrebbe dire qualcosa di molto simile a quello che penso io. E allora ascoltiamo l'analisi di Bruno Tabacci, che ha avuto sei mesi più degli altri per riflettere sulle tendenze interne della de. Perché il suo «dimissionamento» dalla presidenza della Regione Lombardia imposto dal psi ed accettato dalla de, fu una sceneggiatura destinata a ripetersi con De Mita. Lei lo aveva detto al segretario? Sì, gli avevo detto che poteva finire così anche per lui. E lui? Lui fece gli scongiuri. Sperava che la profezia non si avverasse. E invece, mentre pensavamo ai nostri assetti interni, non ci rendevamo conto che eravamo diventati il punto debole sul quale Craxi poteva premere con più facilità. Cosa addebita alla nuova guida del partito? Craxi era in un angolo dopo il deludente risultato delle elezioni europee, e la de lo ha aiutato ad uscire accettando di dargli la testa di De Mita. Dico che possono averlo fatto anche con la speranza, sotto sotto, che Craxi si rabbonisca, che cambi il suo disegno di alternativa. Ma Craxi non cambia. Pensa che la de non ci abbia guadagnato nulla? Il problema vero è che ora la de trasmette all'esterno una sensazione di rassegnata contemplazione del suo passato, sembra che non crediamo più nemmeno noi al nostro ruolo. Molti, anche per ragioni anagrafiche, pensano che non ci sia futuro per la de. E quale è il futuro, secondo lei? Le elezioni europee sono andate male. Abbiamo perso quasi due milioni di voti e l'abbiamo giustificato con argomenti incredibili. Alle elezioni di Roma si teme un tracollo. E le previsioni per le amministrative di aprile non sono affatto buone. Quello è lo snodo al quale ci attendono i socialisti. Per dopo pensano ad elezioni anticipate e a una nuova presidenza Craxi. Di questi problemi, sino ad ora, hanno parlato poco i suoi colleghi della sinistra de. Si è fatto un po' di polverone attorno ai complotti, a fatti personali, a patti traditi. E' roba fuorviarne dal problema vero. Un giudizio su Giulio Andreotti? Con De Mita segretario e presidente del Consiglio, si capiva che il governo era della de. Oggi la gente sente che il governo è di Andreotti. In conclusione, lei propone alla sinistra di uscire dalla maggioranza, pronta a chiedere una verifica dopo le elezioni amministrative? Bisogna dire subito, col dovuto anticipo, che questa linea ci porta in un vicolo cieco, perché detto dopo non avrebbe più senso. Alberto Rapisarda

Luoghi citati: Lombardia, Nusco, Roma