La Kodak si è fermata di Flavia Amabile
La Kodak si è fermata Cadono gli utili, din mi ii mio il taglio di 4^00 posti La Kodak si è fermata A Wall Street si parla di scalate MILANO. Stranamente alla Kodak negli ultimi tempi non parlano volentieri di sviluppo. Dopo un forte calo negli utili del secondo trimestre di quest'anno, la società statunitense che si occupa del settore fotografico ha annunciato un taglio di 4500 posti di lavoro, pari al 3% dei propri dipendenti, una ristrutturazione dei salari che dipenderanno maggiormente dai risultati della società, una riduzione del 40% degli stipendi a livelli dirigenziali e la vendita di alcuni settori di attività. La Eastman Kodak, Co., infatti, è presente in diverse aree. Oltre al settore fotografico, ha fra i suoi interessi i sistemi informativi, le arti grafiche, la divisione copiatori, le radiografie e le analisi cliniche. A quale di queste aree si riferiva l'annuncio? Dalla Kodak non sono arrivati grossi chiarimenti. Di preciso si sa solo che si tratterà di attività con un giro d'affari per più di un miliardo di dollari. «Disinvestiremo in quei settori che non consideriamo strategici per il nostro sviluppo o tali da generare profitti di una certa entità», ha affermato il presidente della multinazionale Colby H. Chandier. Il tutto per un risparmio totale di 400 milioni di dollari l'anno. A Wall Street però questa dichiarazione ufficiale non è bastata. «Questo piano è insufficiente», sostiene Alex Hendeison, analista della PrudentialBache Securities. «Non è la massiccia ristrutturazione che il mercato attendeva». E, sulle unità da mettere in vendita, Henderson sembra più propenso a credere che saranno le attività minori le più colpite. Si tratterebbe, cioè, di quelle che si occupano dei «microfilm, dei video professionali e delle attività finanziarie». Mentre si diffondevano tra gli operatori notizie molto diverse tra loro sulla multinazionale, in Borsa la temperatura saliva. Le quotazioni del titolo sono aumentate di un dollaro nella sola giornata di mercoledì. Ma è già da un po' di tempo che sul titolo c'è una certa tensione. Da metà maggio per la precisione. Da quando, cioè, la quotazione delle azioni è balzata da 42 a più di 50 dollari. E tra gli operatori circola il forte sospetto che dietro questo rialzo ci sia lo zampino di qualcuno Ma di ohi? La Kodak — sostengono gli esperti fa gola a parecchi. Il primo della lista è Cari Icahn, il finanziere statu- nitense protagonista di diverse scalate. La multinazionale avrebbe tutti i requisiti preferiti da Icahn: ampia possibilità di ridurre le spese, profitti in calo e attività sottostimate. Sono in molti, però, a scommettere anche su un acquisto di un ramo delle attività della Ko ciak da parte della Polaroid. La società di Rochester (N.Y.) ha, infatti, un vecchio conto da regolare con la Polaroid per una questione di violazione di brevetti. Ed è stata condannata dal tribunale distrettuale di Boston a pagare una somma che dovrebbe aggirarsi intorno a un miliardo e mezzo di dollari, all'incirca il valore delle attività che la società ha annunciato di voler mettere in vendita. Gli altri due nomi che sono stati fatti sono quelli della- General Electric e della Walt Disney. Con la multinazionale dei fumetti la Kodak ha recentemente firmato un contratto e si è aggiudicata l'esclusiva per 15 anni della vendita di pellicole, batterie e macchine fotografiche nei parchi di divertimento della Walt Disney. L'annuncio del piano di ristrutturazione della Kodak non ha colto di soipresa gli operatori. Si tratta, infatti, del quarto programma del genere approvato nel giro degli ultimi sei anni. A quanto pare, però, i risul- tati si fanno attendere. Le difficoltà della società sono di due tipi. Nel mese di giugno sono state affrontate quelle gestionali, con un indebitamento di chea 225 milioni di dollari che ha fatto calare dell'84% gli utili del secondo trimestre del'89. Era il primo passo verso il piano di riduzione delle spese annunciato nei giorni scorsi. Le modifiche introdotte prevedevano la fusione delle attività di photofinish, dei prodotti fotografici e video di largo consumo, in un'unica divisione. Alla Kodak assicurano che con questa razionalizzazione della gestione delle attività si arriverà a una riduzione del 15% dei costi. Più complesso è il discorso sui problemi finanziari. Negli ultimi mesi il grosso spauracchio della Kodak è stato l'apprezzamento del dollaro. Con un dollaro più caro i prodotti diventano poco competitivi nei Paesi stranieri. E per una multinazionale che ha un forte volume di vendite in tutto il mondo e circa il 40% del fatturato che viene dall'estero significa rinunciare ad una buona parte di utili. I dirigenti della Kodak ammettono, infatti, che le entrate nell'89 non saranno eccezionali. Flavia Amabile IL MERCATO DELLA PELLICOLA IN ITALIA [DAT11988 IN PERCENTUALE] «KODAK1
Persone citate: Alex Hendeison, Colby H. Chandier, Henderson, Icahn, Walt Disney
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