ll ruggito di Pesenti

Il ruggito di Pesenti Nella calda estate di Borsa anche l'impero del cemento si trasforma, a settembre novità per la Tosi Il ruggito di Pesenti Più finanza per il gruppo MILANO. Il torrido listino di agosto continua a proporre nuovi casi finanziari. Un giorno è la volta dell'assetto azionario del gruppo Orlando, poi dei misteriosi attacchi alla Pirelli, quindi del buy-back dell'Ifi. E mentre, sullo sfondo, continuano le manovre, forse giunte alle battute finali, attorno alla Mondadori, già si preannunciano intriganti trame sulle sorti della Sme, la finanziaria alimentare dell'Iri, e si scommette sul prezzo di collocamento di Enimont. Piazza Affari, dunque, trascorre un'estate alla grande: non solo ha battuto in quanto a rialzo le altre migliori piazze finanziarie internazionali, ma ha gettato le basi per un autunno che si preannuncia incandescente. In questa bagarre finanziaria sono rimasti coinvolti anche i titoli del gruppo di Giampiero Pesenti, tradizionalmente considerati i pachidermi del listino per la loro lentezza a muoversi. Eppure, proprio l'Italmobiliare, l'Italcementi e, soprattutto, la Franco Tosi hanno registrato nelle ultime settimane performances inusuali. La holding Italmobiliare, dalla metà di luglio ad oggi, ha guadagnato circa il 12% e l'Italcementi quasi il 17%. Nelle ultime due riunioni poi è scoppiata la Tosi, antica fabbrica elettromeccanica di Legnano, alle porte di Milano, assurta nell'ultimo anno all'onore delle cronache perché Pesenti ha deciso di cedere le attività industriali, tenendosi le azioni della società, al colosso svizzero-svedese Asea Brown Boveri. Ieri la Tosi è salita di quasi il 9%. Perché? La spiegazione è proprio nell'intesa con l'Abb, che prelude a nuove mosse dell'imprenditore bergamasco. Il prezzo di vendita delle attività industriali all'Abb non è stato ancora definito. E' stato nominato un collegio arbitrale per la fissazione del valore che, secondo stime correnti, dovrebbe oscillare tra i 300 e i 400 miliardi. Ora, incassando questa cifra la Tosi, che già dispone di liquidità per almeno 200 miliardi, si troverebbe a disporre di mezzi finanziari per circa 600 miliardi. Come li investirà Pesenti? Punterà a mantenere in vita la Tosi destinandola a nuovi settori industriali o alla finanza? Secondo un'opinione molto diffusa sul mercato, alla base del vistoso rialzo di questi giorni, Pesenti intende fondere la Tosi nella capogruppo Ital mobiliare, garantendo così alla holding una disponibilità enorme da utilizzare per investi menti finanziari e per acquisi zioni nel settore del cemento che, come ha confermato di recente lo stesso Pesenti, rimane il «core-business» del gruppo. Ma questa della fusione i un'ipotesi al momento smenti ta dai vertici del gruppo. E allora cosa vuole fare? Che il presidente del gruppo bergamasco abbia intenzione di mettere mano alla Tosi non è solo un'i potesi. Anzi. Per il 13 settembre prossimo, infatti, ha convocato l'assemblea degli azionisti della Tosi per alcune deliberazioni ordinarie e straordinarie. L'or dine del giorno prevede, oltre alla nomina di un amministratore, anche l'adozione di un nuovo statuto sociale con la modifica dell'oggetto sociale, della durata della società e la soppressione della limitazione della delega ad altro socio. Se si esclude il progetto di una fusione nell'Italmobiliare (che detiene il 63% della Tosi), queste modificazioni sono destinate a dotare la società degli strumenti per puntare su nuove attività. Si potrebbe, insomma, pensare a una metamorfosi della Tosi da holding con partecipazioni elettromeccaniche e siderurgiche a una finanziaria pura, con interessi nelle assicurazioni, banche, editoria. In attesa che vengano ufficializzate le novità del gruppo leader in Italia nella produzione di cemento (copre quasi il 50% del mercato), bisogna sottolineare il recente dinamismo di Giampiero Pesenti e la validità della sua strategia. Attualmente Pesenti punta su due linee: accrescere la sua presenza all'estero nel settore cementiero, sviluppare ulteriormente i business finanziari. Per quan- to riguarda il cemento ha realizzato con l'Unicem (gruppo Fiat) l'acquisizione della River Cement negli Stati Uniti, ma l'obiettivo è di trovare qualche buona occasione in Europa. In Italia, poi, continua la collaborazione col gruppo Ferruzzi nella Calcestruzzi, mentre rimane aperto il caso Cementir. Se Uri dovesse davvero decidere di cederla si riaprirebbe l'asta alla quale certamente parteciperebbe l'Italcementi. Sul fronte finanziario Pesenti si muove coi piedi di piombo, ma ci sono grandi progetti nel cassetto. Negli ultimi anni il successore di Carlo Pesenti ha dovuto ingoiare bocconi amari, vendendo la Ras assicurazioni e due banche, l'Ibi e la Banca provinciale lombarda, proprio per coprire gli enormi buchi ereditati. Nell'ultimo anno, invece, il «giovane Pesenti», che ha ormai 58 anni ed è due volte nonno, è diventato uno dei grandi privati azionisti di Mediobanca (nonostante le tensioni con Uri che non ha gradito il suo accordo con l'Abb anziché con l'Ansaldo) ed ha assunto la presidenza della Gemina, succedendo a Cesare Romiti. Nella Gemina, inoltre, ha raddoppiato la sua partecipazione dal 2,5% al 5%. Proprio da queste mosse si comprende la vera natura della silenziosa rivoluzione condotta da Pesenti nel suo gruppo, da quando nell'84 è succeduto al padre Carlo. La trasformazione più importante, infatti, è rappresentata dal ribaltamento degli orientamenti strategici del gruppo che prima, sotto l'arcigna guida di Carlo, si limitavano ad avere come riferimento la potente e controversa finanza cattolica e ora, con l'avvento di Giampiero, si allargano, senza timori, alla finanza laica. Naturalmente oggi è diventato un esercizio quasi inutile, forse solo accademico, distinguere tra finanza cattolica e laica, ma è innegabile che le alleanze dei Pesenti siano vistosamente mutate negli ultimi anni. Giampiero, insomma, ne ha fatta di strada da quando, nel 1958, venne assunto nello stabilimento di Monselice a 57.000 lire al mese. Non poteva usare l'auto, perché il padre, allora proprietario della Lancia (poi ceduta alla Fiat) diceva che era «sconveniente» verso i colleghi d'ufficio. Oggi i Pesenti sono arrivati alla terza generazione. Pochi mesi fa, infatti, ha iniziato a lavorare presso l'Italcementi Carlo junior, 26 anni, figlio di Giampiero. Il giovane, laureato in ingegneria meccanica, è stato assunto come impiegato di seconda categoria. Lo stesso livello al quale aveva iniziato il padre Giampiero, più di trent'anni fa. E' la legge non scritta dei Pesenti. Rinaldo Già noia Giampiero Pesenti, in questi giorni i valori del suo gruppo sono al centro dell'attenzione a Piazza Affari L'IMPERO PESENTI CHE COSA C E' NEL GRUPPO [PARTECIPAZIONI IN PERCENTUALI] CEMENTERÀ DI SARDEGNA 76,6% CEMENTERIE SICILIANE 76,6% CALCESTRUZZI SPA 26,6% FRANCO TOSI SPA 65,5% ABB TECNOMASIO SPA 30% ss GIE SPA 33,3% I L' EDITRICE ROMANA SRL 50% POLIGRAFICI EDITORIALE SPA 2% FALK SPA BURG0 SPA 12,8% 2,81% GEMINA SPA 5,15% MITTEL SPA 10,5% MEDIOBANCA 2% FINANZIARIA EDITORIALE SPA 20%

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