In ospedale Verdiglione migliora

In ospedale Verdiglione migliora Milano: lo psicanalista collabora coi medici, l'anoressia gli ha fatto perdere 27 chili In ospedale Verdiglione migliora Battaglia legale per la richiesta di sospensione della pena MILANO. «Delle polemiche e questioni che sono state sollevate al di fuori di quest'aula, nulla qui deve entrare»: così, ieri mattina, al palazzo di giustizia, il presidente dell'ufficio di sorveglianza, Danzi, ha aperto la sua relazione sul «caso Verdiglione». Condannato a poco più di 4 anni per truffa e circonvenzione d'incapace — con sentenza passata in giudicato — lo psicanalista è tornato in carcere il 5 luglio scorso, per ultimare il periodo detentivo, circa un anno e mezzo. Per motivi di salute (martedì scorso è stato ricoverato a Niguarda), ha chiesto che la pena sia sospesa o, in subordine, siano concessi gli arresti domiciliari. Su queste istanze, la corte si è riservata di decidere; entro fine settimana, sarà resa nota la decisone. Fin dall'inizio, le vicende giudiziarie del professor Verdiglione hanno acceso dispute negli ambienti culturali. In que¬ st'ultimo periodo poi, un gruppo di intellettuali come Moravia, Arrabal e Henry-Levy, e di politici come Pannella, hanno parlato di «persecuzione» nei confronti dello psicanalista, definendo le tre sentenze «attentati alla libertà di pensiero». All'udienza, il difensore Gianfranco Maris ha presentato un certificato stilato dai medici di Niguarda e uno scritto dello stesso professore. Nel primo, si afferma che gli accertamenti clinici in corso non permettono allo psicanalista di essere presente in aula; nel secondo, lo stesso dichiara di acconsentire a che l'udienza si svolga in sua assenza. Poi la relazione, curata dallo stesso presidente. Lungo e minuzioso, il rapporto ha ricordato che «il detenuto Verdiglione Armando» ha, due giorni dopo l'ingresso in carcere, avanzato la richiesta di essere ammesso a usufruire dei possibili benefici di legge; che la forma di anoressia di cui soffre lo ha fatto scendere, di 27 chili; che — in base alle relazioni dei medici di San Vittore — ha finora rifiutato fleboclisi e tranquillanti propostigli dai sanitari del carcere, nonché visite specialistiche da effettuare nello stesso stabilimento, acconsentendo invece a quelle di medici di fiducia. Il sostituto procuratore Dello Russo ha quindi dichiarato di essere contrario alla concessione dei possibili benefici di legge, e richiesto una perizia sulle condizioni dello psicanalista. Dopo avere espresso riserve per la genericità della formula legislativa che prevede la possibilità di decidere la sospensione della pena per motivi di salute «particolarmente gravi», l'avvocato Maris ha mostrato di condividere l'impostazione del presidente: Verdiglione, ha affermato, dev'essere trattato come tutti gli altri detenuti, non chiede trattamenti di favore per il fatto di essere un intellettuale. «Ora — ha aggiunto — sta collaborando in tutti i modi con il personale sanitario dell'ospedale di Niguarda, che da lunedì sera gli sta praticando le prime cure che abbia ricevuto da quando sta male. Si stanno anche accertando le cause della impossibilità di alimentarsi, dovuta, secondo i medici, in parte a un'ernia iatale accertata già molto tempo fa e in parte a una grave forma depressiva». «Qualcuno nei giorni scorsi — ha concluso l'avvocato — irresponsabilmente ha parlato di simulazione, ma simulare una perdita di peso di ventisette chilogrammi, rifiutare volontariamente un bicchiere d'acqua dopo un mese di inanimazione, mi sembra al di là di qualsiasi possibilità' umana». Ornella Rota Lo psicanalista Armando Verdiglione

Luoghi citati: Milano, Niguarda