La rabbia di Napoli: Maradona, basta bugie

La rabbia di Napoli: Maradona, basta bugie Reazione unanime dopo il comunicato del campione, una delegazione di tifosi a Buenos Aires per un chiarimento La rabbia di Napoli: Maradona, basta bugie II questore: «Nessuna minaccia camorristica al calciatore» NAPOLI. L'ultimo atto di una «pochade» alla quale la città avrebbe preferito non assistere si conclude negli uffici disadorni della squadra mobile. L'ultima comparsa in scena è del questore Antonio Barrel. Tocca a lui liquidare con poche, lapidarie battute l'ennesima sortita di Diego Maradona che, tra una giornata a pesca e una nottata nei night argentini, giustifica il suo mancato rientro con le presunte minacce camorriste alla sua famiglia. «C'è un complotto contro di me», giura il campione. «Non esistono riscontri obiettivi ai fatti denunciati — replica il questore —. Dopo gli accertamenti svolti è da escludere che la malavita organizzata abbia minacciato il calciatore». Come dire: Maradona è stato informato male nel suo ritiro argentino o, peggio, dice bugie. Giuseppe Fiore, vice capo della squadra mobile, rincara la dose: «Purtroppo la camorra è una cosa seria, e non ha alcun rapporto con questa vicenda. Mi sembra che i problemi di Maradona siano più che altro psicologici». Se davvero di bugie si tratta, questa volta Dieguito l'ha fatta grossa. Persino i suoi fans più accesi cominciano a vacillare. Gennaro Montuori, capo degli «ultras» del Napoli, è un uomo distrutto. «Ma che cavolo c'entra la camorra? — sbotta esasperato —. Mi pare assurdo che Dieguito si comporti così». «Palommella» (così i tifosi della curva B chiamano i loro leader) ha tentato di parlare per l'ennesima volta col «Pibe» in Argen tina. «Mi ha risposto Claudia, la sua compagna. Ma io voglio parlare con Diego. Nelle prossime ore dovrei riuscirci. Vogliamo chiarire questa vicenda direttamente con lui». Mezza città intanto sta perdendo la testa: da Forcella, rione ad alto rischio cammorista, una dele gazione è già partita per l'Ar gentina nella speranza di essere ricevuta da Dieguito in persona; due sindacalisti della Cgil hanno anche chiesto alla magi stratura napoletana di «indaga re sul patrimonio di Diego Ma radona in Italia e all'estero». Il messaggio di Maradona al Na poli è giunto via telex martedì notte. Pochi minuti dopo, una copia è stata consegnata alla polizia da Luciano Moggi. I de tective della questura si sono messi al lavoro. «Lo scopo — spiega il vice questore Giusep pe Fiore — era di verificare tut ti i gravi episodi denunciati nel comunicato». Minacce e aggressioni. «La mia famiglia è stata oggetto di molestie con minacce telefoniche, inseguimenti, fischi e aggressioni come è accaduto durante Napoli-Pisa», scrive Dieguito. Ma perché prima dell'ai tra notte Maradona non ha mai denunciato episodi del genere? «L'unico fatto che ci risulti spiegano in questura — è la contestazione dei tifosi allo sta dio San Paolo in occasione del l'incontro col Pisa. Fischi < qualche improperio furono rivolti al campione e al suo ma- nager Coppola, ma non vi fu alcuna aggressione». Uno strano furto. «La mia famiglia è esposta a gravi rischi» spiega il «Pibe», che racconta un'«inquietante» vicenda: «A luglio ho saputo che sconosciuti sono entrati nell'abitazione di mia sorella a Napoli. Hanno messo sottosopra tutti i mobili e distrutto una parete, ma non hanno rubato nulla». L'incursione nell'appartamento in via Petrarca dei coniugi Maria Maradona e Gabriel Esposito, gaudente «attaché» dell'asso argentino, c'è stata davvero. Ma non a luglio, bensì il nove agosto. L'abitazione fu visitata mentre la famiglia era in vacanza in Spagna. Gabriel Esposito, tornato a Napoli tre giorni fa, conferma: «Non hanno portato via un solo oggetto». Tre televisori, coppe d'argento ed altri oggetti di valore sono rimasti al loro posto. «Probabilmente si è trattato di un semplice tentativo di furto, come spesso accade ad agosto — spiega un funzionario di polizia —. Forse i ladri, che sono stati visti fuggire precipitosamente per le scale da un testimone, sono stati spaventati da rumori sospetti. Sta di fatto che il signor Esposito non è ancora venuto in questura a fare la denuncia. Ha paura? Ma se davvero si è trattato di un avvertimento mafioso, perché è tornato tranquillamente a Napoli?». I vetri infranti. E' questa la più sconcertante delle denunce fatte da Maradona. Secondo lui gli emissari della «malanapoli» hanno fracassato più volte le vetrate della sua casa in via Capece, e poi hanno danneggiato una delle sue quattro auto. «Non solo non abbiamo trovato riscontri a ciò che Maradona sostiene, ma ci sono delle secche smentite». Le macchine (tra cui una Ferrari e una Mercedes) sono custodite in perfetto stato in un garage chiuso a chiave, e non un solo testimone ha mai notato vetri infranti. Il manager. Guillermo Coppola lancia da Baires un'accusa al club azzurro: «La società è sempre state tenuta al corrente di tutti questi episodi». Davanti alle telecamere Moggi ha negato che Ferlaino e compagni sapessero di minacce mafiose contro la famiglia Maradona. La deposizione del general manager è l'ultimo atto dell'indagine sul caso Maradona. Questa mattina la questura invierà un rapporto alla magistratura, il contenuto è scontato. Da Baires, intanto, le agenzie rilanciano l'ennesima sibillina dichiarazione di Coppola: «Diego non esige garanzie da Napoli. Ha voluto solo far sapere i motivi che l'hanno spinto a riflettere su quanto potrebbe accadergli se rientrasse in Italia. E questo "tempo di riflessione" potrebbe finire tra un giorno o tra 15. Ma potrebbe anche fargli decidere di non ritornare più». Fulvio Milone Diego Maradona. Dice il suo manager: «Potrebbe anche non tornare più»