«E adesso consegnateci i 12 re della cocaina» di Andrea Di Robilant
«E adesso consegnateci i 12 re della cocaina» COLOMBIA Washington consegna la lista: ma i boss del narcotraffico sarebbero già fuggiti a Panama e in Nicaragua «E adesso consegnateci i 12 re della cocaina» Cinque arrestati a Bogotà, forse sono gli assassini di Galan NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Gli Stati Uniti premono sulla Colombia per ottenere l'estradizione di almeno 12 grossi narcotrafficanti che sono stati già incriminati dalla giustizia americana. Ma i ricercati sono ancora tutti latitanti e la caccia per stanarli promette di essere molto ardua. Sulla lista consegnata dal ministro della Giustizia, Richard Thornburgh, al governo colombiano, ci sono i nomi di alcuni dei maggiori commercianti di cocaina: fra essi Fabio Escobar, Jorge Ochoa, Gustavo Gaviria, José Orjuela. «Il più grande timore di questi uomini è di essere processati e incarcerati negli Stati Uniti», ha detto Thornburgh. Le autorità colombiane hanno già messo le mani lunedì su Eduardo Martinez Romero, il «tesoriere» del cartello di Me- dellin, accusato dagli Stati Uniti di avere organizzato il riciclaggio di 1,2 miliardi di dollari. Ma la sua cattura — è stato sorpreso mentre trascorreva il week-end in famiglia, nella sua casa di campagna — è stata relativamente facile. L'Amministrazione americana prevede che sarà molto più difficile trovare i veri «pezzi grossi» del cartello della droga. Lo stesso Thornburgh ha riconosciuto che alcuni di loro tenteranno di nascondersi fuori del confine colombiano. Per questo ha chiesto l'aiuto dell'Interpol. Una rete televisiva di lingua spagnola — la Univision — ha dichiarato che il generale Noriega avrebbe offerto asilo a Escobar e Orjuela, mentre Ochoa avrebbe trovato rifugio in Nicaragua. La stessa notizia è stata pubblicata dal «Washington Times». Ma le fonti non sono state rivelate e le autorità americane non hanno confermato quest'ipotesi. In passato, gli americani sono stati spesso frustrati dalla scarsa fermezza dei colombiani nel perseguire i narcotrafficanti. E non dimenticano facilmente il caso clamoroso di Ochoa, uno dei capi del cartello di Medellin: fu arrestato due anni or sono, ma gli Stati Uniti non riuscirono a ottenerne l'estradizione, perché un giudice di Medellin decise che le accuse non erano corroborate da prove sufficienti, e lo lasciò andare. Ma dalla scorsa settimana, grazie a una decisione a effetto immediato del presidente Barco, l'estradizione in Usa dei narcotrafficanti catturati in Colombia diventa molto più facile perché non è più necessario ottenere l'autorizzazione dai tribunali colombiani. L'Amministrazione Bush attribuisce grande importanza a questa novità, sostenendo che riflette una reale determinazione a combattere i narcotrafficanti. Lo stesso Presidente, in vacanza nel Maine, ha detto: «Ho grande rispetto per ciò che Barco sta cercando di compiere e sono certo che si darà da fare per risolvere il problema». L'offensiva lanciata in questi giorni dal governo colombiano procede a ritmo serrato e anche se non ha ancora portato all'arresto dei boss del narcotraffico, ha comunque prodotto risultati con una rapidità inconsueta. La polizia di Bogotà ha annunciato l'arresto di cinque persone sospettate di avere assassinato venerdì scorso Luis Carlos Galan, il popolare senatore del partito liberale, considerato tra i favoriti nelle prossime elezioni presidenziali. E' stata proprio la sua uccisione a scatenare la reazione del governo colombiano. Pochi giorni prima erano state ammazzate altre due figure di spicco nella lotta ai narcotrafficanti, un giudice e un capo di polizia provinciale. Alla fine, questa violenta campagna d'intimidazione ha scosso profondamente l'opinione pubblica, creando le basi per una svolta importante nella lotta al traffico di cocaina. In questi ultimi giorni le autorità colombiane hanno compiuto più di 800 raid e fermato più di 10 mila persone (molte delle quali sono state successivamente rilasciate). Hanno confiscato — secondo il ministero della Difesa — 62 aerei, 18 elicotteri, 30 imbarcazione e 141 residenze usate dai narcotrafficanti. «Il governo colombiano è ormai in guerra», ha commentato un alto funzionario americano a Bogotà, sottolineando la nuova volontà politica di contrastare il potente cartello della cocaina. Andrea di Robilant
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