Michnik critica la repressione

Michnik critica la repressione Michnik critica la repressione «Un diavolo maligno ha fermatogli orologi nelle stanze del governo cecoslovacco» VARSAVIA DAL NOSTRO INVIATO «Nel 1968 potevamo condannare l'intervento armato in Cecoslovacchia soltanto dietro le sbarre delle carceri polacche, oggi per fortuna possiamo ribadire la condanna dalla tribuna del Parlamento di Varsavia». Adam Michnik, storico, deputato, direttore del quotidiano di Solidarnosc «Gazeta», ha dedicato all'anniversario dell'invasione un appassionato editoriale intitolato «Andiamo a Praga con i fiori invece che con i carri armati», l'unico articolo apparso sulla stampa nazionale a commemorare l'avvenimento. In effetti, l'opposizione aveva tentato l'altro ieri di «invadere simbolicamente» la Cecoslovacchia con la manifestazione di fratellanza indetta a Ciszyn, 1p cittadina di confine nel Sud del Paese di fronte a Ceski Te sin, il comune gemello in territorio ceco. La cellula di Solidarnosc del Voivodato di Bial- sko Biala sperava di incontrare sul posto una rappresentanza dei dissidenti di Charta 77, addirittura era prevista la presenza di Alexander Dubcek. Ma poche ore prima della manifestazine la polizia cecoslovacca ha bloccato le strade di accesso al ponte che unisce i due agglomerati confinando agli arresti domiciliari i dirigenti del comitato clandestino di Solidarnosc slovacca. «La propaganda ufficiale cecoslovacca — scrive Michnik — ha definito una brutale ingerenza negli affari interni dei Paese le nostre delibere parlamentari sui fatti dell'agosto 1968. Però non usa tale frase quando si riferisce alla decisione del presidente Jaruzelski di affidare la formazione del governo a Tadeusz Mazowiecki. Secondo il commentatore di Radio Praga ciò significa lo smantellamento del comunismo polacco e la scelta dell'esponente di Solidarnosc è il chiodo nella bara del socialismo in Polonia. Sono afferma¬ zioni sciocche, ma non penso che esse costituiscano un'ingerenza negli affari interni della Polonia. Tuttavia anche noi abbiamo il diritto di criticare la politica del governo cecoslovacco, abbiamo il diritto di vergognarci per l'intervento armato del 1968. Abbiamo infine il diritto, seguendo gli arresti dei nostri amici cèchi e slovacchi che lottano per la libertà, di stare dalla parte dei prigionieri e non dei gendarmi». Per Michnik l'agosto di ventun anni fa resta una data «che la mia generazione ricorderà per sempre. Assistemmo allora ad una svolta nella realtà politica interna che vide la repressione di Gomulka accompagnarsi all'appoggio della dottrina Breznev. Anche quest'anno purtroppo l'anniversario viene celebrato laggiù all'insegna della repressione. Cominciamo a pensare che un diavolo maligno abbia fermato tutti gli oro. logi nelle stanze del governo ceI coslovacco». [p. d. g.]

Persone citate: Adam Michnik, Alexander Dubcek, Biala, Breznev, Gomulka, Jaruzelski, Michnik, Tadeusz Mazowiecki

Luoghi citati: Cecoslovacchia, Polonia, Praga, Varsavia