ll visto di Gorbociov alla rivoluzione polacca

Intervista con Mazowiecki Intervista con Mazowiecki «Sarò tollerante anche con i comunisti» Mentre la polizia disperdeva i manifestanti a Praga e il partito comunista di Berlino Est lanciava un appello ai suoi membri per rinserrare i ranghi, lunedì scorso a Varsavia fervevano i lavori per la costituzione del primo governo polacco non comunista degli ultimi quarantanni. E il premier incaricato, Tadeusz Mazowiecki, rilasciava la prima intervista, dal giorno della sua designazione, ad un giornale occidendale. A che punto sono le trattative con il poup per la composizione del governo? Ho incontrato oggi il presidente del gruppo parlamentare dello zsl (il partito contadino). Domani vedrò il presidente del gruppo parlamentare dello sd (partito democratico) e quello del gruppo parlamentare del poup. Ma le negoziazioni non sono ancora iniziate. E' necessario che prima il Parlamento nomini il primo ministro. Io non sono che il premier designato; non passerò ai negoziati veri e propri prima della nomina ufficiale. Si parla di sei portafogli per il poup... Personalmente non ho fatto alcuna promessa. Abbiamo elaborato alcuni progetti, ma le negoziazioni reali non sono ancora cominciate. Io vorrei aprire un dialogo di collaborazione sulla base di nuovi principi che non devono scuotere il Paese ma, al contrario, portarlo sulla via della normalità. Quali pericoli presenterebbe un poup costretto ad un ruolo marginale? Si tratta di evitare una trappola. Il governo deve poter lavorare con calma. Il nostro Paese è membro del Patto di Varsavia e questo governo deve essere responsabile. Il passaggio ad una situazione normale deve avvenire in maniera conseguente, ma per tappe. Il poup e l'opzz (confederazione dei sindacati ufficiali) costretti ad un ruolo negativo diventerebbero una grave minaccia per il funzionamento normale del governo. Certo, in periodi di profondo cambiamento, non immagino un solo attimo in cui non saremo di fronte a grandi difficoltà. Ma queste devono essere le normali difficoltà di passaggio da un sistema totalitario a un sistema democratico e non una situazione bloccata provocata da una logica di potere. Lei ha parlato del Patto di Varsavia. Alcuni Paesi membri di questa organizzazione hanno accolto molto negativamente le recenti innovazioni polacche. Questo la inquieta? Il governo che io intendo formare sarà di fatto in relazione con tutti i Paesi del Patto e rispetterà tutte le alleanze. Quali limiti impliciti o espliciti le ha sposto l'Unione Sovietica? Conoscete certamente tutte le dichiarazioni che sono state fatte a Mosca negli ultimi giorni. Io conosco solo quelle e nessun'altra. Trovo che le reazioni sovietiche siano reazioni di simpatia. Intende recarsi a Mosca? Non ho ancora in progetto viaggi all'estero. Ma non posso immaginare un premier polacco che non vada a Mosca. D'altronte, questo Paese in cui io non sono mai andato mi interessa molto. Non pensa che gli elettori di Solidarnosc accolgano male questa grande coalizione nella quale il poup conserverà dei posti importanti? Come intendete spiegarglielo? Ciò che conta è raccontare alla gente come stanno le cose. Sicuramente capiranno. Non pensa che il generale Jaruzelski, che dispone già di un vasto potere, possa circondarsi, come Presidente della Repubblica, di un'equipe di fiducia per limitare i margini di manovra del primo ministro? Nel mio incontro con il Presidente non è stato fatto cenno a tale eventualità. Da parte mia mi limiterò alle prerogative che mqzNtnPrgbh i o p e a e à a i a a e mi competono e rispetterò quelle previste dalla Costituzione per il Presidente. Un mese fa, lei scriveva sul giornale «Tygodnik Solidarnosc» un articolo ben documentato contro la partecipazione di Solidarnosc al governo in risposta ad un precedente articolo di Adam Michnik, che aveva lanciato l'idea di un primo ministro di Solidarnosc. Cosa le ha fatto cambiare idea? Non ho cambiato idea. E' la situazione che è cambiata in maniera incredibilmente rapida. Pensavo si evolvesse in maniera più lenta. Sono stato in Belgio, a casa di amici, per una breve vacanza e al mio ritorno ho dovuto rivedere la mia posizione. Lei sembra sperare che si produca un cambiamento psicologico nella popolazione affinché questa possa sostenere la sua azione. In cosa consiste questo cambiamento? Oggi gli scioperanti hanno annunciato che intendono sospendere lo sciopero per aiutare il governo. Gli sono molto riconoscente. E, soprattutto, io conto sulla capacità e la fede di Lech Walesa, io penso che lui possa aiutare la gente a capire ciò che noi vogliamo. E poi c'è la Chiesa, così come si è espressa attraverso il cardinale Glemp dal quale sono andato subito dopo l'incontro con il presidente Jaruzelski. Mi ha assicurato che io potrò contare sulla comprensione della Chiesa. Perché non dovrei legittimamente contare sulla possibilità che i miei compatrioti comprendano un compito così difficile come il nostro? La gente deve anche capire che nella vita normale dello Stato non è lo Stato che deve fare tutto. Il ruolo del governo e dell'amministrazione è di creare possibilità per l'azione individuale. Io credo che se arriveremo a far capire questo, ciò che cambierà sarà la filosofia nei confronti dello Stato. Come spiegherete alla popolazione che la situazione economica è talmente grave da imporre sacrifici? Dirò la verità, permetterò all'opinione pubblica di esprimersi e mi sottometterò, di volta in volta, al giudizio pubblico. Questo sarà il mio metodo e se questo governo non sarà in grado di risolvere i problemi si dimetterà. Pensa anche lei, come molti in Polonia, che il Paese è in rovina? Ho già detto molto su questo tema. Ora è il momento di dire tutta la verità. Bisogna dire che è estremamente difficile uscire da questa situazione, ma non basta più accontentarsi di dire che tutto va male. Lei è il primo capo di governo cattolico della Polonia del dopoguerra nel momento stesso in cui per la prima volta il Papa è un polacco. Pensa ad una cooperazione stretta tra Chiesa e governo? La Chiesa in Polonia è una grande autorità morale; ed è anche una forza stabilizzatrice. Io sono un credente che nell'insegnamento contemporaneo della Chiesa vede la più grande apertura sui problemi umani. Per me è una responsabilità particolare, oggi, quella di restare fedele a questa fede, ma allo stesso tempo, io sarò il capo di un governo che dovrà essere di tutti i polacchi, qualunque siano le loro convinzioni, e la loro fede. Come intende, per poter governare, superare l'ostacolo della Nomenklatura? Io credo che in Polonia ci sia bisogno di grandi cambiamenti e che occorra arrivare ad una situazione in cui sia chiaro che solo le competenze consentono l'accesso a! potere. Ma nell'applicare questo principio occorre essere elastici. Sylvie Kauff marni Copyright di «Le Monde» e per l'Italia di «La Stampa»

Persone citate: Adam Michnik, Glemp, Jaruzelski, Lech Walesa, Mazowiecki, Sylvie Kauff, Tadeusz Mazowiecki