Ecologisti contro Ciravegna

Ecologisti contro Ciravegna Nel Cuneese Ecologisti contro Ciravegna CUNEO. Per dissuadere Giovanni Ciravegna, di Narzole, principale protagonista deUo scandalo del metanolo, dal riprendere l'attività di commerciante in vini, i soci monregalesi deUa Lega per l'ambiente gU hanno scritto una lettera. «Apprendiamo con stupore misto ad apprensione che lei ambisce riprendere, dopo breve periodo di quarantena, la sua antica professione di vinospacciatore. Memori delle stragi passate, dovute al "tagUo" che lei praticava sulla storica bevanda, siamo a proporle alcune vaUde alternative». Le alternative che gli ecologisti di Mondovì suggeriscono al principale imputato dello scandalo del metanolo sono tre: prepensionarsi a spese dell'Insp, coltivare garofani o insalatina «da taglio» oppure dedicarsi ad esplorazioni ecologiche sugli altopiani tibetani. Al di là dei toni scherzosi della lettera, inviata per conoscenza anche al ministro della Sanità, alle principaU autorità regionali e locali, gli autori vogliono richiamare l'attenzione sulla vicenda. Ma gli ecologisti monregalesi hanno escogitato un'altra trovata, con l'aiuto del gruppo parlamentare verde della Camera dei deputati e delle liste verdi in Consiglio regionale. Spiega Sergio Bruno: «Abbiamo inviato a Giovanni Ciravegna in omaggio anche una damigiana di Dolcetto delle Langhe invitandolo, provocatoriamente, a sottoporlo ad analisi completa nei suoi modernissimi laboratori. Non si sa mai». E a Narzole che cosa pensano di questa iniziativa? Giovanni Ciravegna non è in casa. Al telefono risponde la moglie, ma ha poco da dire: «Mio marito preferisce non parlare, si è già detto e scritto troppo su questa vicenda, meglio star zitti». Il sindaco Ugo Gregorio è più disponibile. «E' da ottobre che Ciravegna mi chiede l'autorizzazione sanitaria per il trasporto del vino. E per me è davvero una situazione difficile. C'è in gioco, in questa vicenda, l'immagine del paese che potrebbe subirne un danno irrimediabile. E con Narzole quella dell'intero settore vinicolo. Però non posso neppure mettermi contro la legge». QueUa in corso, infatti, è sempre più ima battaglia di carte bollate e sul piano giuridico non è dette che Ciravegna non la possa spuntare: la Repressione frodi di Asti gli ha già «vidimato» le bollette. In paese sperano ohe «Turchin», il soprannome con cui Ciravegna è conosciuto a Narzole, rinunci all'idea. Ma Giovanni appare deciso ad andare avanti. Dopo aver trascorso diciotto mesi in carcere con il figlio Daniele, che ora ha cambiato mestiere, il commerciante di Narzole è tornato in libertà per decorrenza dei termini. E sebbene rischi il rinvio a giudizio per omicidio volontario plurimo, non c'è al cuna norma che blocchi la sua attività commerciale. Ora gli serve solo l'autorizzazione sanitaria per tornare a commer ciare nei vini. [p. p. 1.]

Persone citate: Ciravegna, Giovanni Ciravegna, Sergio Bruno, Ugo Gregorio

Luoghi citati: Asti, Mondovì, Narzole