Palermo, due i giudici a rischio di Gio. Bia.
Palermo, due i giudici a rischio Sono Conti e Curti Giardina, verso l'«assoluzione» Ayala e Falcone Palermo, due i giudici a rischio Possono perdere il posto per il caso Di Pisa ROMA. Da palazzo dei Marescialli, sede del Consiglio superiore della magistratura, è partito l'avviso di garanzia nei confronti di Alberto Di Pisa, il sostituto procuratore sospettato di essere il «Corvo» di Palermo. Se non sarà prima il giudice a chiedere di essere trasferito, entro la fine di settembre l'organo di autogoverno deciderà il destino del giudice siciliano. Ma, come è apparso chiaramente nella seduta-fiume della scorsa settimana al Csm, nel palazzo di giustizia palermitano ci sono altre poltrone che traballano a causa delle lettere anonime inviate dal «Corvo». Non si tratta tanto dei magistrati chiamati in causa dall'anonimista (il procuratore aggiunto Giammanco, il sostituto Ayala e il giudice istruttore Falcone), quanto dei loro superiori: ii presidente della Corte d'appello Carmelo Conti e il procuratore capo Salvatore Curti Giardina. E' vero che sul nuovo «caso Palermo» indagherà per ora solo il comitato antimafia del Csm, ma è anche vero che venerdì il presidente della prima commissione (quella che si occupa dei trasferimenti d'ufficio), Nino Abbate, aveva chiesto che subito il Consiglio si adoperasse per far cambiare aria ai due magistrati. La richiesta è stata poi abbandonata, ma ciascun componente del Csm può avanzarla in ogni momento, qualora ravvisasse gli estremi per una simile azione. L'atto d'accusa contro Conti e Curti Giardina è contenuto nelle loro stesse dichiarazioni, rese un mese fa all'organo di autogoverno che cominciava ad occuparsi del «corvo». I due hanno detto frasi che hanno lasciato perplessi i consiglieri, facendo sorgere in più d'uno il dubbio che potessero continuare a reggere uffici giudiziari in prima linea nella lotta alla mafia. Sia Conti sia Curti Giardina, parlando dei loro sospetti circa l'anonimista, hanno spiegato che subito pensarono al giudice Di Pisa. Perché? Perché il magistrato aveva la fama di mandare in giro lettere contro questo o quell'altro giudice; in particolare «per segreti di alcova», ha detto Conti. Per il suo aspetto fisico un po' tenebroso e per la nomea di jettatore che gli era stata appioppata, ha aggiunto Curti Giardina, c'era già chi chiamava Di Pisa «il Corvo». Ai componenti il Csm che invitavano il procuratore ad esprimere giudizi più congrui, Curti ha risposto dando una spiegazione che ha finito per aggravare la sua posizione: il procuratore sospettava da tempo che il dottor Di Pisa violasse il segreto istruttorio passando informazioni riservate alla stampa. E' ovvio che a questo punto Curti Giardina dovrà spiegare come mai, avendo sospetti così gravi su un suo sostituto, continuasse ad assegnargli processi di mafia. L'estromissione di Di Pisa dal pool che indaga sulle cosche, decisa alla vigilia di Ferragosto, è un atto che comunque appare tardivo rispetto alle convinzioni che il procuratore aveva maturato. Sulla base di queste e altre circostanze che sono già agli atti del Csm o che il consiglio ha deciso di acquisire, il comitato antimafia avvierà la sua ennesima inchiesta sugli uffici giudiziari palermitani. Sull'onda del nuovo «caso» che ha investito il capoluogo siciliano, intanto, il capogruppo socialista alla Camera Capria torna a sostenere che è «ormai improrogabile» una rifoma del Csm, in modo che la «departicizzazione dell'organo di autogoverno» eviti il coinvolgimento dei giudici nella lotta politica. Il senatore radicale Corleone, invece, torna a chiedere che la commissione parlamentare antimafia riapra al più presto l'inchiesta sul «caso Contorno», e giudica «grave e preoccupante» il ventilato incontro tra il giudice Falcone e il «pentito» Buscetta negli Usa. Ma da Palermo arriva la notizia che il magistrato si è recato in America per interrogare Rosario Spatola, e non Buscetta, nell'ambito dell'inchiesta sull'operazione antidroga dello scorso anno denominata Irontower, oltre che per svolgere accertamenti relativi ad altre indagini di cui il giudice antimafia è titolare. [gio. bia.]
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