Ucciso nella savana il padre di «Nata libera» di Mario Ciriello

Ucciso nella savana il padre di «Nata libera» KENYA George Adamson aveva 83 anni: con la moglie Joy (assassinata nove anni fa) aveva allevato la leonessa Elsa Ucciso nella savana il padre di «Nata libera» In un'imboscata di nomadi affamati di pascoli: da anni lo minacciavano LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' morto com'era vissuto, con un coraggio che era spesso temerità, con altera indifferenza verso ogni pericolo. «Prima o poi qualcuno mi ammazzerà», ripeteva George Adamson: e così è avvenuto. Mani assassine hanno ucciso in Kenya il «padre» della leonessa Elsa, il difensore di innumerevoli animali, forse il più tenace e pugnace degli zoofili e dei conservazionisti. Aveva 83 anni. Mani assassine avevano trucidato nel 1980 anche la moglie, Joy Adamson, che la storia di Elsa aveva narrato nel best-seller cBornfl-ee», nata libera. Molte e diverse sono state per tutto il giomo le versioni sulla morte di George Adamson. Soltanto ieri sera si è finalmente udita quella che dovreb- v!tetS^ore^nVTtà- L'ha carrata 1 attore Bill Travers, che nel film «Nata libera» aveva interpretato Adamson e che di Adamson era sempre rimasto amico. «Ho parlato per telefono con numerose persone. Questi, dunque, i fatti. Domenica, l'autista di George stava portando una persona dal campo, nella National Reserve di Kora, dove George viveva, ad una vicina pista per aerei. Durante il viaggio, sono stati fermati da banditi, che hanno chiesto all'autista di consegnare tutto ciò che aveva sull'auto. Pare vi fossero dei piccoli gioielli, del denaro. Ma l'uomo ha rifiutato». v I banditi hanno agguantato l'autista e gli hanno spezzato le gambe con sbarre di ferro. A questo punto, il passeggero sembra aver tirato dei colpi, vi è stata una sparatoria. «Non si sa se quest'uomo sia ancora vivo, ma si sa che Adamson ha udito gli spari, è balzato al volante di una vettura ed è partito subito con due compagni». «La gang aveva frattanto eretto un blocco stradale, ma George si è avventato, senza esitare, contro gli ostacoli e contro i briganti. Purtroppo, i malviventi hanno aperto il fuoco e hanno ucciso i tre uomini». Bill Travers attribuisce la strage agli «shifta», il nome con cui vengono descritti in Kenya i no madi somali datisi al banditismo. Joy Adamson era stata invece trucidata da un houseboy, un domestico, in un altro campo, in un'altra riserva, quella di Shaba, dove studiava la vita dei leopardi. La donna aveva accusato il giovane di furto, non voleva perdonarlo, l'aveva punito con un taglio alla paga. Il servitore, furibondo, l'ammazzò con un'accetta. Quando morì, non era più sposata a George, il suo terzo marito. La coppia che tutti avevano amato e ammirato aveva reciso con un divorzio la sua burrascosa unione. Era sta¬ to George a trovare nel '65 i tre leoncini orfani che ispirarono la storia di Elsa; fu George a pilotare l'audace esperimento. Ma, dopo il libro e il film, fu Joy a raccogliere gloria e soldi. Amarezza e gelosia sgretolarono il matrimonio. George Adamson era rimasto solo: e senza soldi. Ma queste ombre non avevano offuscato il suo straordinario spirito. Era un magnifico esempio di una splendida tradizione inglese, quella dell'eccentricità. Scarno, ligneo, una lunga e candida chioma, la sua energia pareva immutata. Viveva, in francescana povertà, nella riserva di Kora, 250 chilometri a NordEst di Nairobi, dove aveva allevato oltre cento leoncini. Era un'esistenza pericolosa. Da tempo, ormai, la zona era tormentata dai nomadi somali e dai bracconieri. I primi cercavano terreni per pascolo, i secondi minacciavano tutta la fauna: e tutti vedevano in George Adamson un nemico. Diceva: «Una vasta parte del Kenya mi vuole morto». Per George Adamson, «il pericolo è parte della vita quotidiana... Non ci si può fermare soltanto perché qualcuno ci odia. Più che spregevole, la paura è noiosa». E così l'ottantenne missionario continuava la sua crociata ecologica. Due o tre anni fa, molti nomadi somali si diedero al banditismo e fecero capire ad Adamson che, prima o poi, l'avrebbero ucciso. Da allora, dormiva con una pistola sotto il cuscino. «E' una triste, dolorosissima perdita», dicono tutti coloro che l'hanno conosciuto. Un suo amico, uno studioso, commenta: «Amava i leoni e tutti gli animali più degli uomini. Il suo assassinio mostra che forse non aveva tutti i torti». Mario Ciriello

Luoghi citati: Kenya, Londra, Nairobi