NELLA PREISTORIA DEL FUMETTO IL GINEVRINO AMATO DA GOETHE
NELLA PREISTORIA DEL FUMETTO IL GINEVRINO AMATO DA GOETHE NELLA PREISTORIA DEL FUMETTO IL GINEVRINO AMATO DA GOETHE SEMBRA che gli esperti si siano decisi a ricercare le origini del fumetto. Un'apposita commissione dovrebbe riunirsi, infatti, e dibattere, nel corse dei biennale «Salone dei Comics» del prossimo autunno lucchese, la delicata questione; e, se tutto andasse come previsto, potremmo finalmente appurare chi ha per davvero dato la luce a questa popolare specie di narrativa. Sapremmo, insomma, se il fumetto, come direbbero gli amatori di araldica, nasce o non nasce. E se nasce, quando nasce? E dove nasce? E chi sarebbero i suoi genitori, e quale il capostipite della progenie, il disgraziato che, poveretto, non conobbe né il padre, né la madre e che nemmeno ebbe ascendenti? Pensiamo a quei lettori appassionati di fumetti che hanno sempre creduto che «Yellow Kid» sia stato il loro primo eroe. Che sarebbe nato in America, nel febbraio 1896, per merito di Richard F. Outcault, che iu aveva raffigurato la prima volta in una satirica vignetta — alla Giorgio Foiattini, per capirci —, pubblicata il 7 luglio 1895 nel quotidiano newyorchese The World. Ma come, s'interrogherà qualcuno, nel 1895 o nel 1896? Non sapremmo. Spiace ammetterlo, però, volendo essere onesti, dobbiamo, poco convinti del problema, riconoscerci irresoluti nel favorire una data piuttosto che l'altra. La verità è che, avendo noi qualche familiarità con i vecchi libri, e capitandoci, di tanto in tanto, di frugacchiare in librerìa o di scorrere un catalogo antiquario, saremmo ten¬ tati di escludere dalla pendenza addirittura il ragazzaccio giallo e il suo pur valoroso inventore. Sembra vero, per esempio, che tale Rudolphe Toepffer, ginevrino, abbia cominciato a raccontare delle storie per immagini già nel 1827, lusingandosi dei complimenti di Goethe. Il vecchio maestro d: */cimar gli avrebbe con.'.uato di leggere non più di dieci tavole per volta di quei suoi Bilderromane, per evitare «un'indigestione di idee». Rudolphe Toepffer, da parte sua, non faceva mistero della propria ammirazione per il moralista inglese Hogart. E per Rowlandson, autore dei viaggi burleschi del Dr. Syntax: tre albi di 20 incisioni, con versi di William Coombe. Con la satira Toepffer se la godeva; punzecchiava le esagerazioni dei sentimenti, come gli eccessi amorosi del signor Vieuxbois (1827), la passione astronomica di Festus (1829), l'entomologica vocazione di Cryptoaame (1830), l'ossessione della «nascita» di Jabot (1831), la fissazione pedagogica di Crépin (1837), le ansie rivoluzionarie di Pencil (1840), fino all'arrivismo sociale di Albert (1844). Le raccolte di Toepffer ebbero un buon successo, specialmente a Parigi dove, senza andar tanto per il sottile, l'editore Aubert ne propose alcune, ridisegnate dal prolifico Cham, in una collezione intitolata un Eo' sfacciatamente «des Jaots». Un paio di questi albi, Jabot e Crépin, falsificati all'epoca, sono offerti, tutti insieme con ì'Histoire de Mr. Lajaunisse ( 1840) dello stesso Cham e con Ì'Histoire de Mr. Vertpré (1840) di Eugène-Hippohter Foresi, dalla torinese Peyrot (in piazza Savoia 8) a lire 600.000. Mentre si trovano da Vigarani (a Bologna, in via Magnani 6) delle preziose ristampe (1860) dell'edizione francese legittima a 1.120.000 lire: il lotticino felsineo comprende le storie di Crépin, di Jabot, di Pencil e del Docteur Festus. Chi avesse la fortuna di assicurarsi queste non comuni operine, e in più nutrisse una particolare affezione per il genere, potrebbe avere dei seri dubbi sulla primogenitura fu mettistica? E cominciare a pensare che si debba qualcosa a Toepffer, a Cham, a Forest e a tanti altri come Daumier, Nadar, Dorè, Cruikshank, e Busch e Hoffmann, per non dire dei modesti imagiers di Epinal, cui era negata persino la soddisfazione della Hrma. Rolando Jotti Urto dei primi «fumetti» del gincprùio Toepffer
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