LE SIGNORE DI ZOLA NEI MAGAZZINI DI PARIGI
LE SIGNORE DI ZOLA NEI MAGAZZINI DI PARIGI LE SIGNORE DI ZOLA NEI MAGAZZINI DI PARIGI TUTTE le città cambiano, ininterrottamente, inarrestabilmente, suscitando nei loro abitanti euforie progressiste, paure apocalittiche, smarrimenti, rimpianti. Se però è Parigi a cambiare, questi sentimenti sono di tutti, perché ad esprimerli ci sono Hugo, Baudelaire o Apollinaire. E le sue trasformazioni, perché ci scn« Pestif, Mercier, du Camp f Zola a descriverle, diventano le trasformazioni di quella che Benjamin ha chiamato la «capitale del XIX secolo». All'epica, alla Urica, all'elegia si aggiungono la passione politica, la riflessione storica, l'analisi sociologica, e qualche volta si confondono in maniera inestricabile e originale, come accade con Zola che chiama spesa j «poemi» i romanzi che. sulla scorta di documentazioni minuziose, costruisce sui mutamenti della Parigi del II Impero: i più appariscenti, come quello che le ha imposto il barone Haussin.inn sventrando interi quartieri per aprire le maestose prospettive dei grandi boulevards, e quelli più segreti ma altrettanto decisivi della Borsa, dell'Industria, del Commercio, con tutte le loro ripercussioni nella dinamica sociale e in quella che non si chiamava ancora ma già si cominciava ad avvertire come «qualità della vita». La città cambia e tutto cambia con essa. Se il prefetto della Senna Haussmann apre una raggiera di viali, a soccombere non sono soltanto case fatiscenti e viuzze malsane, ma tutto un tessuto di rapporti economici, sociali, famigliari che sopravviveva in precario ma duraturo equilibrio. Aristide Boucicaut inventa il Bon Marche, e questo primo «Grande Magazzino» che in breve tempo si espande fino a raggiungere le dimensioni di un intero isolato non soltanto semi-na il panico tra i piccoli commercianti, ma apre nuove prospettive d'investimento al capitale, imprime un impulso decisivo alla nascente pubblicità, modifica radicalmente il gusto e le abitudini del pubblico femminile, rivoluziona le condizioni di lavoro e di vita dei commessi e, col miraggio di un premio di produzione, li attira in una sfibrante competizione. Una serie così varia e complessa di reazioni provocate da una causa apparentemente modesta non poteva non affascinare il teorico del romanzo spe•rimontale, e Al paradiso delle signore — ora riproposto da Rizzoli nella Bur, nella traduzione di Alfredo Jeri e con una introduzione di Colette Becker (482 pagine, 9.500 lire) — è appunto il laboratorio nel quale Zola riproduce il fenomeno della nascita del Grande Magazzino e ne studia tutti i possibili effetti. Come reagente, il ricercatore si serve dello sguardo ingenuo ma penetrante di Denise, una giovane provinciale che, arrivata a Parigi dalla Normandia in cerca di un lavoro come commessa, viene attratta e insieme respinta sia dalla nuova realtà commerciale sia dal suo geniale artéfice, Octave Mouret. Attraverso di lei, Zola ci fa assistere alla lotta disperata dei bottegai del quartiere che inutilmente cercano di resistere all'avanzata del gigante, al clima di coni - Ktitivita e anche di sleale rivaà in cui operano capi reparto, venditori e commessi, alla ressa delle clienti che non sanno resistere al richiamo delle vendite promozionali, alla vita che conduce il personale fuori dal lavoro, in quelli che sono i primi scampoli del «tempo libero». Dove l'occhio di Denise non può arrivare — rapporti di Mouret con le banche, dispute tra l'ottimista e coraggioso imprenditore e il gretto e pavido funzionario Vallagnosc, gelosie e progetti di concorrenza commerciale — ci soccorre quello di Mme Desforges, amante di Mouret e abile tessitrice di relazioni sociali. Ma il vero e solo protagonista del romanzo è il suo eroe eponimo, il Grande Magazzino, al tempo stesso macchina perfetta che funziona a pieno regime, orco che divora merce, commessi, clienti e concorrenti, «cattedrale dei tempi moderni» in cui si officiano 1 riti di una religione appena nata ma destinata a una diffusione planetaria. Zola ne descrive la crescita trionfale, tanto l'espansione lisica che fagocita bicocche, negozi e bottegucce di artigiani
Persone citate: Alfredo Jeri, Apollinaire, Aristide Boucicaut, Baudelaire, Colette Becker, Haussmann, Mercier, Mouret, Octave Mouret
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