Caro Correggio, niente auguri

Caro Correggio, niente auguri Alla riscoperta dell'artista geniale che nasceva cinquecento anni fa Caro Correggio, niente auguri Parma rinuncia alla mostra annunciata 7*1 PARMA I 1 INQU ECENTO anni dal I la nascita del Correggio: 1 1 agosto 1489. La data non VI è sicura, emerge indirettamente dall'atto di commissione di un dipinto con Madonna e Santi per la chiesa di San Francesco di Correggio, ora a Dresda. Comunque per il 1989, a cinque secoli dalla supposta nascita, erano state annunciate (su Panorama dell'8 gennaio da Carlo Alberto Quintavalle, presidente del Comitato nazionale per le manifestazioni correggesche) «mostre, di cui due, le maggiori, a Parma, e poi edizioni di testi letterari, recupero di spettacoli rinascimentali, ricostruzione, insomma, dell'insieme della cultura umanistica» legata all'artista. In realtà a Parma dicono: «Chissà se si farà e quando». «Non è colpa mia — dice Quintavalle allargando le braccia — se la mostra per ora non si fa. Morto il sindaco, la giunta è in crisi: non si pensa certo al Correggio. Ci sono problemi di finanziamenti. La mostra a Bologna di Guido Reni è costata 23 miliardi: che si può fare coi 300 milioni del Comune? Nessuno sponsor si è fatto avanti». Se una mostra si farà, aggiunge, potrà contare al massimo su 35 dipinti o solo su disegni. Non ora, tra un anno o due. «Ma l'Istituto di storia dell'arte ha intanto schedato tutte le opere, rivisto le fonti, studiato l'ambiente». E' emersa, qualche novità? «Una ventina tra quadri minori e disegni, qualche documento sulla committenza, ma rimangono problematiche la giovinezza del pittore, e la cronologia del viaggio a Roma. Rimangono comunque valide per me le tesi esposte nella monografìa Rizzoli del 1970». A proposito di monografìe ecco che cosa offrono le librerìe della città. Le vecchie sono esaurite, dice una libraia in via Cavour. In vetrina spicca un libro nuovo, II Correggio e la Camera di San Paolo. A cura di Francesco Barocelli, raccoglie in 200 pagine ottime fotografìe e i tre saggi sulla volta della Camera di San Paolo dipinta dal Correggio, di Affò (1794), Longhi (1956), Panofsky (1961). In un'altra libreria, presso piazza del Duomo, è disponibile Correggio giovane e l affresco ritrovato ai San Benedetto in Polirone, di Paolo Piva. E in Iuella specializzata in libri 'arte, ancora più vicina al Duomo, si possono scoprire i Nuovi studi sul Correggio di padre Toscano, del '74. Insomma, non si coglie in città un gran fermento per quell'artista geniale, bravo come Tiziano, Giorgione, Raffaello, Leonardo, come sosteneva nel Settecento il pittore boemo Mengs, il primo a riconoscerne in tempi moderni la grandezza. E anche il primo a capire, durante una sosta a Parma nel 1774, l'eccezionalità di quella Camera di San Paolo e delle sue pitture ad affresco («copiate e imitate dall'antico, e eseguite nello stesso modo che quelle di Raffaello») che, in mancanza d'altro, possono essere adesso l'inizio di un breve ma denso itinerario, tra le vie della città, alla «riscoperta» del Correggio. Lì, in quella Camera della badessa nell'antico convento benedettino di San Paolo, nel cuore della città, si avverte subito quella «maniera moderna», fatta di luce, cieli aperti, scorci, colorì sfumati uno nell'altro, di cui aveva parlato Vasari, che pure non amava il pittore («fu il primo che in Lombardia cominciasse cose della maniera moderna»). Una piccola sala con una preziosa volta affrescata, sedici spicchi zeppi di ovali, da cui si affacciano, tra fronde e ghirlande, maliziosi putti. Il tutto incorniciato da complesse decorazioni monocrome. Nel 1518-' 19, quando presumibilmente, la dipinge, il pittore è sulla trentina, nella giovinezza matura. Ha alle sue spalle una formazione mantegnesca ed emiliana. Ma, a San Paolo, oltre ai ricordi del Mantegna, sembrano affiorare suggestioni da Raffaello e Michelangelo (Stanze e Sistina), che hanno suggerito al Mengs e alla crìtica successiva l'ipotesi di un aggiornamento romano del pittore. Esperienza che oggi, con la scoperta degli affreschi di San Benedetto al Polirone, potrebbe forse essere anticipata, secondo Quintavalle, al 1514. A colpire negli affreschi sono la luce, inquieta e soffusa, che sottolinea particolari significativi, e il programma iconografico (bene studiato da Panofsky), nato nell'ambiente colto e umanistico della ribelle badessa Giovanna da Piacenza dei Bergonzi, la committente ritratta nel caminetto nelle sembianze della vergine Diana. Una più precisa assimilazione della monumentalità di Michelangelo e Raffaello, e insieme una reazione polemica, si possono cogliere nelle due dinamiche cupole affrescate nelle vicine chiese di San Giovanni Evangelista e del Duomo. Due capolavori: il primo, in restauro, con la Visione di San Giovanni a Patmos, realizzato tra il 1520 e il 1524, è una gigantesca giostra di profeti michelangioleschi a cavalcioni delle nuvole, irradiati dalla luce del Redentore catapultato dal cielo. Il secondo, con l'Assunzione della Vergine, ordinato nel 1522 e compiuto tra il 1526 e il 1530, è ancora più evoluto: un intreccio roteante e grandioso di braccia e gambe nel vano luminoso e aperto del cielo della cupola. Sono entrambe sfide ai grandi episodi romani. Eppure il lavoro non aveva soddisfatto i canonici del Duomo, che pare l'avessero addirittura definito «un guazzetto di rane». Per questo il Correggio nel 1530 interrompe i lavori per ritirarsi nel suo paese. Poco lontano, nella Gallerìa Nazionale, potremo trovare alcune tra le più belle tavole e tele dipinte per chiese e cappelle cittadine e una sala chiusa da anni (in attesa di apertura) con frammenti di affreschi. Maurizia Tazartes Le immagini che illustrano questa pagina sono particolari degli «Affreschi netta camera di San Paole» (Pai iiu, foto Amoretti). Correggio sarebbe nato nell'agosto dal 1469. La data non è sicura, emerge indirettamente dall'atto di commissione di un dipinto con «Madonna 0 Santi» per la chiesa di San Francesco di Correggio, ora a Dresda