Il numero chiuso al Politecnico? «Sì, se non ci daranno altri locali» di Maurizio Tropeano
Il numero chiuso al Politecnico? «Sì, se non ci daranno altri locali» Il rettore Rodolfo Zich preoccupato per i ritardi dell'edilizia universitaria Il numero chiuso al Politecnico? «Sì, se non ci daranno altri locali» Numero chiuso al Politoc j? L'ipotesi, ventilata da tempo, prende consistenza: «O ci sarà entro l'anno una decisione sulla disponibilità dell'area delle Officine Ferroviarie, in modo da dare prospettive ragionevoli alle nostre esigenze di spazio, oppure non ci saranno alternative», dice Rodolfo Zich, rettore dell'Ateneo torinese. Per quest'anno c'è già una prima misura di contenimento: dopo quota 2100, le matricole sono invitate a scegliere l'iscrizione alla facoltà «gemmBta» d' Vercelli. La proposta del presidente del Consiglio Andreotti di vendere aree demaniali per finanziare parte del debito pubblico, ha suscitato interesse in politici locali e imprenditori, ma anche lo scetticismo di chi, da anni, attende una decisione. Dice Zich: «Il problema non è chi realizzerà i progetti urbanistici, ma quando questi verranno concretamente messi in opera. Va bene qualunque forma di aggregazione di risorse: ente pubblico, privati o società miste, ma l'importante sono i fat¬ ti. Gli investimenti sono bloccati perché mancano gli spazi». Poi precisa: «L'intervento sull'area delle Ferrovie dovrà basarsi sulla rivalutazione dell'utenza pubblica e del servizio che questa può fornire». Dal Politecnico una sola richiesta: massima concretezza. «A livello nazionale, predisponendo in tempi brevi gli opportuni piani per le vendite», ma anche sul piano locale: «I politici debbono cogliere al volo le occasioni di trasformazione urbane che si potranno verificare con la vendita dei beni demaniali», dice Zich. L'ateneo torinese ha bisogne di spazio. In trent'anni la popolazione studentesca è quintuplicata (dai 3000 allievi del '59 ai 15.000 attuali), i docenti sono triplicati (da 214 a 605) mentre la superficie è aumentata appena del 30 per cento, passando da 9 a 107 mila metri quadrati. «Ne vogliamo 150 mila in più — continua Zich —. Ma anche con il .addoppio della superfìcie, l'Ateneo disporrà di un'area del 2 i 30 per cento in¬ feriore agli standard delle facoltà tecnico-scientifiche europee». Pesanti le implicazioni sulla didattica e la ricerca e, indirettamente, sul sistema produttivo. Pochi laboratori, corsi spersonalizzati con quattrocento allievi (troppi), alta percentuale dei ritiri: solo il 25 per cento degli studenti si laurea in sette anni. Dice il rettore: «In questo periodo, gli studenti si precipitano in segreteria per iscriversi, hanno paura del numero chiuso. Ma non ha senso limitare il numero degli allievi quando noi ne diplomiamo ogni anno 1100 mentre il mercato ne richiede il triplo». E la ricerca? «Il nostro Ateneo è quello che ha i maggiori contatti con l'industria, ma la mancanza di laboratori ci costringe a rifiutare il 50 per cento delle richieste. Facciamo molta ricerca teorica e pochi studi nei settori più innovativi e competitivi». Prossimamente, poi, l'istituzione di un livello intermedio di studi, con diploma dopo tre anni, «provocherà una riorganiz¬ zazione degli studi e opportunità lavorative interessanti, in grado di attirare verso il Politecnico anche studenti di fasce popolari. Una crescita quantitativa che rischia di diventare dirompente a livello di strutture», dice Zich. Il futuro del Politecnico di Torino è strettamente legato alla realizzazione dell'espansione sull'area delle Officine Ferroviarie. Conclude il rettore Zich: «E' la condizione indispensabile per affrontare la sfida degli Anni 90 e per permettere al nostro Ateneo di mantenere quel prestigio che si è conquistato nella sua storia. L'Europa cammina senza attenderci. Se non riusciamo ad ampliare il nostro spazio vitale, il Politecnico sarà condannato ad un destino di serie B. In buona compagnia, peraltro. Non è infatti ipotizzabile un destino diverso per una società che lasci inaridire la fonte delle professionalità essenziali al suo sviluppo». Maurizio Tropeano
Persone citate: Rodolfo Zich, Zich
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