«Chi inquina il Po ci pagherà i danni»

«Chi inquina il Po ci pagherà i danni» Gli albergatori di Riccione chiedono 100 miliardi alla Lombardia e accusano anche altre Regioni «Chi inquina il Po ci pagherà i danni» o'F arrivato il momento di porrefine al continuo scarico delle responsabilità tra governo e enti locali» Presto le altre denunce colpiranno le aree della Pianura Padana dove non viene applicata come si deve la legge Merli RIMINl. Se Rimini ha accolto i vacanzieri di Ferragosto, in prevalenza giovani che stanno m Riviera per pochi giorni e solo per il ponte e che hanno permesso di fare — come dice il presidente degli albergatori della Regione e di Riccione, Luigino Montanari — un «pieno» in formato superìdotto, i problemi legati all'emergenza ambientale sono tutti e più che mai sul tappeto. Una prova è costituita dall'esposto denuncia presentato dall'associazione albergatori di Riccione nei confronti della Regione Lombardia con la conseguente richiesta di risarcimento danni per un ammontare di cento miliardi di lire a carico della Regione ritenuta responsabile del maggior carico inquinante che avvelena le acque del Po. «Questa Regione — dice Montanari — non è certo l'unica responsabile. Molto probabilmente ci saranno altre denunce, abbiamo l'impressione che non si sia fatto molto e chi può, scarica le proprie responsabilità su altri». Chi colpiran¬ no le altre denunce? «Dovremo vedere a livello regionale se possono essere identificati altri responsabili per la non applicazione della legge Merli, che regola appunto gli scarichi nelle acque fluviali». Perché chiedete un risarcimento di cento miliardi? «E' ima cifra indicativa. Non sono i danni immediati ma è l'immagine futura del nostro turismo che rappresenta il danno più grosso. Quanti anni ci vorranno per recuperare un'immagine turistica decente soprattutto sui ricchi mercati del Centro e del Nord Europa, che da decenni erano i nostri principali clienti? Con il nostro esposto e la nostra richiesta ci siamo posti come punta d'avanguardia di un malessere che interessa diverse categorìe economiche e si ripercuoterà per diverso tempo». E' una boutade d'agosto? «No. E' bene tutti si rendano conto che facciamo sul serio. Fino ad oggi non abbiamo ricevuto dei grossi segnali. La risposta del governo mi sembra tiepida. Abbiamo l'impressione che non si sia ancora pienamente afferrato il guasto che è stato fatto, anche perché per più di un mese si è sempre usato l'Adriatico magari per esaltare le potenzialità ricettive di altre Regioni, altre Province e nessuno, proprio nessuno, è intervenuto a nostra difesa». Qual è il guaio maggiore che è successo a questa costa? «La caduta della nostra immagine. Il prossimo anno che cesa succederà? Se non potremo dimostrare che sarà stato fatto realmente qualcosa per risanare il mare, in che modo noi potremo dire che abbiamo fatto il nostro dovere ed invitare nuovamente i turisti sulle nostre spiagge?». C'è il tutto esaurito in questo Ferragosto '89 sulla costa? «C'è solo la punta più alta della stagione. Ma è un perìodo favorevole limitato perché bisogna vedere che cosa succederà dopo il Ferragosto. Un perìodo stagionale questo che vedeva la presenza di milioni di stranieri mentre finora non abbiamo ricevuto altro che disdette. An¬ che perché non abbiamo potuto ! offrire nessun semiale diverso se non quello delie stesse immagini che esaltavano il fenomeno algale. 1 segnali rassicuranti sono veramente stati pochi e non hanno sortito nessun effetto». Cosa dice degli «sconti», delle «svendite» sui prezzi alberghieri? «Sono la conseguenza di una situazione di profondo malessere. E' la realtà. Se uno non ha avuto gente nel proprio albergo, nella propria pensione, o nel ristorante, che cosa deve fare? Il fenomeno dei prezzi stracciati non è una novità assoluta: c'era anche negli anni passati, quest'anno è più accentuato. Si sono esaltate per 10-15 giorni, a fianco delle nostre alghe, le spiagge della Sicilia, della Calabria, della Sardegna e delle altre Regioni, come se noi fossimo degli appestati». Dopo il Ferragosto molte pensioni chiuderanno? «Chi sarà in difficoltà penso che vorrà ridurre al minimo la gestione, affinchè sia la meno onerosa possibile». Come potrà ripartire la Riviera romagnola? «C'è da rilanciare un prodotto che già aveva dei problemi, soprattutto per la necessaria ristrutturazione. Qui non si tratta dei 100 milioni per mettere a posto un albergo. E' un problema complesso, a fronte anche di strutture sempre più scadenti. Le scelte fatte poi a suo tempo del turismo di massa, se hanno favorito le occupazioni delle pensioni medio-piccole, oggi rendono più problematica la ristrutturazione generale». Per quale motivo? «Più l'esercizio alberghiero è piccolo più difficile è oggi che diventi produttivo. Oggi ì tour operator vorrebbero lavorare con hotel di 300-400, mille posti letto. Per questo il futuro delle piccole pensioni in assenza di strumenti urbanistici e creditizi è incerto». Il mangiar bene regge ancora? «La gente — conclude il presidente Montanari — non viene più in vacanza per la sola tagli a teli a fatta in casa». Riccardo Fabbri

Persone citate: Montanari, Riccardo Fabbri

Luoghi citati: Calabria, Lombardia, Nord Europa, Riccione, Rimini, Sardegna, Sicilia