Solidarnosc «bifronte»

Solidarnosc «bifronte» Walesa attizza gli incendi, Geremek corre a spegnerli Solidarnosc «bifronte» Ma ilPoup non perde la calma VARSAVIA. «Pacta sunt servanola», i patti vanno rispettati. Lo ripete Bronislaw Geremek, braccio destro di Lech Walesa, con una monotonia di puntualizzazioni che sa di scusante; ma le notizie che continuano a giungere dalla Polonia sembrano smentirlo. Non passa giorno ormai senza che dalla trincea di Solidarnosc escano assalti all'arma bianca contro l'odiato regime del generale Jaruzelski. Attacchi sferrati da un'opposizione fino a poco tempo fa paga, almeno all'apparenza, del trionfo nelle elezioni politiche di giugno. Di quella valanga di consensi popolari — sebbene mortificata dal crudele meccanismo, sancito dalla «tavola rotonda», che assegnava comunque ai vinti la certezza matematica di restare aggrappati al potere — il sindacato indipendente aveva dato all'inizio prove lampanti di saggia amministrazione. Nessun infierìmento sui perdenti, a parte la giusta accusa di essere i responsabili dei propri mali pagando lo scotto di 44 anni di gestione inconcludente dell'economia nazionale, nessuna velleità di imporre il peso dell'alternativa. Perché tutti, d.-.l capopopolo di Danzica all'ultimo degli attivisti, conoscevano bene i li- miti della realtà varsaviana. Perestrojka si — che sulle rive della Vistola si chiama «jawnosc» — pero da stemperare con una semplice occhiata alla carta geografica. I confini ad ovest con la Germania Orientale e ad est con l'Unione Sovietica non consentono sogni impossibili, non lasciano nessuno spazio ad un eventuale sgancio dall'alleanza pansocialista del blocco moscovita. Come mei allora si sono messe in moto queste «grandi manovre» di Solidarnosc, tese a spezzare l'immobilismo politico del Paese, prospettando di conseguenza scenari impensabili soltanto due mesi addietro? Bisogna, a questo punto, distinguere il dato di fondo essenziale. Una cosa è il gruppo parlamentare della dissidenza — 161 deputati e 99 senatori riuniti sotto l'etichetta del «Comitato civico» — e un'altra è il movimento sindacale che fa capo al Premio Nobel. II primo misura i numeri della sua consistenza al Sejm e alla Camera Alta, sapendo di poter tenere in scacco la coalizione governativa. Minaccia ostracismi, promette e ritira ipotesi di collaborazione nello sforco costante di imporre il peso della propra presenza. Che resta determinante a metà in quanto — nell'eventualità che rientrasse la levata di scudi dei due partiti fiancheggiatori del Poup, il contadino e il democratico filomarxista — Solidarnosc tornerebbe ad essere quello che è sempre stata, l'unico vero schieramento di opposizione. D'altra parte Walesa parla invece ali opinione pubblica, all'enorme massa del malcontento popolare che non fa i conti in tasca ai parlamentari ma calcola angosciata la progressiva erosione dei propri bilanci familiari. Gli affitti sempre più cari, il prezzo della carne ormai inavvicinabile, i pochi soldi in busta paga diventano cosi la voce della contestazione; crolla la certezza della stabilità sociale dalla culla alla tomba promessa dalle autorità; aumenta paurosamente la sensazione collettiva della sfiducia, della rassegnazione. Opposizione dunque bifronte, con Walesa che attizza gli incendi e con Geremek che corre a spegnerli in un disegno strategico comune che sta stringendo alle, corde i comunisti. I quali, ecco la novità, mantengono i nervi saldi nonostante i colpi di maglio inferii al monopolio di potere. Sanno infatti che il ricambio «tout court» non ci sarà, almeno per il momento, al massimo una compartecipazione delle responsabilità. Il presidente Jaruzelski assicura ancora la garanzia della continuità nei confronti del Cremlino e dei soci del Patto di Varsavia, al pari dell'81 sarà lui a tenere lontani i carri armati russi dal territorio polacco, accelererà anzi il rimpatrio delle unità russe che si vedono in giro sempre meno. E se Solidarnosc si ostina a silurare la candidatura del generale Kiszczak, simbolo della legge marziale, faccia pure, la nomenklatura rimane in sella, finora non ha ritirato i fedelissimi dai posti chiave dello Stato. L'eventuale rinuncia alla carica di primo ministro a vantaggio di un esponente del !;ruppo agrario potrebbe rivearsi una positiva operazione di cosmesi politica in attesa degli aiuti finanziari dall'Occidente promessi durante la recente visita di George Bush e confermati alla riunione dei Sette Grandi di Parigi. Anche il monito del Cremlino, con l'impegno della non in- !;erenza negli affari interni poacchi purché i comunisti mantengano il controllo del governo, diventa una mossa distensiva. Sta ora a Solidarnosc dimostrare che la «realpolitik» polacca impone rinunce e sacrifici ad ognuno dei contendenti. Piero de Garzarolli

Luoghi citati: Danzica, Germania Orientale, Parigi, Polonia, Unione Sovietica, Varsavia