A Genova emergenza-immigrati con delitto

A Genova emergenza-immigrati con delitto Un tunisino ucciso con una coltellata nei vicoli dei centro: toma alla ribalta il problema dei clandestini di colore A Genova emergenza-immigrati con delitto E dopo i casi di lebbra si chiede una legge perfermare gli arrivi dalporto GENOVA. Notte di sangue nel centro storico, all'angolo fra la via Lomellini e vico Untoria. Un tunisino di 22 anni, Mejri Mondher, è stato ucciso da un connazionale, Saha Housine, stessa età, con una coltellata: la lama, lunga 12 centimetri, ha squarciato un fianco della vittima che è deceduta poco dopo all'ospedale «Duchessa di Galliera». Oscuro il movente. L'assassino (arrestato al termine di un inseguimento, un'ora e mezzo dopo il delitto) parla di una lite occasionale, improvvisa, ma la polizia ritiene più probabile un regolamento di conti per uno sgarro nello spaccio di stupefacenti o nel mercato che rifornisce i «vu' cumprà». L'ucciso aveva un grosso fascicolo in questura per diversi reati. Fra ì due tunisini — hanno riferito alcuni del loro giro — c'era una vecchia ruggine, fin da qualche tempo fa, quando i due operavano a Milano. La situazione a Genova di mediorientali o africani immigrati sta diventando esplosiva. Frequenti i pestaggi. La polizia ha inoltre scoperto una «tratta delle nere»: ragazze «importate» dal Cameroun e dalla Nigeria, fatte arrivare a Genova con il pretesto di un buon posto (hostess, modelle, cameriere) e poi avviate alla prostituzione soprattutto in Toscana e nel basso Piemonte. «Sono tutti potenziali veicoli di spaccic di droga», temono in questura. Perché proprio Genova e la Liguria? Il motivo principale è naturalmente il porto dove, fra le altre, fa scalo )a motonave tunisina Habib. Gli agenti portuali bloccano chi non ha il permesso di soggiorno o non può dimostrare di avere già un lavoro, ma la rete non è a maglie molto strette. Molti passano, alimentando un «mercato nero» del lavoro del tutto incontrollabile. Quanti sono? Le cifre uffi¬ ciali parlano di 8500, ma stime più vicine alla realtà ritengono che il numero superi largamente i 20 mila. Pochi trovano un lavoro stabile. Al mattino e alla sera i treni sono gremiti di nordafricani che vanno e rientrano dal loro commercio estivo. E c'è una novità: sono comparse anche le donne (marocchine e tunisine) che cercano di togliere alle zingare l'esclusiva della lettura della mano. Genova è razzista? «No, diciamo che è diffidente», è la risposta che si raccoglie ovunque, ed infatti la citta non registra episodi di intolleranza, fatta eccezione per alcune scritte sui muri che invitano con slogan durissimi i nordafricani a tornare al loro Paese. Né razzista né diffidente, ma legata a motivi economici, la reazione dei commercianti a questa migrazione incontrollata: i «vu' cumprà» continuano a vendere nelle spiagge articoli d'ogni ge¬ nere sottraendo — si dice — clienti ai negozi. L'anno scorso intervenne l'assessore socialista all'Annona, Ivana Simonini: vietato il commercio ambulan te agli sprovvisti di licenza comunale. Qualcuno scelse altri lidi, ma ora tutti sono tornati. C'è anche chi ne approfitta. Nel centro storico si affittano magazzini con qualche brandina a tariffe da hotel. I tre casi di lebbra che hanno colpito nordafricani, ricoverati al cronicario dell'ospedale San Martino, hanno inasprito il problema. Dice l'assessore regionale alla Sanità Pino Josi: «Nessun allarme per la lebbra, che viene demonizzata solo risalendo all'orrore di memorie antiche. La malattia è rarissima e comunque curabile. Non è contagiosa. Piuttosto le condizioni igieniche nelle quali i nordafricani vivono, potrebbero provocare altri tipi di infezione, come la scabbia». Soltanto una minima parte di questi immigrati ha diritto alle cure sanitarie gratuite: li assistono organizzazioni umanitarie come la Croce Rossa e la Carìtas. Che fare? A Genova è stato istituito un centro di coordinamento al quale i nordafricani possono rappresentare la loro condizione. Ma un «centro», è pur sempre considerato una «autorità», ed i clandestini preferiscono così starne lontani. «Come primo provvedimento — dice la professoressa Tcssiore, presidente della Croce Rossa regionale — occorre una legge che- regoli l'ingresso in Italia degli extracomunitari». Intanto ieri sulle spiagge affollate della Liguria, le solite scene: il «vu' cumprà» con la sua merce stesa che, alla vista di un vigile, con incredibile rapidità avvolge tutto in un tappeto e scappa. Per tornare pochi minuti dopo. Guido Coppi ni

Persone citate: Ivana Simonini, Pino Josi, Saha Housine