L'Italia è ormai l'Eden della droga

L'Italia è ormai l'Eden della droga Cocaina dagli Usa, eroina dall'Oriente: il mercato tira e mancano tecniche moderne di controllo L'Italia è ormai l'Eden della droga La polizia non può neppure infiltrarsi, come si fa all'estero, per individuare gli spacciatori: commetterebbe un reato Il vicecapo del servizio contro gli stupefacenti denuncia: «Non abbiamo mezzi, siamo l'anello debole dell'Europa» ROMA. L'Italia è diventata una sorta di paradiso dei narcotrafficanti. Nella lotta al grande traffico internazionale degli stupefacenti, il nostro Paese rischia di costituire l'anello debole della catena europea. La mancanza di strumenti adeguati per combattere i signori della droga ha fatto infatti prosperare sulla nostra penisola le attività dei narcotrafficanti. L'Italia è divenuta così negli ultimi anni la meta preferita del mercato internazionale della cocaina, che dalla Colombia raggiunge l'Europa, e di quello delPeroina, che dall'Oriente viaggia verso il mercato americano. Non solo punto di transito della droga, ma anche una interessante base per gli spacciatori. I dati dei primi sette mesi dell'89 lasciano intravedere un fenomeno in continua crescita, pur in presenza di grossi sforzi da parte delle forze dell'ardine: i sequestri di eroina da parte di carabinieri e polizia sono saliti a 389 chilogrammi, contro i 369 dello stesso periodo '88; quelli di cocaina leggermente diminuiti, da 486 chilogrammi a 451; mentre un forte aumento hanno subito i sequestri di droga cosiddetta leggera, 16.278 il dato attuale, 3783 quello dello scorso anno. Cresce anche il numero dei morti: 446 erano stati nei primi sette mesi dell'88 (804 nei 12 mesi), 513 sono quelli di quest'anno. Mediamente un decesso ogni otto ore per overdose di eroina. La cocaina, per la quale nella penisola si sta verificando un vero e proprio boom del con- sumo, ufficialmente non na ancora ucciso, così come non risultano decessi per assunzione di sostanze stupefacenti sintetiche. Crack e Lsd. Ma è solo questione di tempo: il mercato della cocaina è in e*. ntmsione per una forte pressione csex,:tata dai trafficanti colombiani. Mentre negli Stati Uniti il prezzo è crollato e si parla già di «mercato saturo», in Europa la situazione è capovolta e i profitti continuano ad essere elevatissimi. A Miami, sulla costa della Florida, un chilogrammo di cocaina costa ai trafficanti 15-20 milioni (dai 4 ai 5 milioni in Colombia), in Europa quella stessa quantità raggiunge la quotazione di 50-80 milioni. Difficile valutare quanto renda la stessa quantità al mercato al dettaglio, attraverso i mille rivoli d«.'. trafficanti. Secondo alcune stime, il guadagno è 1600 volte superiore. Vale a dire che per ogni mille lire investite in stupefacenti la criminalità riesce a ricavare fino a 1 milione e 600 mila lire. «Il problema principale — spiega il vicedirettore del Servizio centrale antidroga, Romolo Urcioli —, è quello di riuscire a colpire i grossi trafficanti e di rendere più efficaci gli interventi sul versante patrimoniale». Le nostre tecniche di polizia utilizzate per dar la caccia ai trafficanti di droga sono ancora primordiali. Negli Stati Uniti e negli altri Paesi europei la normativa prevede l'adozione di misure speciali, grazie alle quali è possibile seguire nel suo tragitto una partita di droga e smascherare l'intera organiz¬ zazione. Nel nostro Paese, invece, questo non è consentito. Non è permesso, ad esempio, acquistare dei cruantitativi di droga, fìngersi spacciatori e infiltrarsi nelle maglie delle organizzazioni criminali. Eppure questi metodi all'estero da alcuni anni hanno dato ottimi risultati. «Già da tempo — ricorda Urcioli — abbiamo chiesto l'adozione di misure contro le grosse organizzazioni. Occorre più collabo razione internazionale; l'adozione di tecniche di inda- ?;ine di tipo nuovo. Se da noi le brze dell'ordine acquistano una partita di droga per individuare il vertice dell'organizzazione, commettono il reato di concorso in traffico di stupefacenti. Siamo indietro rispetto all'Europa e siamo divenuti il punto dove maggiormente si sviluppa la pressione dei trafficanti». Il vicedirettore del servizio antidroga italiano parla di lotta sempre più difficile: «La società italiana non è ancora arrivata aH un concorso di energie. Un impegno serio, ad esempio, vorrebbe dire istituire gli uffici all'estero collegati con il nostro servizio». La legge del '75, in pratica, {>revedeva il distaccamento al'estero di agenti con il compito ài istituire una rete di informazioni sulla produzione e il transito della droga. Ma come spesso succede a molte leggi, la norma è rimasta finora del tutto inattuata. Ma non è tutto. «Abbiamo anche chiesto — continua Urcioli — l'estensione della legge Rognoni-La Torre agli spacciatori anche se non indiziati mafiosi. Non c'è solo la mafia. Esiste anche una criminalità urbana e straniera. C'è un flusso di corrieri nigeriani che va a rifornirsi in Pakistan e poi dalla Nigeria, ingerendo ovuli ripieni di droga, raggiunge l'Europa. Lo scorso anno solo su un aereo ne abbiamo bloccati una ventina con trenta chili di eroina». La lotta rischia di essere im- Eari. Le rotte del traffico camUmo continuamente e in più i narcotrafficanti hanno il grosso vantaggio che una partita di droga, anche del valore di svariati miliardi, è facilmente occultabile «a trasportabile da un Paese all'altro. L'Ede-.i per i signori della droga, insomma, rischia dì continuare ancora a lungo. ftìino Lorusfto

Persone citate: La Torre, Romolo Urcioli, Urcioli