Barrios, ultimo erede dei mitici 10.000
Barrios, ultimo erede dei mitici 10.000 Venerdì prossimo a Bruxelles Antibo tenterà di infrangere il «muro» dei 27 minuti Barrios, ultimo erede dei mitici 10.000 Il messicano mostro di regolarità nella gara di Berlino ATLITICA Grazie a un messicano, il primo a ottenere un record mondiale non di marcia, i 27 minuti sui 10.000 sono più vicini: l'impresa di Arturo Barrios, che nello stadio olimpico di Berlino ha cadenzato perfettamente i suoi 25 giri di pista concludendoli in 27'08"23, scrive una nuova pagina nella storia di una specialità che, nel tempo, ha creato il mito intorno a quanti l'hanno praticata: dal francese Buuin, primo re cord man nel 1911 (30'58"8) alla stirpe dei corridori finlandesi, idealmente guidati da Nurmi, che per 28 anni hanno dominato la distanza fino a che non è comparso sulla scena «locomotiva» Zatopek. Il cecoslovacco, primo ad aver violato il «muro» dei 29' a Bruxelles il 1° giugno 1954 (quello dei 30° era stato abbattuto da Taisto Màki il 17 settembre 1939 a Helsinki), insegnò al mondo dell'atletica più d'ogni altro come scandir* il passo distribuendo la fatica. Sul suo esempio costruì i suoi record il fenomenale Ron Clarke, capace nel giro di due anni (dal 1963 al 1965) di limare quasi 40" a un primato che nel frattempo aveva avuto tra i suoi detentori «l'angelo biondo», il sovietico Kutz. Clarke, grandissimo nel correre solitario contro il cronometro quanto fragile nel confronto con gli avversari, il 14 luglio 1965 a Oslo cancellò la barriera dei 28'; sei anni dopo un finlandese avrebbe vinto, nella sua Helsinki, con il titolo europeo il più spettacolare diecimila mai corso. Di lui, Julia Vààtàinen, rimane solo il nome nell'albo d'oro dei campionati continentali: sarà un suo connazionale, Lasse Viren, quattro volte olimpionico (vinse 5 e 10 mila a Monaco e a Montreal) a detronizzare l'australiano. Poi ecco succedersi i nomi eccellenti di Bedford, indomito lot¬ tatore; Kimobwa, meteora keniana; Rono, campione impareggiabile purtropppo distrutto dalla birra; Mamede, talento simile a Clarke; per arrivare a Barrios, cho ha costruito il suo limite correndo in solitudine per metà gara, con ritmo magnificamente cadenzato sul passo da 65" al giro. La sua regolarità viene maggiormente evidenziata se si divide la gara in due: 13'32"40 il passaggio ai cinquemila (con gli statunitensi Padilla e Plasencia «lepri» perfette), 13'35"43 per percorrerei secondi 5 km in solitudine. Quarto ai mondiali di Roma e quinto ai Giochi di Seul, Arturo Barrios non è un primatistasorpresa: la sua capacità di correre contro il tempo l'aveva già dimostrata il 3 luglio a Stoccolma, ottenendo 27 18"45. Anche allora era stata gara per lunghi giri solitaria, sulla quale pesò un calo negli ultimi 800 metri. Messicano della capitale, do¬ ve è nato il 12 dicembre 1963, fisico leggero (pesa 60 chili ed è alto 1,74), Barrios è cresciuto atleticamente sotto le cure di Tadeusz Kepka, un tecnico di origine polacca, all'Università del Texas, dove si è recentemente laureato in ingegneria meccanica. A forgiarlo sono state le gare su strada, alle quali si è dedicato assiduamente fino a un paio di anni ftt. Tra i presunti suoi «segreti» c'è un inverno con sedute di allenamento (tre volte alla settimana) a oltre 2500 metri. Preparazione in altura, dunque, ossia la stessa che Salvatore Antibo ha sostenuto per preparare il suo tentativo di record, venerdì prossimo a Bruxelles. Un attacco che adesso è soprattutto ai fantastici 27 minuti, per entrare nella storia così come hanno già fatto Ortis, Cova e Mei con le loro recenti vittorie. Giorgio Burberi»
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